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Come Closer
Titolo originale: Come Closer
Anno: 2024
Nazione: Israele, Italia
Genere: drammatico
Casa di produzione: 2-Team Productions, Rogovin Brothers
Distribuzione italiana: Fandango
Durata: 107 minuti
Regia: Tom Nesher
Sceneggiatura: Tom Nesher
Fotografia: Shai Peleg
Montaggio: Shauly Melamed
Musiche: Ginevra Nervi
Attori: Lia Elalouf, Darya Rosenn, Netta Garti, Yaakov Zada-Daniel, Ido Tako
Trailer di “Come Closer”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Come Closer è l’opera prima della regista Tom Nesher, se si parla di lungometraggi. Si tratta di una produzione interessante e giovanile che mette in mostra il dolore per la perdita di una persona cara, ma anche le conseguenze che può avere questa perdita nei confronti di più individui. Nesher realizza un film drammatico che spinge lo spettatore a entrare nel mondo di Eden (Lia Elalouf) e Maya (Darya Rosenn), le quali intraprendono un singolare rapporto grazie alla (o a causa della) morte di Nati, il fratello di Eden che è anche il fidanzato di Maya.
Il film è stato presentato al Tribeca Film Festival nel 2024, per poi uscire nelle sale israeliane nel luglio dello stesso anno. In Italia è distribuito da Fandango ed è disponibile nei cinema dal 28 agosto 2025.
Trama di “Come Closer”
Eden rapisce per finta suo fratello Nati con lo scopo di fargli una festa a sorpresa per il suo compleanno. Al termine della festa, loro due e gli amici dormono in spiaggia, ma Nati decide di andarsene prima. Mentre se ne va, viene investito da un’auto e muore. Durante lo Shiva, Eden scopre che la causa per la quale se ne è andato potrebbe essere una ragazza di nome Maya.
Recensione di “Come Closer”
Tom Nesher realizza un dramma sentimentale molto potente, il quale ha la forza di parlare direttamente al pubblico, sperimentando una visione toccante dei rapporti umani. Attraverso l’uso di un traumatico evento scatenante, la trama diventa subito drammatica, sconvolge lo spettatore e imposta i personaggi in un determinato modo, facendo ruotare tutto attorno alla morte di Nati, ovvero il fratello di Eden, la protagonista. Inizia un percorso di autoanalisi e distruggimento che porta Eden a svagarsi, cerca quindi di distaccarsi da un evento così improvviso, magari frequentando il suo capo sposato o bevendo molto per dimenticare. Ma la relazione interessante non è tra fratello e sorella, seppur molto sentita e sacra. Il rapporto più interessante si sviluppa tra Eden e Maya, le quali iniziano a frequentarsi in nome di Nati. Nonostante lo shock iniziale, perché Nati non ha mai parlato con Eden di Maya, (quest’ultima è una sorta di fidanzata segreta di Nati), le due diventano molto vicine proprio grazie all’amore comune che provano per lui. Inizialmente c’è una sorta di gara a chi lo ama di più, ma poi capiscono che è meglio amarlo insieme, anziché fare un confronto. Un fattore estremamente interessante che mostra le fragilità dell’essere umano ma anche le casualità della vita. Se Nati non fosse morto, Eden non avrebbe conosciuto Maya e non sarebbe mai nato quel meraviglioso rapporto. Ma diventa più di questo, perché ciò che costruiscono, si evolve in qualcosa di più. Ed è proprio questo a rendere il film particolare, il fatto che le due ragazze si trovino l’un l’altra grazie a Nati e a causa della sua morte. Se dal letame nascono i fiori, in questo caso il fiore più rigoglioso è rappresentato dal rapporto prezioso che si instaura fra le due ragazze. Purtroppo, andando avanti con la trama il rapporto sembra un po’ fine a se stesso, la regista (e sceneggiatrice) cerca di ravvivarlo inserendo anche tematiche amorose, ma risultano banali e poco convincenti. Quello che era un rapporto sincero e tenero, si evolve in un confusionario sentimento che non va oltre la presenza ingombrante di Nati.
