Cult Killer (2024). Storia di vendetta poco ispirata

Recensione, trama e cast del film Cult Killer (2024). Un investigatore privato viene assassinato e la sua allieva indaga sul caso.

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Trailer di “Cult Killer”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Distribuito nelle sale cinematografiche americane il 19 gennaio 2024, il lungometraggio di genere thriller-azione “Cult Killer” (lett. “Assassino di setta”) vede dietro la macchina da presa il cineasta Jon Keeyes, che vanta la direzione registica di ben ventidue film all’attivo entro il 2024, avendo realizzato pellicole come “Nightmare Box” (2013), “Element” (2016), “The Harrowing” (2017), “Rogue Hostage” (2021) e “Nome in codice: Banshee” (2022). Il film del 2024, che vanta come attori Alice Eve, celebre per aver partecipato a “Before We Go” (2014), “Into Darkness – Star Trek” (2013) e “Lei è troppo per me” (2010), e la star Antonio Banderas, attore candidato a un Oscar come miglior attore protagonista per “Dolor y gloria” (2019) e divenuto celebre al pubblico per il suo ruolo di Alejandro Murrieta / Zorro nel cult movie “La maschera di Zorro” del 1998, oltre che per i suoi numerosi ruoli nelle pellicole del maestro del cinema spagnolo Pedro Almodóvar, da “Légami!” (1989) a “La pelle che abito” (2011).

In Italia, “Cult Killer”, conosciuto anche come “Cult Killer – La vendetta prima di tutto” è stato presentato in anteprima nazionale presso il Filming Italy Sardegna Festival, venendo distribuito in seguito nelle sale cinematografiche dall’11 luglio 2024 grazie a Notorius Pictures.

Trama di “Cult Killer”

Quando il rinomato investigatore privato Mikeal Tallini viene assassinato con sette coltellate al petto, la sua allieva Cassie Holt si ritrova a dover prendere in mano il caso. Con un passato segnato da abusi e alcolismo, Cassie diventa determinata a rintracciare l’assassino dell’unico uomo che l’ha trattata con rispetto e l’ha aiutata a smettere di bere. Con l’aiuto del miglior amico di Tallini, il sergente Myers, inizia a seguire le tracce dell’assassino attraverso gli indizi lasciati sulla scena del crimine. Collegando l’omicidio di Tallini all’omicidio del ricco John Abernathy, Cassie e Myers si trovano di fronte a guardie armate e spietati avvocati che cercano di proteggere una verità sconosciuta. Mentre indagano nella casa di Abernathy, Cassie viene affrontata dall’assassino: Jamie Marshall, una giovane donna determinata a vendicarsi dopo essere stata tenuta prigioniera per anni da un’organizzazione di traffico di esseri umani. Rincorrendosi a vicenda, Jamie conduce Cassie sempre più all’interno dei segreti di quell’élite malvagia, mentre continua a eliminare coloro che sono responsabili del suo rapimento. Pur restando determinata a far arrestare Jamie, Cassie forma un’alleanza instabile e temporanea con lei per abbattere questi trafficanti di esseri umani e portare giustizia alle loro numerose vittime.

Banderas in Cult Killer - La vendetta prima di tutto
Banderas in Cult Killer – La vendetta prima di tutto

Recensione di “Cult Killer”

Avvolte ci sono dei piccoli misteri nel mondo del cinema. Uno di questi è Jon Keeyes, un produttore, regista e sceneggiatore (di soli sette film), che vanta vent’anni di attività all’interno dell’industria cinematografica producendo sessantuno film, sceneggiando sette lungometraggi ed effettuando, tra serie e pellicole, ben ventiquattro regie all’attivo. Numeri davvero notevoli, peccato però che tutti i suoi film come regista risultano alquanto mediocri, a eccezione del suo pregevole lavoro di regia nella serie televisiva horror “Throwing Stones” del 2011 o nei corti “Billy Mean Pipes” (2009) e “Last Supper” (2009). Per il resto, anche a causa delle sceneggiature su cui ha dovuto confrontarsi e che gli sceneggiatori gli hanno dato in mano, Jon Keeyes non è riuscito a fare un film che si possa definire veramente bello, perdendosi all’interno di lungometraggi b-movie alquanto insipidi, sia a livello di scrittura che di regia. Una regia poco autoriale e artistica, ma piuttosto da operaio di un’azienda che effettua il suo compito senza grande inventiva e ispirazione. Come le altre pellicole di Keeyes, che su IMDb non riescono a raggiungere neppure 5 stelle su dieci, anche “Cult Killer” si dimostra una pellicola thriller alquanto insignificante, un lungometraggio incapace di lasciare una traccia di sé nel cuore dello spettatore. La pellicola, basata sull’abusatissima tematica della vendetta, non riesce a risultare interessante, non riesce a emozionare o a farci provare empatia verso i suoi personaggi tormentati e spezzati, che devono superare problematiche connesse al proprio background d’alcolizzati o da vittime di stupro, come lo è la nostra protagonista Cassie Holt.

