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Disclaimer – La vita perfetta
Titolo originale: Disclaimer
Anno: 2024
Paese: Gran Bretagna, Stati Uniti d’America
Genere: Thriller
Casa di Produzione: Anonymous Content, Apple Studios, Esperanto Filmoj
Distribuzione italiana: Apple Tv+
Durata: 7 episodi da circa 60 minuti ciascuno
Showrunner: Alfonso Cuarón
Regia: Alfonso Cuarón
Sceneggiatura: Alfonso Cuarón
Fotografia: Emmanuel Lubezki, Bruno Delbonne
Montaggio: Adam Gough
Musica: Finneas O’Connell
Attori principali: Cate Blanchett, Kevin Kline, Sacha Baron Cohen, Lesley Manville, Kodi Smit-McPhee, Louis Partridge, Leila George, Ho-yeon Jung
Trailer di “Disclaimer – La vita perfetta”
Informazioni sulla serie e dove vederla in streaming
Basata sull’omonimo romanzo di Renée Knight, pubblicato nel 2005 ed edito in Italia con il titolo “La vita perfetta” da Edizioni Piemme, a partire dal 15 marzo 2016, “Disclaimer – La vita perfetta” è una miniserie composta da sette puntate di genere thriller psicologico, diretta e scritta dal cinque volte premio Oscar Alfonso Cuarón, autore di pellicole di successo come “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” (2004), “I figli degli uomini” (2006), “Gravity” (2013) e “Roma” (2018). Per la realizzazione della miniserie, il cineasta si è affidato a un cast di tutto rilievo, a partire dai protagonisti interpretati da Cate Blanchett (“Il talento di Mr. Ripley”, 1999; “The Aviator”, 2005; “Carol”, 2016) e Kevin Kline (“La scelta di Sophie”, 1982; “Il grande freddo“, 1983), oltre a Lesley Manville, Kodi Smit-McPhee, Louis Partridge (conosciuto come il visconte Lord Tewkesbury nella saga di “Enola Holmes“), Leila George e Hoyeon, con Indira Varma come voce narrante.
“Disclaimer – La vita perfetta”, prodotta da Apple Studios e Anonymous Content, con Alfonso Cuarón come produttore esecutivo per Esperanto Filmoj insieme a Gabriela Rodriguez e Cate Blanchett, è stata presentata in anteprima mondiale all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, con i primi quattro episodi proiettati il 29 agosto 2024 e gli ultimi tre rilasciati il 30 agosto. La serie verrà distribuita su Apple TV+ nell’autunno seguente, con i primi due episodi pubblicati l’11 ottobre e l’ultimo previsto per il 15 novembre.
Renée mi ha inviato un manoscritto del libro e mi è piaciuto molto. Era iniziato come un thriller domestico pieno di suspense, ma è diventato qualcosa di molto più tematico. Anni dopo, stavo iniziando le conversazioni con Apple per fare una serie e ho pensato: “Questo romanzo ha perfettamente senso come esperienza più lunga”. – Dichiarazioni di Alfonso Cuarón.
Trama di “Disclaimer – La vita perfetta”
Catherine Ravenscroft (Blanchett) è una stimata e acclamata giornalista che ha costruito la sua reputazione rivelando le malefatte e le trasgressioni altrui, portando a galla scomode verità. Tutto il suo mondo cambia radicalmente quando rinviene nella propria abitazione un misterioso libro autoprodotto intitolato “The Perfect Stranger”. Leggendo le pagine del romanzo, Catherine si rende conto che il testo parla di lei e di ciò che è avvenuto vent’anni prima, durante una gita in Italia, tra Pisa e la Versilia, quando la sua strada si è incrociata con quella del giovane londinese Jonathan Brigstocke (Partridge), in viaggio per l’Italia. Il libro riapre le ferite del passato della giornalista, segnato da un forte trauma e senso di colpa mai realmente superato, legato alla morte del giovane turista Brigstocke, annegato nel tentativo di salvare da annegamento il figlio di Catherine. Ma sarà stata davvero una morte per annegamento? O si nascondono altri segreti mai svelati? Ora, il padre del ragazzo, Stephen Brigstocke (Kline), usando il romanzo scritto dalla moglie, basato sugli ultimi giorni di vita di Brigstocke e sulle foto scattate dal giovane, ritraenti una giovane Ravenscroft completamente nuda, intende vendicarsi contro Catherine, concentrandosi sulla sua distruzione, familiare e lavorativa, attuando un piano diabolico per annientare completamente la vita della giornalista. La vendetta di Brigstocke sarà compiuta?