Come Closer è un’opera prima in grado di parlare col cuore allo spettatore: introducendo la tematica avvilente della morte, è anche in grado di descrivere i problemi giovanili in modo asciutto, attraverso due personaggi così diversi tra loro, ma legati dalla stessa persona. Sono proprio le due ragazze a dare quel tocco in più al film: la scrittura di questi due personaggi è netta e visibile. Mentre Eden è disinvolta, sbarazzina e aperta al prossimo, Maya è il suo opposto, molto timida e impaurita all’idea di fare conoscenze. Questi due caratteri così diversi sono anche il motivo per il quale la loro unione deve piacere così tanto, perché il film è potente soprattutto grazie a loro, alle loro differenze che si incontrano in un solo cuore; tutto il resto risulta marginale e non merita di essere ulteriormente approfondito. Effettivamente, la separazione fra i genitori di Eden e il difficile rapporto che ha la ragazza con la madre non è troppo approfondito: quest’ultimo viene messo in mostra principalmente da una scena antecedente alla partenza delle ragazze per Sinai, ma va bene così. Va bene così perché il film è incentrato su Eden e Maya, indagare su altre relazioni familiari avrebbe allungato il brodo inutilmente.
Il triangolo indiretto composto dalle tre figure (Nati, Eden e Maya) è utile per parlare delle preoccupazioni giovanili, di quello che è il futuro, ma soprattutto, della difficoltà di affrontare un lutto così importante in giovane età. La regista è capace di materializzare il dolore attraverso una regia statica, profondamente sincera e coerente con la narrazione. Quando è necessario mostrare il dolore, utilizza i primi piani sul volto di Eden, che rappresenta l’angoscia verso il futuro incerto e il dolore. Quando deve mostrare la gioia, allora la regista opta per inquadrature più larghe, dove vengono immortalate le ragazze insieme, oppure opta per il classico campo/controcampo. Si sofferma anche su Maya, quindi, ma la preferenza è per Eden, perché è colei che viene ferita, riconquistata e poi ferita di nuovo. In effetti, Nesher è bravissima nel valorizzare Lia Elalouf, perfetta per un ruolo così delicato. Ma la regista è altrettanto brava nel non indugiare, immortala e fissa l’utile, usando la macchina per seguire le emozioni dei personaggi, ma anche per permettere allo spettatore di analizzare gli ambienti balneari e urbani tra Tel Aviv e Sinai. In questo senso, è importante anche la fotografia: psichedelica e caotica nei momenti iniziali dove Eden è profondamente persa nei suoi pensieri, ma tenue quando conosce Maya e inizia la seconda parte del film.
Un elemento che stona un po’ è la musica, a volte è necessaria, altre volte sembra rimbombante e poco affine a determinate situazioni.
Con Come Closer, Tom Nesher promette bene e può impostare la sua carriera da regista in modo interessante. Può rappresentare un ottimo biglietto da visita per il futuro, poiché il film, che si avvicina a tematiche così difficili da affrontare, è incredibilmente attuale e sensazionale. Con una visione così aperta e una capacità sublime di raccontare i rapporti umani, la regista è in grado di sviluppare ulteriori soggetti che potrebbero vendere bene.
In conclusione
Come Closer è un affresco giovanile che parla direttamente allo spettatore attraverso i temi principali dell’essere umano: l’amore, la morte, la vita, l’amicizia. Anche se può risultare prevedibile e poco convincente nelle fasi finali, il film rappresenta un viaggio emotivo descritto magnificamente, ciò è dovuto anche alla regia coerente e alla fotografia precisa.
Note positive
- Trama ricca di qualsiasi emozione
- Cast principale
- Regia
- Fotografia
Note negative
- Scelte narrative per chiudere la storia
- Utilizzo delle musiche
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Regia |
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna sonora e sonoro |
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Interpretazioni |
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Emozione |
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3.6
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