Se in un film thriller lo spettatore rimane emotivamente freddo, senza provare interesse verso la storia, verso gli eventi narrati o verso i personaggi posti in scena, vuol dire che qualcosa non è andato per il verso giusto. La prima colpa di ciò è ovviamente la sceneggiatura: uno script abbastanza scialbo e incolore, incapace di dare tridimensionalità e sfumature interessanti alla vicenda, che ci viene raccontata con un fare didascalico e con dialoghi scritti in maniera innaturale. Il problema della sceneggiatura è connesso alla strutturazione delle scene e soprattutto al non essere riuscita a scrivere in maniera degna i suoi personaggi, che a livello di concetto potrebbero essere anche interessanti, seppur poco originali, ma che nella resa finale del copione risultano veramente poco interessanti e tridimensionali, venendo privati di ogni loro elemento significativo. Elementi che si perdono entro una drammatizzazione dell’opera poco congeniale nella sua strutturazione delle scene, con un’impostazione narrativa che si dipana tra presente (l’indagine) e passato (l’amicizia tra Mikeal Tallini e Cassie Holt), senza donare un vero senso empatico e accattivante alla vicenda, dove tutto sembra essere scritto e realizzato in maniera poco ispirata. La sceneggiatura possiede anche elementi interessanti al suo interno, come il rapporto che andrà a forgiarsi tra la detective e il criminale (uno dei momenti più interessanti del film) o l’enigma al centro di tutto, che ci conduce in una casa aristocratica con un uomo e una donna folli che amano torturare i giovani. Ma anche gli elementi più stimolanti vengono raccontati con dialoghi e didascalismi che riducono la potenza del materiale a livello concettuale.

Il secondo problema della pellicola è evidentemente la regia. Anche se la sceneggiatura non è gradevole, un regista dovrebbe saper migliorare il copione che ha tra le mani o almeno cercare di renderlo il più interessante possibile sullo schermo. Jon Keeyes però non ci riesce, anzi, forse peggiora l’intera pellicola andando a effettuare una regia scialba, poco ispirata e che non riesce a dare forza al pathos che un thriller dovrebbe avere. Se escludiamo qualche scena sanguinolenta realizzata in maniera corretta, oltre al momento dell’incontro tra Mikeal Tallini e Cassie Holt nell’incipit del film o dell’incontro tra detective e colpevole dell’assassinio di Tallini, realizzate abbastanza bene, il cineasta non riesce a immettere in “Cult Killer” nessun elemento di tensione. Non riesce a creare, attraverso l’uso del montaggio, un ritmo solido alla pellicola, fin troppo lenta e statica, soprattutto nella prima metà, dove lo spettatore si trova più e più volte a sconcentrarsi dalla visione. Se la prima parte del film è raccontata malamente, gli ultimi trenta minuti del film sono di una qualità nettamente maggiore, dove almeno l’azione e un briciolo di ansia entrano in scena grazie ad alcuni momenti abbastanza frenetici che donano il giusto ritmo alla vicenda. Peccato però che per trovare un ritmo decente ci siano voluti 2/3 del film. All’interno di una pellicola scritta malamente e girata con regia non ispirata, anche gli attori non hanno reso come dovevano, ma probabilmente la causa è proprio della sceneggiatura, fin troppo didascalica e superficiale nella costruzione degli eventi, da rendere impossibile agli attori interpretare dignitosamente quei personaggi.

Alice Eve in Cult Killer - La vendetta prima di tutto
Alice Eve in Cult Killer – La vendetta prima di tutto

In conclusione

“Cult Killer” di Jon Keeyes si dimostra un thriller mediocre che fallisce nell’emozionare o coinvolgere il pubblico. La sceneggiatura scialba e la regia poco ispirata non riescono a dare vita a personaggi tridimensionali o a creare un senso di tensione adeguato. Nonostante alcuni spunti interessanti e qualche scena ben realizzata, il film si perde in una narrazione didascalica e priva di ritmo, risultando complessivamente una visione deludente.

Note positive

  • Alcuni momenti di tensione ben eseguiti, specialmente negli ultimi trenta minuti.
  • La dinamica tra la detective e il criminale offre un breve spunto di interesse.
  • Alcune scene sanguinolente sono realizzate correttamente.

Note negative

  • Sceneggiatura poco incisiva e priva di profondità nei personaggi.
  • Regia non ispirata che non riesce a compensare le debolezze dello script.
  • Ritmo narrativo lento e statico, specialmente nella prima metà del film.
  • Dialoghi innaturali e didascalici che riducono l’impatto delle scene più interessanti.
  • Prestazioni attoriali mediocri, probabilmente a causa della sceneggiatura debole.
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.