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Cronaca di un amore
Titolo originale: Cronaca di un amore
Anno: 1950
Nazione: Italia
Genere: Drammatico
Casa di produzione: Fincine
Distribuzione italiana: Fincine
Durata: 98 minuti
Regia: Michelangelo Antonioni
Sceneggiatura: Michelangelo Antonioni, Daniele D’Anza, Silvio Giovaninetti, Francesco Maselli, Piero Tellini
Fotografia: Enzo Serafin
Montaggio: Mario Colangeli, Michelangelo Antonioni (non accreditato)
Musiche: Giovanni Fusco
Attori: Massimo Girotti, Lucia Bosè, Ferdinando Sarmi, Gino Rossi, Vittoria Mondello
Trailer di “Cronaca di un amore”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Dopo aver diretto dei cortometraggi di natura documentaristica, e dopo le sue esperienze come sceneggiatore e aiuto regista, Michelangelo Antonioni dirige il suo primo lungometraggio di finzione: Cronaca di un amore. Con questo film, il regista si discosta dal neorealismo, affermandosi da subito come uno dei volti più prolifici della nuova stagione del cinema italiano. L’idea è quella di realizzare un’opera tra il drammatico e il noir che possa svolgersi in un contesto borghese, dove i protagonisti sono lontani dalle definizioni dei film degli anni quaranta. Infatti, l’obiettivo del regista è quello di raccontare un dramma amoroso che sfocia nell’adulterio, in modo tale da mostrare una tematica sconcertante e progressista per l’epoca. Cronaca di un amore esce prima in Francia, nel settembre del 1950, viene distribuito in Italia qualche settimana dopo. Massimo Girotti e Lucia Bosè sono i protagonisti, il primo si è già affermato con altri registi del calibro di Mario Soldati, Vittorio De Sica e Luchino Visconti, mentre Lucia Bosè è agli inizi della sua lunga carriera.
Cronaca di un amore ricevette due Nastri d’argento nel 1951: il Nastro d’argento speciale per Michelangelo Antonioni e il premio migliore colonna sonora per Giovanni Fusco.
Trama di “Cronaca di un amore”
La ferrarese Paola Molon è la moglie di Enrico Fontana, un industriale milanese che ha alcuni sospetti sul passato della sua consorte, così decide di ingaggiare un investigatore privato per scoprire qualcosa in più sul suo conto.
Recensione di “Cronaca di un amore”
Dopo aver lavorato con alcuni grandi registi, Michelangelo Antonioni decide di concentrarsi su un progetto molto personale, non solo perché sceglie Ferrara e determinati luoghi a lui cari per girare molte scene del film, ma anche perché porta sul grande schermo una storia che farà da apripista all’interno della sua filmografia, richiamando personaggi e situazioni che lo renderanno famoso negli anni a seguire. L’esistenzialismo, l’alienazione e l’incomunicabilità sono già presenti in questo contesto, ma lasciano molto spazio alla traccia noir proposta dalla trama. La coppia di adulteri composta da Guido e Paola non rinuncia all’amore impossibile, ma al tempo stesso mantiene un’indecisione maturata dagli stili di vita ormai troppo differenti: da una parte c’è Paola, ricca donna dell’alta borghesia che vorrebbe passare il resto dei suoi giorni con Guido, ma a causa della sua condizione agiata e del turbolento passato, non riesce a lasciare tutto alle spalle. Dall’altra c’è Guido, un uomo che ama Paola alla follia, ma che non vuole impegnarsi seriamente in una relazione romantica. Per quanto i due ci provino, non esiste una soluzione univoca che possa far procedere le loro vite insieme, nell’equazione c’è sempre qualcosa che porta alla separazione dei due. Nemmeno un finale tragico può coronare il sogno d’amore, poiché c’è sempre la morte come minimo comune denominatore, la quale condanna i due a procedere con i loro stili di vita agli opposti. Per quanto ci provino, Paola e Guido sono costretti a rassegnarsi, accettando una vita stretta, fatta di routine e conformazione.