Recensione di “Disclaimer – La vita perfetta”
In un mondo di serie tutte simili tra loro, fatte con lo stesso stampo e pensate per un pubblico esclusivamente generalista, “Disclaimer – La vita perfetta” è una vera e propria boccata d’aria fresca per il panorama della serialità televisiva e dello streaming, che fatica a produrre opere di grande spessore drammaturgico e sceneggiativo, spesso limitandosi a seguire logiche puramente commerciali. “Disclaimer – La vita perfetta” è un prodotto che, pur essendo distribuito su Apple TV+, non ha niente a che vedere con le serialità proposte da Netflix o Disney+. Questa serie, contrariamente alla maggioranza dei prodotti audivisivi seriali, è diretta in modo cinematografico, creata con un approccio cinematografico, sia tecnicamente che drammaturgicamente, risultando un prodotto che andrebbe maggiormente apprezzato sul grande schermo piuttosto che su un PC o uno schermo televisivo, per quanto grande possa essere.
Alfonso Cuarón, ancora una volta, dopo “Gravity” e soprattutto “Roma”, si dimostra un abilissimo narratore di storie in chiave cinematografica, giocando in modo attento e dettagliato con ogni elemento tecnico, dalla sceneggiatura alla fotografia, fino al montaggio, prestando particolare attenzione al sonoro, che come in “Roma”, è di altissimo livello. Il sonoro riesce a farci entrare all’interno della scena, facendoci percepire chiaramente la posizione dei rumori e dei personaggi nello spazio scenico, anche quando non li vediamo, creando una prospettiva sonora efficace e naturalistica, con suoni che provengono da sinistra, destra o dal centro, in base alla disposizione degli elementi sulla scena. Questo aspetto dona una forza drammatica alla miniserie, permettendoci di immergerci ulteriormente nella narrazione. Ovviamente, questa esperienza sonora è maggiormente percepibile in una sala cinematografica o utilizzando cuffie di qualità, mentre risulta meno evidente su schermi con audio di bassa qualità. Riducendo dunque l’impatto a 360° gradi dell’opera creata dal cineasta e montatore messicano.
Non sorprende, dunque, la decisione di proiettare questa miniserie al cinema durante l’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. “Disclaimer – La vita perfetta” non è stata concepita per rispettare gli standard televisivi, ma è stata diretta e girata come un’opera destinata al grande schermo. Ciò che stupisce, semmai, è la scelta di Apple TV+ di non aver deciso di trasmettere questo prodotto come evento speciale nei cinema di tutto il mondo, optando invece per la sola distribuzione in streaming. Un confronto interessante si potrebbe fare con “Estremo Notte“, un’altra serie dal taglio cinematografico, che è stata distribuita nei cinema in due parti distinte prima di essere rilasciata in formato seriale.
Quando affermo che “Disclaimer – La vita perfetta” è una serie pensata per il grande schermo, basta considerare i nomi coinvolti nel progetto: Alfonso Cuarón, vincitore di quattro premi Oscar come miglior regista, montatore e direttore della fotografia; il compositore Finneas O’Connell, vincitore di otto Grammy e due Oscar; il direttore della fotografia Bruno Delbonnel, candidato all’Oscar per film come “Il favoloso mondo di Amélie“, “L’ora più buia” e “Macbeth” (2021); infine, il gigante della fotografia Emmanuel Lubezki, vincitore di tre Oscar per “Gravity”, “Birdman” e “The Revenant“. Accanto a loro, vere e proprie star del cinema come Cate Blanchett, Kevin Kline, entrambi premi Oscar, Lesley Manville, attrice teatrale e cinematografica, e il vincitore di due Golden Globe Sacha Baron Cohen, già noto per la sua versatilità attoriale in ruoli che spaziano da Borat Sagdiyev in “Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan” a Abbie Hoffman in “Il processo ai Chicago 7“.
