La guerra del fuoco (1981): Un’odissea all’alba dei tempi

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La guerra del fuoco

Titolo originale: La Guerre du feu

Anno: 1981

Paese: Francia, Canada

Genere: Avventura, Drammatico

Casa di produzione: Antenne 2, International Cinema Corporation, Ciné Trail, Stefàn Films

Prodotto da: John Kemeny, Denis Héroux, Jacques Dorfmann, Vera Belmont

Regia: Jean-Jacques Annaud

Sceneggiatura: Gerard Brach

Montaggio: Yves Langlois

Dop: Claude Agostini

Musiche: Philippe Sarde

Attori: Ron Perlman, Everett McGill, Rae Dawn Chong, Nameer El-Kadi

TRAMA DI LA GUERRA DEL FUOCO

80.000 anni fa, la sopravvivenza degli uomini nelle immense distese inesplorate dipendeva dal possesso del fuoco. Per quegli esseri primitivi, il fuoco rimase un oggetto misterioso fino a quando non impararono a crearlo. Il fuoco doveva essere rubato alla natura, mantenuto in vita, protetto da vento e pioggia, difeso dai nemici. Il fuoco divenne simbolo di potere e sinonimo di sopravvivenza. Coloro che possedevano il fuoco, possedevano la vita.

SCRITTA INTRODUTTIVA DEL FILM

Durante l’Era Glaciale, due tribù si contendono il fuoco e il segreto per riprodurlo. La sopravvivenza è messa in pericolo dagli elementi, dalle fiere, dai nemici, ma l’istinto e la primitiva intelligenza avranno la meglio.

RECENSIONE DI LA GUERRA DEL FUOCO

Jean-Jacques Annaud appartiene a quella rosa di registi, tra cui Ridley Scott, passati al cinema dopo essersi formati nel mondo della pubblicità. In particolare, oltre alla formazione, Annaud condivide con il sopracitato cineasta inglese la volontà di “ricreare mondi”, difatti tutta la sua carriera rappresenta il tentativo di realizzare grande cinema spettacolare europeo come risposta alle grandi produzioni hollywoodiane.

Il cinema di Annaud è il grande racconto di avventure ambientate nei luoghi più esotici e nelle epoche storiche più suggestive, basti pensare al giallo medievale Il nome della rosa o al film sulla seconda guerra mondiale dal punto di vista dei russi Il nemico alle porte. In quest’ottica, La guerra del fuoco è una delle sue opere chiave.

Una scena di La guerra del fuoco
Una scena di La guerra del fuoco

La guerra del fuoco è una delle poche pellicole della storia del cinema ambientate nella preistoria, periodo che Annaud ricostruisce con un gran senso estetico e una filologia a dir poco sorprendente. Il realistico trucco operato sugli attori (tra i quali si annovera il Ron Perlman di Hellboy agli esordi) per ricostruire le sembianze degli uomini primitivi, i costumi, gli effetti speciali per la realizzazione delle creature (mammut e tigri dai denti a sciabola), le location naturali avvalorate da una fotografia gelida, spoglia d’inutili filtri e molto realistica sono elementi di grande spettacolarità che fanno davvero respirare allo spettatore un clima primordiale, perduto nel tempo e formidabile.

Ciò che però rende così ambizioso La guerra del fuoco è la totale mancanza di dialoghi. Annaud infatti compie una scelta a dir poco ardita che alla fine paga per quanto concerne la verosimiglianza: l’unica traccia di parlato presente nel film si limita a grugniti ed espressioni gutturali, ricostruiti con maniacale perizia filologica e linguistica dallo stesso Anthony Burgess dietro cui si cela la creazione degli slang di Arancia meccanica, mentre l’intero impianto recitativo della pellicola gira attorno principalmente alla mimica e al linguaggio del corpo degli attori.

La storia è semplice e lineare, molto plausibile, con qualche rallentamento eccessivo qui e là, ma infine molto piacevole da seguire, soprattutto per la sua cornice storica, inconsueta per il cinema e ottimamente ricreata.

NOTE POSITIVE

  • La ricostruzione storica
  • La fotografia spoglia e realistica
  • La trama semplice ma piacevole da seguire
  • L’assenza di dialoghi compensata dall’ottima mimica degli attori

NOTE NEGATIVE

  • Ritmo non sempre omogeneo
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