La guerra del Tiburtino III (2023). Un viaggio pulp nel cuore della commedia e della fantascienza

Recensione, trama e cast del film La guerra del Tiburtino III (2023), una commedia fantascientifica italiana per la regia di Luna Gualano
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Trailer de La guerra del Tiburtino III

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Luna Gualano, docente di regia presso la Roma Film Academy di Cinecittà, ha intrapreso la sua carriera nella direzione cinematografica nel 2007, ricoprendo il ruolo di assistente in vari progetti e dirigendo oltre settanta videoclip e numerosi spot pubblicitari. Il suo debutto nel mondo del cinema avviene nel 2013 con il suo primo lungometraggio, “Psychomentary“, che si aggiudica due premi al Thorror Film Fest per la Migliore Opera Prima e i Migliori Effetti Speciali. Nel 2018, realizza il suo secondo lavoro, l’horror zombie “politico” intitolato “Go Home – A casa loro“, presentato in anteprima mondiale nel programma della XVI edizione di Alice nella città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, dove si aggiudica il premio Panorama Italia. Nel 2022, distribuisce la pellicola “Credimi” su Prime Video, mentre nel 2023 porta sul grande schermo la commedia fantascientifica “La guerra del Tiburtino III“, presentata in anteprima ad Alice nella città e successivamente al Trieste Science + Fiction Festival 2023. “La guerra del Tiburtino III”, in uscita il 2 novembre 2023, è una produzione Mompracem in collaborazione con Rai Cinema, prodotta da Carlo Macchitella, Manetti bros., e Pier Giorgio Bellocchio.

Trama de La guerra del Tiburtino III

In una notte apparentemente comune, un piccolo meteorite precipita sul pianeta Terra, più precisamente all’interno dell’estrema periferia romana, nel quartiere Tiburtino III, un luogo in cui la vita è tutt’altro che semplice. Leonardo De Sanctis (interpretato da Paolo Calabresi), un abitante del quartiere, fa una scoperta casuale di cui non si accorge: trova il meteorite sul sasso, che scambia per una piccola pietra. Leonardo lo prende con sé e lo porta nella sua abitazione, dove vive con la moglie Marica (Paola Minaccioni), che svolge abusivamente servizi di manicure a domicilio, e il figlio “Pinna”, un giovane spacciatore locale che trascorre le sue giornate con l’amico “Panettone”. Mentre tutti dormono, dal meteorite emerge un piccolo verme che si insinua dentro Leonardo De Sanctis, prendendone il controllo. Nei giorni successivi, quasi tutti i maschi del quartiere manifestano comportamenti strani e sospetti. Leonardo inizia a protestare in una piccola piazza del quartiere, criticando la politica e l’incessante arrivo degli stranieri, mentre gli uomini del posto lo seguono, erigendo barricate attorno al territorio, rendendo impossibile entrare e uscire dal quartiere.

Nel frattempo, Lavinia Conte (interpretata da Sveva Mariani), un’influencer altolocata di Roma Nord, attraversa un periodo di crisi quando si rende conto che un’altra influencer italiana sta guadagnando più popolarità di lei. Per incrementare il suo pubblico, decide di trovare un nuovo argomento di tendenza da trattare e lo trova nei misteriosi avvenimenti che coinvolgono il Tiburtino III, dove i suoi cittadini hanno eretto un muro. Recatasi sul luogo, riesce a entrare nel quartiere senza troppe difficoltà, scoprendo una realtà lontana e allo stesso tempo spaventosa. La ragazza stringe amicizia con Pinna, Panettone e Chanel e insieme a loro dovrà lottare per fermare l’avanzata aliena sul pianeta Terra, dove misteriosi vermi spaziali stanno prendendo possesso dei cittadini del Tiburtino III.

Sveva Mariani, Antonio Bannò, Federico Maiorana La guerra del Tiburtino III
Sveva Mariani, Antonio Bannò, Federico Maiorana La guerra del Tiburtino III