Ovviamente, i nomi da soli non bastano a fare una grande miniserie, ma dopo aver visionato “Disclaimer – La vita perfetta”, è difficile trovare dei difetti. Questi grandi talenti hanno svolto il loro ruolo alla perfezione, dal regista agli attori, passando per ogni singolo reparto tecnico. Ogni tassello, dalla composizione scenica alla scelta del posizionamento della macchina da presa, fino alle prove attoriali, ha contribuito a innalzare la sceneggiatura, creando una drammaturgia complessa ed enigmatica, in grado di catturare l’attenzione e avvolgere e sedurre (realmente) lo spettatore. Noi soffriamo e partecipiamo alle angosce dei personaggi, che vagano in un mondo avvolto da un’eterna disperazione. Questa disperazione diventa il motore stesso della pellicola, specialmente per Stephen Brigstocke, che agisce spinto da un immenso strazio interiore e da un bisogno di giustizia né umana nè divina, ma estremamente personale. Il suo è un personaggio che, con il passare degli anni e dopo la morte del figlio prima e della moglie poi, è precipitato in una disperazione e angoscia così profonde da condurlo in una sorta di follia. Una follia cieca e disperata, che lo spinge a compiere una vendetta quasi diabolica contro la donna che sua moglie ha accusato di essere la causa della morte del figlio. La moglie di Stephen, prima di morire, colei che scrive un romanzo incentrato sull’enigma della morte del loro figlio, basato su foto e indizi raccolti dopo la tragedia avvenuta in Italia, lasciando Stephen solo, in una casa infestata dai fantasmi del passato. Dunque, il viaggio di Stephen è senza dubbio un viaggio nell’oscurità, tipico dei film incentrati sulla vendetta. Questo percorso oscuro del personaggio, che incontriamo immediatamente in una situazione di disagio sociale, è reso particolarmente avvincente grazie all’eccezionale interpretazione di Kevin Kline, capace di cogliere ogni sfumatura del personaggio, rendendolo pienamente tridimensionale. Inoltre, grazie all’espendiente della voce pensiero del personaggio la sua interiorità e il suo modo di pensare viene colto e compleso dettagliamento della spettatore, permettendoci di comprendere pienamente il pensiero e le motivazioni di questo uomo.
Catherine Ravenscroft ci viene presentata nel pieno del suo splendore e del massimo successo all’inizio della serie. La vediamo applaudita e festeggiata da tutti mentre riceve un importante premio giornalistico, ma il suo volto, nonostante il successo, non esprime mai una vera felicità. Si percepisce piuttosto una felicità spezzata, solo apparente, priva di autentica gioia, dove traspaiono sensazioni di angoscia e tristezza. A causa delle azioni di Stephen Brigstocke, Catherine si troverà ad affrontare un vero e proprio viaggio nella disperazione, perdendo, attimo dopo attimo, tutto ciò per cui ha lottato, ovvero la reputazione, sia a livello personale che professionale. Nessuno tra coloro che le sono accanto la difende realmente; anzi, si trova coinvolta in un fenomeno accusatorio scatenato da Brigstocke e dal suo romanzo, in cui viene distrutta da un processo quasi mediatico, dove non si è più considerati innocenti fino a prova contraria, ma colpevoli fino a quando non si riesca a dimostrare la propria innocenza. Il passato bussa nuovamente alla sua porta, sconvolgendola e annientandola profondamente, distruggendo non solo lei, ma anche la sua famiglia: un marito debole e un figlio problematico, in costante ricerca di autodistruzione. L’attrice Cate Blanchett riesce, con estrema potenza interpretativa, a calarsi nei panni di questo personaggio, permettendoci di sentire il suo dolore. Nonostante Catherine venga presentata come un personaggio oscuro, non riusciamo mai davvero a odiarla; anzi, soffriamo con lei per l’ansia e l’angoscia che la situazione le provoca.
