Easy Rider – Libertà e paura (1969). Il road movie per eccellenza, film manifesto della New Hollywood

Recensione, trama e cast di Easy Rider - Libertà e paura di Dennis Hopper (1969). Il road movie per eccellenza, film manifesto della New Hollywood

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Easy Rider - Libertà e paura - Drammatico - Grafica de L'occhio del cineasta

Easy Rider – Libertà e paura

Titolo originale: Easy Rider

Anno: 1969

Nazione: Stati Uniti d’America

Genere: Drammatico

Casa di produzione: Raybert Productions

Distribuzione italiana: Cineriz

Durata: 95 minuti

Regia: Dennis Hopper

Sceneggiatura: Dennis Hopper, Peter Fonda, Terry Southern

Fotografia: László Kovács

Montaggio: Donn Cambern

Musiche: AA. VV. (artisti vari)

Attori: Peter Fonda, Dennis Hopper, Jack Nicholson, Karen Black, Antonio Mendoza

Trailer di “Easy Rider – Libertà e paura”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Film d’esordio alla regia per Dennis Hopper, uscito in Italia nel febbraio 1970 con il titolo Easy Rider – Libertà e paura. Il soggetto è liberamente ispirato al film Il Sorpasso di Dino Risi del 1962, distribuito negli Stati Uniti con il titolo The Easy Life. Con Easy Rider Hopper conquistò il premio per la migliore opera prima alla 22esima edizione del Festival di Cannes, mentre agli Oscar il film ebbe soltanto due nomination per la migliore sceneggiatura originale e per il miglior attore non protagonista a Jack Nicholson.

Trama di “Easy Rider – Libertà e paura”

Wyatt (Peter Fonda) e Bill (Dennis Hopper) dopo aver ricavato del denaro dalla vendita di una partita di droga, acquistano delle motociclette Chopper con l’obiettivo di arrivare in tempo ad assistere al famoso Carnevale di New Orleans. Durante il tragitto, nelle sconfinate strade americane, si imbatteranno in diversi personaggi tra hippies e comunità ancorate ai principi conservatori.

Recensione di “Easy Rider – Libertà e paura”

Nella storia del cinema, gli anni ’60 furono quelli che segnarono un definitivo spartiacque tra il cinema classico e quello moderno. Nel cinema hollywoodiano il Codice Hays, varato all’inizio degli anni ’30 e rimasto in vigore ufficialmente fino al 1968, aveva introdotto numerose restrizioni nei film, tra cui la privazione delle scene violente, quelle volgari, di sesso o la rappresentazione dell’uso di droghe, in quanto, secondo lo stesso codice, il cinema doveva veicolare messaggi eticamente accettabili. Dalla seconda metà degli anni ’60, con l’abolizione del codice, dunque, si aprì ad Hollywood una nuova stagione che si distaccava dal periodo classico, sia sul piano tematico che su quello della grammatica del linguaggio cinematografico e che venne inaugurata da tre film manifesto: Il laureato di Mike Nichols, Gangster Story di Arthur Penn e Easy Rider di Dennis Hopper.

Easy Rider catapultava sul grande schermo droghe, libertà e anticonformismo. Sulle note rock di The Pusher e Born to be wild degli Steppenwolf, Peter Fonda e Dennis Hopper attraversano in motocicletta gli Stati Uniti da Los Angeles a New Orleans avendo come meta il carnevale, festa dove quasi tutto è concesso e simbolo di spensieratezza. Il viaggio dei due protagonisti diventa il pretesto per esplorare la società americana in cui emerge il contrasto tra le nuove controculture e la parte più conservatrice, caratterizzata da pregiudizi e paure verso le subculture emergenti. Tra i vari personaggi che i due protagonisti incontrano, il più interessante è sicuramente George Hanson, interpretato da
Jack Nicholson, un avvocato alcolizzato appena uscito di prigione. Hanson, in una scena del film, è autore di uno dei discorsi più importanti dell’intera pellicola, basato sul concetto di libertà e sul modo in cui essa spaventi gran parte della società e possa portare ad azioni violente contro coloro che non si conformano.

Il film vuole anche rappresentare una sorta di epoca nuova rispetto al genere road movie per eccellenza, ovvero il Western, che aveva conosciuto la sua stagione più florida nell’età d’oro del cinema classico hollywoodiano. Hopper sostituisce i cavalli e le diligenze con le motociclette e, per suggellare questo passaggio di consegne, riprende simbolicamente sulla via del tramonto la Monument Valley, luogo fordiano per eccellenza.

La rottura con il passato è messa in evidenza anche dal punto di vista del linguaggio cinematografico e, in particolare, da un uso non convenzionale della grammatica del montaggio. Tra una scena e l’altra, infatti, spesso gli stacchi oscillano avanti e indietro con lo scopo sia di marcare l’emancipazione dalle regole del découpage classico, sia di riflettere il senso di libertà e ribellione dei protagonisti dalla società tradizionale. Il montaggio raggiunge il suo acme in quella che probabilmente è la scena più potente del film, ovvero quando, dopo essere arrivati a New Orleans, i protagonisti insieme a due ragazze si ritrovano in un cimitero ad assumere LSD e l’effetto allucinogeno della sostanza stupefacente è reso evidente dalla frenesia delle immagini visionarie e psichedeliche che si ripetono. La preghiera recitata da una voce fuori campo, inoltre, carica la sequenza di un significato dissacrante nei confronti della religione cattolica, portatrice di valori tradizionalisti e conservatori.

In conclusione

Easy Rider riesce a rappresentare in maniera esemplare lo spirito della controcultura americana degli anni ’60, grazie anche alle tecniche innovative di montaggio e a una colonna sonora in cui riecheggiano veri e propri inni alla libertà e all’anticonformismo come Born to be wild degli Steppenwolf e If 6 was 9 di Jimi Hendrix. Il film, dunque, si presenta come un documento storico del
suo tempo e l’inaspettato successo al botteghino rifletteva anche la maggiore frequentazione dei giovani al cinema, sempre in cerca di nuovi stimoli.
Nonostante ciò, la strada percorsa da Wyatt e Billy non porta verso un trionfo, ma a una fine tragica che sottolinea quanto sia difficile essere veramente liberi in una società pervasa dai pregiudizi e dalle paure verso chi si oppone alle sue regole. Il drammatico finale con la morte dei due protagonisti per mano di due cacciatori conservatori riflette le tensioni politiche e sociali dell’epoca, anticipando le morti violente di figure simboliche come Robert Kennedy e Martin Luther King.

Note positive

  • Uso innovativo del montaggio che riflette il senso di libertà e ribellione dei protagonisti.
  • Rappresentazione realistica con gli attori che fumarono realmente marjuana sul set.
  • Grande interpretazione di Peter Fonda, Dennis Hopper e Jack Nicholson, il quale ebbe la
    nomination agli oscar per miglior attore non protagonista.
  • Perfetta scelta della colonna sonora che rafforza l’ideologia del film.

Note negative

  • Alcuni dialoghi risultano troppo didascalici. In particolare il concetto di libertà viene ripetuto in maniera ridondante.
Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Emozioni
Interpretazione
SUMMARY
4.0
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Giuseppe Caparrotta
Giuseppe Caparrotta