Nella cornice avanguardistica e moderna di Milano, va in scena Cronaca di un amore, un film coraggioso per la scelta di distaccarsi dal neorealismo e dal neorealismo rosa: il tono che scandisce gli eventi è principalmente cupo, coadiuvato dalle musiche di Giovanni Fusco, spesso presenti nell’accompagnare azioni di mistero e tensione, ma anche dialoghi intensi, questi ultimi sono scritti in maniera perfetta da Antonioni e dai collaboratori. Il film si distacca quindi dai dettami del neorealismo, generando la più classica delle rotture con i padri del cinema: vengono eliminati i personaggi semplici, rappresentati spesso da attori non professionisti, spazio dunque agli attori affermati, ai personaggi sentimentalmente tormentati. Ma non è solo lo stile narrativo a subire il cambiamento, anche la regia si afferma come protagonista del film. Antonioni non rinuncia a riprese semplici come il campo/controcampo o la camera fissa in un punto, si diletta a sperimentare lo zoom, i diversi livelli dei campi tra lunghi e medi, inserendo la macchina da presa in modo importante nelle azioni dei personaggi, muovendola per arrivare nel fulcro delle loro azioni. Queste scelte registiche denotano l’intraprendenza di un regista che ha cercato da subito di accomunarsi ai più grandi nomi della sua epoca.
Cronaca di un amore si sviluppa egregiamente anche grazie al lato noir della vicenda amorosa, infatti lo spettatore non è semplicemente dentro la storia di Paola e Guido, ma è anche interessato a capire cosa sia capitato alla povera Giovanna; le indagini dell’investigatore richiamano i più classici noir degli anni quaranta, dove l’investigatore deve dare un volto al colpevole di turno. Antonioni
prende il noir americano e lo rende più complesso, aggiungendo dinamiche di coppia che si inseriscono bene nel caso. Il mistero non passa mai in secondo piano, accompagna tutte le scelte fatte dai protagonisti, esso influenza le loro decisioni, portando i due ad architettare il terribile epilogo (non realizzato fino in fondo). Ma ciò che sorprende è anche la capacità di adattamento della trama, poiché, con tutte le riserve del caso, essa è moderna e vivace: la descrizione di Paola è tutt’altro che superata, perché si tratta di una donna affermata, ma al tempo stesso intrappolata nella fragilità dei suoi traumi. Salta subito all’occhio il dominio maschilista che ancora oggi colpisce molte donne: Paola è una donna adulta, ma viene analizzata e considerata come un oggetto, non solo dal marito, il quale vuole condurre ogni aspetto della sua vita spiandola in segreto, ma anche da Guido, il quale, seppur provi un sentimento vero per la giovane ferrarese, è comunque un uomo violento che non si tira indietro dal colpire il volto dell’amata. Per tutto il film siamo osservatori inermi della vita di una donna e del giudizio altrui sulle sue scelte.
Cronaca di un amore non è tra i film più famosi del regista: il primo lungometraggio regala qualche difetto in fase di fotografia che verrà corretto successivamente dal restauro, ma ha le potenzialità necessarie per diventare oggetto di studio dello stile del regista, potendo estrapolare la sua poetica
per confrontarla con i titoli più famosi che arriveranno negli anni sessanta. È una tappa utile per capire come Antonioni abbia contribuito a cambiare le regole del gioco.
In conclusione
Cronaca di un amore rappresenta un inizio brillante per la carriera di Michelangelo Antonioni, si tratta di un noir che sorpassa la definizione classica del genere, aggiungendo elementi legati all’estetica del regista. Tra gli elementi più indicativi vi sono la regia e le colonne sonore.
Note positive
- Regia
- La modernità della trama
- Il lato noir della storia
Note negative
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Regia |
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna sonora e sonoro |
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Interpretazioni |
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Emozione |
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3.5
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