Note di regia

Luna Gualano

“La Guerra del Tiburtino III” nasce da una commistione di generi, nello specifico lo sci-fi dalle tinte cupe e la commedia, mescolando due chiavi narrative solo apparentemente distanti tra loro: quella del tipicamente sci- fi e quella della comedy. L’impianto narrativo del film si basa su due filoni cinematografici ampiamente collaudati, come quello “dell’infiltrazione aliena” (come, ad esempio, lo stranoto “L’invasione degli ultracorpi”, “Essi Vivono” di John Carpenter o, per avvicinarci un po’ di più ai nostri giorni, la serie tv/cult americana BrainDead) e quello che potremmo definire della commedia “politicamente scorretta”. Lo stile registico prende quindi spunto proprio dal dialogo fra questi generi. Dinamismo, pulizia ed essenzialità non precludono, però, la sperimentazione, che non risulta comunque mai fine a sé stessa, ma è sempre funzionale alla narrazione. La visione della borgata non è edulcorata, ma è resa per quello che è: un microcosmo all’interno del quale quasi tutti i personaggi si muovono con disinvoltura e familiarità. I protagonisti sono i delinquenti e gli emarginati, e spesso hanno davvero ben poco di “eroico” nei loro comportamenti. Tutto questo in un sincretismo continuo di azione, fantascienza, risate ed elementi horror e “sociali”. La scelta di ambientare il film in una borgata romana tra le meno conosciute, risponde sia a esigenze narrative che estetiche. Il “Tiburtino III” è una borgata interamente ricostruita tra il 1974 e gli anni ‘90. Gli edifici disposti in linea sono prevalentemente di colore grigio, alti dai 4 ai 7 piani, costruiti in cemento armato e pannelli prefabbricati. Gli esterni grigi e impersonali fanno da contraltare agli interni, colorati e composti da un patchwork di epoche e stili: accostamenti improbabili frutto del risparmio, mobili e accessori tramandati dai nonni o semplicemente recuperati in strada, elementi moderni e vintage che si fondono assieme senza soluzione di continuità.

Recensione de La guerra del Tiburtino III

Il film di Luna Gualano si presenta come un’opera originale e innovativa, distinguendosi dal panorama italiano spesso dominato da commedie leggere o film prevalentemente drammatici. Dimostra come i nuovi autori del cinema italiano, seguendo le orme dei Manetti Bros e di Gabriele Mainetti, stiano cercando di esplorare e abbracciare diversi generi cinematografici. In questo modo, offrono uno sguardo diversificato sulle vite umane, liberandosi dalle convenzioni estetiche e narrative che hanno caratterizzato e limitato il cinema italiano per molti decenni.

Dopo aver diretto l’horror zombie “Go Home” e la commedia “Credimi”, Gualano decide di esplorare il mondo della fantascienza, creando un prodotto audiovisivo ibrido che mescola elementi sci-fi, richiamando opere come “L’invasione degli Ultracorpi” (1956) e “The Faculty” (1998), sia in termini di genere che di tematiche, al mondo della commedia all’italiana intelligente, in grado di far ridere e sorridere, affrontando temi forti e attuali nel 2023, un periodo in cui muri, sia mentali che fisici, si ergono per ostacolare la pace nel mondo e fermare il motore dell’accoglienza e della solidarietà tra i cittadini del pianeta. In un’epoca sempre più dominata dalla conformità del pensiero e dalla mancanza di pensatori liberi, in cui le persone risultano sempre più degli automi. Nonostante l’inserimento in entrambe queste correnti di genere, “La guerra del Tiburtino III” relega la componente fantascientifica in secondo piano, pur rimanendo un elemento fondamentale nella narrazione complessiva. La priorità viene data alla componente della commedia all’italiana, caratterizzata da gang interessanti e mai fuori posto (come l’inserimento di Padre Pio). Alla fine, possiamo considerare il film più come una commedia “scorretta” che un classico sci-fi, il tutto immerso in un contesto dall’approccio pulp, sia a livello di regia che di estetica visiva e scelte musicali. L’elemento pulp riesce a compensare le eventuali lacune nella sceneggiatura, soprattutto riguardo al tema che, se inizialmente dominante, gradualmente cede il passo a una dinamica più focalizzata sull’intrattenimento pulp e sul bisogno di far ridere il pubblico.