Quando qualcuno è in caduta libera, vedi cadere la maschera. Vedi cadere tutti i convenevoli sociali. Si vedono le paure e le motivazioni essenziali e ciò che si è disposti a morire per proteggere. E non credo di aver mai visto nulla di simile [sullo schermo], perché di solito si arriva a un momento di trauma dopo quattro o cinque episodi, ma noi ci siamo fin dall’inizio. E poi si deve fare il reverse engineering di ciò che è realmente accaduto
Difatti la serie ci presenta, quasi dalla prima puntata, la caduta dei personaggi, di uomini e donne che abbandonano la loro maschera interiore e abbracciano il loro vero io, la loro vera natura senza pensare alle conseguenze, in una situazione dove le conseguenze si sono già verificate e dove tutti ciò che hanno costruito intorno a loro ci sta sgretolando instante dopo instante. I personaggi si riscoprono fragili, deboli ed egoistici pensando piuttosto al loro bene che a quello altrui e di chi gli sta accanto.
Senza entrare troppo nei dettagli della trama per evitare spoiler, è significativo citare una frase che viene pronunciata quasi all’inizio della serie, una frase che ha molto a che fare con il nostro periodo storico (e con la serie), in cui l’informazione riveste un ruolo centrale e decisivo nella società, influenzando le sorti delle persone e la percezione dei fatti. La serie affronta il tema dell’informazione, del giornalismo e dell’investigazione, attraverso la figura del romanzo, di Stephen Brigstocke e di Catherine Ravenscroft, che si trovano ad affrontare la rilettura dei fatti comprendendo come questi possano assumere differenti punti di vista in base a una determinata lettura.
Attenzione alla narrazione e alla forma. Il loro potere può avvicinarci alla verità, ma, a causa delle nostre convinzioni profonde e dei giudizi che esprimiamo, possono anche essere un’arma con un grande potere di manipolazione – Frase da “Disclaimer – La vita perfetta”
Queste parole assumono un’importanza cruciale per lo sviluppo della trama e per i temi trattati: personaggi spezzati, incapaci di trovare la felicità piena, che vivono in una continua e tormentata ricerca di risposte, dove queste sono difficili da trovare, dove la realtà apparente forse non è la vera realtà.
L’aspetto strutturale
La serie si distingue per diversi pregi, a partire dalla sua narrazione complessa e ricca di sottotrame, che richiede numerose visioni per essere completamente compresa. Il maggiore pregio è senza dubbio la sceneggiatura e la struttura narrativa, che si articolano attraverso più linee temporali e svariati punti di vista. Questo approccio consente di esplorare e approfondire i vari personaggi della storia, permettendo allo spettatore di conoscerli e comprenderli nella loro umanità. In questa serie non ci sono semplicemente buoni o cattivi, ma solo individui reali e complessi che esistono nelle tonalità di grigio, lontani dalle dicotomie di nero e bianco. La narrazione alterna abilmente queste linee temporali, offrendo una visione sfumata e profonda dei personaggi e delle loro vicende.
A livello narrativo, la storia si sviluppa su quattro linee temporali principali, presentate attraverso un montaggio alternato:
- Il presente: la caduta di Catherine Ravenscroft e la vendetta di Stephen Brigstocke.
- Il passato: la storia di Stephen Brigstocke e di sua moglie Nancy, dalla scoperta della morte del figlio fino alla reazione di Nancy e al ritrovamento del manoscritto.
- La storia del romanzo di Nancy: la sua lettura degli eventi avvenuti durante il viaggio in Italia di Jonathan Brigstocke e il suo incontro con Catherine.
- La versione di Catherine, rivelata esclusivamente negli ultimi due episodi.
Accanto a queste linee temporali, la narrazione sviluppa con cura ogni singolo personaggio, partendo da Stephen Brigstocke fino a Catherine Ravenscroft, senza dimenticare di trattare con profondità anche Robert e Nicholas Ravenscroft. I personaggi vengono approfonditi attraverso l’uso di una voce fuori campo: per Stephen Brigstocke, si utilizza la sua voce interiore, che emerge di tanto in tanto, mentre per gli altri personaggi si ricorre a una voce narrante che svela i loro pensieri più intimi, in particolare quelli di Catherine, che ci viene mostrata nella sua duplice personalità, tra la figura pubblica e la donna tormentata.
