Ciao Bambino (2024). Il dramma della malavita

Recensione, trama e cast del lungometraggio italiano Ciao Bambino del 2024 diretta dal cineasta Edgardo Pistone che ci trascina in un mondo di malavita

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Trailer di “Ciao Bambino”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Premiato come Miglior opera prima alla Festa del Cinema di Roma 2024, Ciao Bambino, nel suo percorso festivaliero, ha vinto svariati premi cinematografici come il Tallinn Black Nights Film Festival e il Laceno d’Oro International Film Festival, prima di venire rilasciato nei cinema italiani dal 23 gennaio 2025 grazie alla casa di distribuzione Filmclub Distribuzione, facente parte di Minerva Pictures.

Alla regia della pellicola troviamo Edgardo Pistone, classe 1990, figlio d’arte, il padre è un operatore televisivo. Pistone cresce fin da subito con un’estrema passione per il cinema, la letteratura e la musica, e la sua prima pellicola è pienamente intrisa della sua arte completa, poliedrica, intensa. Gli attori di Ciao Bambino sono quasi tutti alla prima vera impresa artistica, la protagonista femminile, Anastasia Kaletchuk, è stata una modella, il protagonista maschile viene dai quartieri spagnoli, e nel cast c’è anche Luciano, padre del regista. Un film già molto amato dalla critica e di cui sentiremo ancora parlare, lasciandoci pieni di curiosità per quello che Pistone saprà rappresentare in futuro.

Trama di “Ciao Bambino”

Alla fine dell’estate, poco più che maggiorenne, Attilio trascorre le sue giornate nel rione in cui è nato e nel quale tutti lo conoscono, assieme a un gruppo inseparabile di amici. Vivono in un quartiere popolare, nel quale come unico ritrovo hanno un bar nel quale giocare a biliardo e programmare piccoli furti, attenti a non farsi beccare dai boss di zona. Stanco della sua vita da squattrinato, e dovendo badare alla sua famiglia allo sbando, nella quale il padre è dipendente da stupefacenti e la madre non riesce a distoglierlo, Attilio decide d’iniziare a lavorare con uno dei potenti della zona che gli affida come primo compito, la protezione di una giovane prostituta. Attilio se ne innamora e accecato dal suo sentimento fa scelte pericolose.

Anastasia Kaletchuk in Ciao Bambino
Anastasia Kaletchuk in Ciao Bambino

Recensione di “Ciao Bambino”

L’errore più comune è quello di dividere sempre il mondo in due parti: i buoni e i cattivi, il bianco e il nero, i grandi e i piccoli

Cit. Ciao Bambino

L’infanzia negata di un gruppo di ragazzini della periferia napoletana, che però è del tutto simile a quella di qualsiasi grande città, dove la libertà è patteggiata con la prossimità, la comunità che protegge e ingabbia. Che si tratti di Napoli però è impossibile negarlo, e non solo per il dialetto come unica lingua parlata, e per l’inesauribile ironia dei dialoghi, piuttosto per la drammaticità dei volti, per la musicalità malinconica del quotidiano, per la ferocia del sole estivo, per la sensualità dissacrante che gira a braccetto con la ferocia mortale. La regia di Pistone è sapiente, consapevole, fiera, pacata. La fotografia è poetica pasoliniana. La colonna sonora è musicalità naturale, lirica, popolare e melodica. È Napoli che si racconta al cinema, sono i quartieri che ci lasciano entrare.

Inutile negare la drammaticità estrema della sceneggiatura, uno spaccato sulla periferia che non molti amano mostrata nella ferocia più estrema, perché lascia completamente fuori la parte sana e che lotta per restare a galla. La malavita sembra quasi umanizzata fino a un certo punto della storia, quasi comprensibile, ma non può esserlo davvero – lo sappiamo tutti, o no? – e si ritorna violentemente alla realtà, perché a prevalere dev’essere comunque la fedeltà al clan, e chi sbaglia paga.

L’idea del film nasce con lo scoppio della guerra in Ucraina, che ha portato all’esasperarsi della crisi legata alla tratta delle schiave del sesso provenienti dai paesi dell’est Europa, la protagonista – come tante ragazze come lei – viene costretta in strada, a prostituirsi dal bisogno di soldi e di fuggire dal proprio paese allo sbando. Come lei Attilio, e i suoi amici, sopravvissuti nella loro stessa città, emarginati al limite per il solo fatto di essere nati nel quartiere sbagliato. È un film sull’eredità pesante, lasciata da padri assenti o incapaci di fare da guida, come lo stesso regista ha più volte dichiarato durante la conferenza stampa. La pellicola è ambientata nel Rione Traiano – nel quale è nato e cresciuto Pistone – area emblema della Napoli dei vinti e della dispersione. Dal quale però, come da tante altre aree di Napoli, l’arte e il cinema in primis lottano per far emergere energie positive, e dare ai giovani un’opportunità di sognare e di riscattare il proprio futuro.

I personaggi del film sono estremamente credibili, intensi, profondi e teneri; Anastasia che ricorda Brigitte Bardot di Boulevard du rhum, e Marco nei panni di Attilio, che in quei quartieri è nato e vive tuttora, e ne incarna sia la drammaticità che l’ironia. Venirne fuori indenni forse non è possibile, e mai lo sarà, e questo film fa riflettere su quanto tutto sia già molto chiaro finanche ai bambini che nascono lì, ai quali è negata la gioventù, la spensieratezza e la leggerezza che invece gli spetterebbe. Come dice lo stesso autore, “Ciao bambino” è una storia di amicizia e amore, e sia la colonna sonora che la scelta del bianco e nero allontanano lo spettatore dalla realtà per portarlo nello spazio della poesia.

Anastasia Kaletchuk in Ciao Bambino
Anastasia Kaletchuk in Ciao Bambino

In conclusione

Ciao Bambino offre una visione cruda e poetica dell’infanzia nella periferia napoletana, mostrando come la libertà sia compromessa dalla comunità che protegge ma al contempo limita. Il film, con la sua regia sapiente e la fotografia poetica, racconta una storia di amicizia e amore in un contesto segnato dalla lotta per la sopravvivenza e dalla ferocia della malavita. La colonna sonora naturale e melodica, insieme alla scelta del bianco e nero, trasporta lo spettatore in un mondo poetico, lontano dalla dura realtà dei quartieri difficili di Napoli.

Note positive

  • La sceneggiatura, drammatica e intensa
  • La colonna sonora, enfatica e litica

Note negative

  • Una malavita troppo umana
  • Alcune scelte di regia dal sapore nostalgico.
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Laura Capuano
Laura Capuano

Sono giornalista free lance dal 2008, ho iniziato scrivendo di cinema e di arte contemporanea.
Mi occupo di comunicazione e marketing, fotografia e di cinema.

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