Dear John: Tra sentimentalismo e dura realtà

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Dear John

Titolo originale: Dear John

Anno: 2010

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: drammatico, sentimentale

Produzione: Relativity Media, Temple Hill Productions

Distribuzione: Screen Gems

Durata: 110 min.

Regia: Lasse Hallström

Sceneggiatura: Jamie Linden

Fotografia: Terry Stacey

Montaggio: Kristina Boden

Musiche: Deborah Lurie

Attori: Channing Tatum, Amanda Seyfried, Scott Porter, Richard Jenkins, Henry Thomas, D.J. Cotrona, Maxx Hennard, Leslea Fisher, Cullen Moss

Trailer italiano di Dear John

Dear John rappresenta la quinta trasposizione cinematografica di un romanzo di Nicholas Sparks (il film è tratto dal libro Ricordati di guardare la luna del 2006). A dirigere il lungometraggio è il regista svedese Lasse Hallström, candidato tre volte al Premio Oscar (nel 1988 con La mia vita a quattro zampe e nel 2000 con Le regole della casa del sidro), mentre la sceneggiatura è realizzata da Jamie Linden, molto apprezzato dalla produzione per lo script di We Are Marshall (Joseph McGinty Nichol, 2006) con Matthew McConaughey.  

Trama di Dear John

Charleston, South Carolina. Durante la primavera del 2001, John Tyree (Channing Tatum), soldato dell’esercito statunitense, incontra durante una breve licenza Savannah Lynn Curtis (Amanda Seyfried), una studentessa che svolge attività di volontariato per Habitat for Humanity durante lo spring break. Tra i due, nonostante il breve tempo a disposizione, si instaura un forte legame capace di tramutarsi in una travolgente storia d’amore. A complicare il loro futuro sono però i tragici eventi dell’11 settembre, che rendono difficoltosa la relazione e impongono alla giovane coppia le scelte più difficili della loro vita. 

Recensione di Dear John

Come spiegato dal produttore Marty Bowen nel pressbook del film, una delle più grandi preoccupazioni della trasposizione cinematografica del romanzo Ricordati di guardare la luna (2006) consisteva nel trovare le persone adatte, capaci di stabilire il giusto equilibrio tra il sentimentalismo tipico delle storie di Nicholas Sparks e il realismo insito – e necessario – nel potenziale script di Dear John. Perché il film diretto dal registra svedese Lasse Hallström (anche film-maker di Safe Haven, tratto dal libro Vicino a te non ho paura di Sparks) doveva potenzialmente ambire a tale obiettivo, ovvero realizzare un “missaggio” tra una struggente storia d’amore e le incombenze, i dispiaceri, le inaspettate svolte che riserva la vita.

Channing Tatum (poi visto in Foxcatcher – Una storia americana e La truffa dei Logan), primo attore ad essere scritturato dalla produzione, rappresenta una nota positiva di questo lungometraggio. Il John Tyree scelto da Marty Bowen riesce infatti a rendere al meglio il personaggio ideato da Sparks: un ragazzo cresciuto dal padre in un clima principalmente solitario, che decide di arruolarsi nell’esercito per sfuggire a quella “gioventù bruciata” che caratterizza la vita dei suoi amici. Il ruolo, totalmente inaspettato per l’artista nato a Cullman, in Alabama, costituisce una notevole prova attoriale, superando quel concetto di divo esclusivamente dedito a film d’azione (G.I. Joe – La nascita dei Cobra risale al 2009), e abbracciando quello che lo stesso Tatum ha definito un ruolo “molto tranquillo e calmo”. Ruolo che invece collima perfettamente con il carattere di Amanda Seyfried (Mamma mia!), capace di interpretare la dolce Savannah nel migliore dei modi, limitando eccessivi sentimentalismi e improvvisando in alcune sequenze come raccontato da Hallström: “Amanda ha fatto davvero un ottimo lavoro, trasferendo al suo personaggio tutta la sua personalità. La sua imprevedibilità era qualcosa di eccezionale. Sa perfettamente come non cadere in clichés e scelte ovvie”.

Ma la riuscita del film, sorprendentemente in grado di scalzare Avatar (James Cameron, 2010) dal primo posto nel box office statunitense, è da reputare proprio a Lasse Hallström (curiosamente omaggiato dalla scenografa Kara Lindstrom in una scena, inserendo nel campo Afgano una bandiera svedese), capace di raccontare un clamoroso successo di Sparks evitando smisurati toni melensi e creando “un set ben allestito” (come affermato dalla stessa Kara Lindstrom). Ugualmente al regista svedese, merita una nota di approvazione Jamie Linden, sceneggiatore del film. Perché non è semplice adattare un romanzo come Ricordati di guardare la luna, non solo per la responsabilità di trasporre sul grande schermo l’opera di un autore così importante, ma anche – e soprattutto – per la sensibilità (già manifestata da Linden in We Are Marshall) richiesta nella creazione del legame tra John e Savannah.

Che poi, in realtà, non è l’unico legame presente nella pellicola. E in fondo la bellezza di Dear John è proprio questa, ovvero inserire all’interno di un unico lungometraggio diversi contenuti come l’amicizia, l’amore verso un figlio (nello specifico il legame tra Tim Wheddon e Alan) e il delicato rapporto tra John e suo padre, un particolare esperto di numismatica interpretato da un bravissimo Richard Jenkins, attore due volte nominato al Premio Oscar per L’ospite inatteso – The Visitor (Tom McCarthy, 2007) e il recente La forma dell’acqua – The Shape of Water (Guillermo del Toro, 2017). Dear John, un titolo con un significato popolare risalente al poema No, thank you, John (1862) scritto da Christina Rossetti, non racconta solo dell’amore tra Savannah e John, ma anche del passaggio da un sentimentalismo “giovanile” a uno più maturo, così come il tema, ancora più complesso, di quello che una persona può essere disposta a perdere per renderne felice un’altra. Oltre alle lettere, la luna e la moneta, simboli rispettivamente collegati a Savannah e a Mr. Tyree, possono del resto essere considerati degli elementi che evocano l’affetto delle due persone più importanti nella vita del protagonista. Il cui principale pregio consiste proprio nel saper amare in modo autentico, come insegnato da suo padre fin dall’infanzia.

Note positive

  • La spontanea chimica tra Channing Tatum e Amanda Seyfried
  • L’interpretazione di Richard Jenkins
  • Il trattamento di molteplici temi

Note negative

  • Per chi avesse letto il libro, la differenza del finale

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