Interessante è anche il gioco di montaggio alternato. Se il presente e il passato vengono mostrati con una fotografia dai toni opachi e scuri, le due versioni della storia (quella di Catherine e quella del romanzo di Nancy) sono presentate con un effetto che richiama i vecchi filmati di famiglia. La versione di Catherine appare con un filtro giallastro, tipico dei filmini amatoriali, con un rumore in sottofondo del proiettore della pellicola, mentre la versione di Nancy è presentata con dissolvenze di apertura e chiusura che richiamano il cinema retrò, creando un contrasto visivo tra passato e presente, e tra le due versioni della storia, che sembrano così appartenere a una dimensione quasi fiabesca.
La complessità tematica della serie si riflette anche nella sua complessità visiva. Ogni personaggio possiede una regia dedicata, con scelte stilistiche che riflettono la loro personalità. Ad esempio, il personaggio di Robert Ravenscroft è spesso ripreso con zoom che passano da campi medi o totali a primi piani, concentrandosi sulle sue espressioni facciali per far emergere le sue emozioni, cosa che invece non avviene per gli altri personaggi. Anche gli altri caratteri vengono trattati con elementi registici leggermente diversi, come si può notare nel modo in cui vengono affrontate le due versioni della vacanza in Italia: la prima, con movimenti di macchina più armoniosi e romantici; la seconda, con uno stile più frenetico e irruento, in linea con le due prospettive diametralmente opposte.

Ti invito a intraprendere un viaggio nel corso di questi sette episodi per esplorare i pericoli dei segreti non rivelati, il potere della verità e quanto le persone siano disposte a fare per proteggere la propria famiglia e i propri cari. Sono immensamente orgoglioso di questa serie, del nostro fenomenale cast guidato da Cate, Kevin, Sacha, Kodi, Leila, Lesley, Louis e Hoyeon e dell’intero team creativo che ha prestato una cura e una sensibilità eccezionali a questa storia emotivamente complessa. Sono stato immediatamente attratto dalla complessità tematica e dei personaggi del romanzo di Renée Knight, che mi ha ispirato ad affrontare le varie prospettive utilizzando diversi linguaggi cinematografici per esplorare come le nostre convinzioni più profonde, spesso le virtù che ci definiscono, possano influenzare la nostra percezione della realtà. – Lettera di Alfonso Cuarón (Creatore, produttore esecutivo, scrittore, regista) ai giornalisti.
In conclusione
“Disclaimer – La vita perfetta” emerge come un faro di qualità nel mare spesso uniforme della serialità televisiva moderna, offrendo una narrazione e una realizzazione tecnica che superano le aspettative del pubblico. In un contesto in cui molte produzioni sembrano seguire ricette collaudate per garantire il successo commerciale, questa serie si distingue per il suo approccio cinematografico e la sua profondità drammaturgica. Sotto la regia di Alfonso Cuarón, il prodotto non solo sfrutta una sceneggiatura raffinata e complessa, ma anche una realizzazione tecnica di altissimo livello, che è stata apprezzata al cinema durante l’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nonostante l’opzione di distribuzione esclusivamente in streaming possa limitare l’esperienza completa, la serie riesce a trasmettere la sua forza drammatica e la sua complessità, meritevole di una visione su grande schermo.
Note positive
- Approccio cinematografico: La serie si distingue per il suo stile visivo e narrativo, con una regia e una fotografia che elevano la produzione al livello di un’opera cinematografica, rendendo ogni dettaglio tecnico e narrativo essenziale per l’immersione dello spettatore.
- Performance attoriali: Le interpretazioni di Cate Blanchett e Kevin Kline, tra gli altri, sono eccezionali, offrendo rappresentazioni profonde e multilivello dei loro personaggi e contribuendo notevolmente alla riuscita della serie.
- Sonoro e fotografia: L’attenzione al sonoro e alla fotografia arricchisce l’esperienza visiva e uditiva, creando un’immersione completa che amplifica l’impatto emotivo della narrazione.
- Struttura narrativa complessa: L’uso di più linee temporali e punti di vista arricchisce la trama, permettendo una comprensione più profonda dei personaggi e dei loro conflitti interni, e offrendo uno spettacolo che stimola la riflessione e l’analisi.
Note negative
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Regia |
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna sonora e sonoro |
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Interpretazione |
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Emozioni |
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SUMMARY
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4.7
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