La componente comica e pulp emerge chiaramente anche nella caratterizzazione dei singoli personaggi. Pur non cadendo in stereotipi convenzionali, questi risultano essere macchiette eccentriche e stravaganti. Tra tutti, spicca senza dubbio Lavinia, magistralmente interpretata da Sveva Mariani. Il suo personaggio si distingue per modi eccessivi, presentandosi come una figura frivola e apparentemente poco intelligente, ma riesce, proprio grazie a questo modo di essere e alla presentazione del suo personaggio fatta della sceneggiatura, a conquistare il cuore degli spettatori. Non è esagerato affermare che Lavinia potrebbe essere considerata il personaggio più riuscito dell’intera pellicola, assumendo probabilmente il ruolo di protagonista dell’intero lungometraggio, essendo, in molti instanti, l’epicentro narrativo. Senza l’ingegnosa concezione di Lavinia e la bravura di Sveva Mariani, la “La guerra del Tiburtino IIII” non avrebbe avuto lo stesso fascino e intrattenimento. Altro personaggio degno di menzione è “Pinna“, lo spacciatore appassionato di musica metal. È un personaggio interessante che apporta una sana ironia da commedia alla storia. Tuttavia, riguardo a Pinna, si nota un evidente errore di sceneggiatura. Benché si sappia che Pinna ha un debito di droga con un boss locale, questa trama non viene adeguatamente esplorata, dando l’impressione che sia stata introdotta quasi casualmente, senza una chiara direzione narrativa. Questo filo narrativo viene ripreso solo nel finale in modo poco convincente. Per quanto riguarda gli altri membri del cast, vanno sottolineate le eccellenti performance di Paola Minaccioni nel ruolo di Marica e di Paolo Calabresi, abile nel interpretare in modo quasi grottesco Leonardo De Sanctis prima e poi “La Regina“, l’antagonista della vicenda. Il personaggio meno riuscito è indubbiamente Chanel, che risulta bidimensionale e poco coinvolgente dal punto di vista narrativo, nonostante il suo ruolo cruciale nel finale, all’interno di una storia che, nel suo sviluppo, acquisisce sempre più una connotazione marcatamente femminista, dove sono le donne che salveranno il pianeta e il Tiburtino III.

Indubbiamente, la pellicola di Gualano non è priva di difetti, presentando alcune scelte di sceneggiatura alquanto discutibili e, a tratti, leggermente forzate. Un esempio è rappresentato dalla facilità eccessiva con cui Lavinia riesce ad entrare (e poi uscire) dal quartiere Tiburtino III, o la reunion simbolica, seppur forzata ma simpatica, del cast di Boris, con Pandolfino e Carolina Crescentini che appaiono in alcune scene, più per il piacere dei fan della commedia all’italiana che per una vera necessità narrativa (specialmente Pandolfino). Interessante dal punto di vista della scrittura è l’assenza di un vero e proprio percorso di crescita per ciascun personaggio. La regista e sceneggiatrice ha scelto di evitare che i singoli personaggi subissero un’evoluzione significativa, rimanendo in sostanza gli stessi alla fine del lungometraggio. Lavinia, Panettone e Pinna, alla conclusione del film, sembrano cambiati solo superficialmente, riproponendo quei comportamenti già visti all’inizio della storia. Questa mancanza di un percorso di crescita diventa intrigante nel modo in cui la regista gioca con le aspettative del pubblico, facendoci intuire più volte un possibile cambiamento “sentimentale” e “interiore” in Lavinia, che però non si concretizza mai, forse per timore di affrontare una relazione con qualcuno del Tiburtino III, proveniente da un contesto diverso dal suo, essendo lei del Parioli.

Paolo Calabresi in La guerra del Tiburtino III
Paolo Calabresi in La guerra del Tiburtino III

In conclusione

Il film di Luna Gualano si distingue come un prodotto cinematografico originale e innovativo nel contesto italiano. Rappresenta un coraggioso tentativo di rompere gli schemi consolidati della cinematografia italiana, tradizionalmente ancorata a commedie leggere o drammatici intensi. Gualano, dopo le sue incursioni nell’horror e nella commedia, si avventura nella fantascienza con “La guerra del Tiburtino IIII,” creando un ibrido audiovisivo che fonde elementi sci-fi con la commedia all’italiana intelligente.

Note Positive:

  1. Diversificazione di generi: Il film si distingue per la sua volontà di abbracciare varie correnti del cinema, spostandosi tra la fantascienza e la commedia italiana con agilità.
  2. Personaggi bizzarri e memorabili: La scrittura dei personaggi, seppur incline al pulp, regala spettatori con macchiette eccentriche, con particolare menzione per il personaggio di Lavinia, interpretato magistralmente da Sveva Mariani.
  3. Scelta degli attori
  4. Elemento pulp salvifico: La componente pulp contribuisce a rendere il film piacevole nonostante eventuali lacune nella sceneggiatura, fornendo intrattenimento di qualità.

Note Negative:

  1. Alcune scelte di sceneggiatura appaiono forzate, come la facilità con cui Lavinia entra e esce dal quartiere Tiburtino III o la reunion simbolica del cast di Boris, risultando a tratti discutibili.
  2. Errore di Sceneggiatura: Un evidente errore di sceneggiatura riguarda la storia di Pinna e il suo debito di droga, che viene introdotto senza essere adeguatamente sviluppato fino al finale.
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.

Articoli: 932

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