Elemental (2023): il progressivo ritorno di Disney Pixar all’elemento che li contraddistingue

Condividi su

Trailer di Elemental

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Disney e Pixar tornano alle sale cinematografiche con Elemental, secondo film diretto da Peter Sohn che aveva esordito alla regia nel lungometraggio con The Good Dinosaur (2015) e precedentemente con il cortometraggio Partly Cloudy (2009), entrambi della Pixar.

Elemental è prodotto da Denise Ream (The Good Dinosaur, Cars 2) e sceneggiato da John Hoberg & Kat Likkel e Brenda Hsueh, mentre Pete Docter è il produttore esecutivo. Il soggetto, invece, è firmato da Peter Sohn, Hoberg & Likkel e Hsueh, e la colonna sonora originale è stata composta e diretta da Thomas Newman (1917, Skyfall, Finding Nemo, American Beauty).

Presentato in anteprima mondiale lo scorso 27 maggio come film di chiusura (fuori concorso) della 76° edizione del Festival di Cannes (essendo questo il 27° film realizzato dalla Pixar Animation Studios e il quarto dello studio ad approdare alla Croisette dopo Up, Inside Out e Soul), Elemental viene pensato come una commedia romantica con sfumature di avventura, ispirandosi ai quattro elementi naturali (fuoco, acqua, terra e aria) per creare una storia di migrazione, amore tra opposti, famiglia e messa in discussione delle proprie convinzioni.

Come quasi da tradizione, quest’anno la Pixar riprende l’idea di affiancare ai suoi film un cortometraggio di animazione. È così come Elemental arriverà il 21 giugno 2023 nelle sale italiane insieme al nuovo cortometraggio L’Appuntamento di Carl, che dà continuità a Up, avendo come protagonisti Carl Fredricksen e il suo adorabile cane parlante Dug. Nel cortometraggio, che commuove già da prima di iniziare il film, Carl accetta con riluttanza di andare a un appuntamento con un’amica, ma senza avere idea di come funzionino gli appuntamenti al giorno d’oggi. Dug, come farebbe un buon amico, cerca di calmare l’agitazione di Carl offrendogli alcuni consigli su come fare amicizia… se sei un cane.

“Ho sempre provato a seguire i passi di mio padre, ma non mi sono mai chiesta cosa volevo davvero fare.”

Ember Lumen (Leah Lewis) Cit. Elemental

Trama di Elemental

Elemental segue le vicende di un’insolita coppia, Ember (Leah Lewis) e Wade (Mamoudou Athie), a Element City, una città i cui abitanti sono fuoco, acqua, terra e aria, e vivono insieme. L’“ardente” giovane donna e il ragazzo “che segue la corrente” stanno per scoprire qualcosa di fondamentale: quanto hanno davvero in comune.

Scopri anche: Conferenza Stampa “Elemental” (2023): Il regista, i doppiatori italiani e il cantante Mr. Rain parlano del nuovo ed atteso film Disney/Pixar

Recensione di Elemental

Sin dal 1995 con Toy Story che ha rivoluzionato il mondo dell’animazione essendo il primo lungometraggio fatto interamente in digitale, il binomio Disney-Pixar è sempre stato una garanzia (con alcune eccezioni soprattutto negli ultimi anni) di qualità tecnica, creatività e storie emozionanti con significati profondi. Dopo film come Lightyear, Red e Luca che un po’ hanno lasciato l’amaro in bocca, i famosi studi cinematografici sembrano di tornare con Elemental proprio a questa essenza che ha caratterizzato la loro alleanza: animazione di alto livello e storie fatte e sentite con il cuore, in questo caso il cuore di Peter Sohn, che ha iniziato a lavorare alla Pixar come story artist di Finding Nemo, per poi lavorare anche nell’animazione di film come The Incredibles, Ratatouille e dare voce a personaggi come Emile sempre di Ratatouille, Squishy di Monsters University e SOX di Lightyear.

Con il cortometraggio Partly Cloudy (sicuramente uno dei più divertenti e originali della Pixar), Sohn ha debuttato sia nella regia che nella scrittura, per poi arrivare al suo primo (e modesto) lungometraggio The Good Dinosaur. Ma di tutti questi lavori fatti fino ad ora, al regista di ascendenza coreana gli è arrivato (e anche presto) il momento di raccontarsi perché Elemental è un film personale, non solo per i suoi contenuti, ma anche per come è nata l’idea di base del film. Infatti, a Sohn gli è venuta in mente sette anni fa dopo un evento nel Bronx (distretto newyorkese dove lui è nato), precisamente mentre stava sul palco e ringraziava i suoi genitori che erano anche presenti e piangevano commossi, pensando ai sacrifici fatti da loro per permettere a lui e a suo fratello un futuro migliore in un paese a loro sconosciuto (loro sono coreani), senza conoscere neanche la lingua. Quando è ritornato alla Pixar e ha raccontato cosa era andato a fare a New York, gli hanno detto che forse era arrivato il momento di fare un film, avendo così il via per quello che oggi è Elemental.

Il regista, dunque, ha scavato poi nei suoi ricordi dell’infanzia a New York per portare questa storia sul grande schermo. “I miei genitori sono emigrati dalla Corea all’inizio degli anni Settanta e hanno costruito un frequentato negozio di alimentari nel Bronx […] Eravamo una delle tante famiglie che si erano avventurate in una nuova terra con sogni e speranze, in un unico crocevia di culture, lingue e piccoli bellissimi quartieri. Questo è quello che mi ha portato a Elemental.”

Certamente, niente è a caso in questo nuovo film Disney Pixar, che segue le vicende di una coppia fuori da ogni schema, quella di Ember (Leah Lewis) e Wade (Mamoudou Athie), lei fuoco e lui acqua (e per cui Sohn si è ispirato al suo matrimonio con Anna Chambers di origine italiano). Entrambi vivono a Element City (ispirata a New York, ma paragonabile a qualsiasi metropoli del mondo), dove convivono pacificamente tutti gli elementi compresi terra e aria. Oltre ad appartenere a elementi e anche a classi sociali diverse, a Ember e a Wade gli separano soprattutto delle convinzioni: “gli elementi non si mischiano” e il fuoco viene considerato un “pericolo” per gli altri abitanti della città. È per questo che i genitori di Ember, Cinder (Shila Ommi) e Bernie (Ronnie Del Carmen) che hanno emigrato dalla Terra del Fuoco dopo una catastrofe naturale, si sono dovuti recare nella periferia di Element City, essendo i primi a di una posteriore ondata migratoria a stabilirsi e a sviluppare il “distretto” di Firetown dove è nata e cresciuta Ember e dove hanno costruito il loro negozio di alimentari, Il Focolare.

Si potrebbe ben dire che il film parla di migrazione (di prima e di seconda generazione) e di come i migranti vengono accolti e si integrano nel paese a cui arrivano ed è vero, ma Elemental va molto oltre perché questo serve soltanto come contesto per la trama principale. Il film mette insieme altre moltissime tematiche che si possono perfettamente collegare tra di loro come l’importanza della famiglia e della convivenza in comunità, la conservazione delle tradizioni, l’inseguimento dei propri sogni e i nuovi inizi, la problematica del cambio climatico e di conseguenza la necessità di agire al riguardo… Ma la trama che unisce e che trasforma alla coppia protagonista mette al primo piano due tematiche centrali.

Da una parte, c’è il bisogno di ascoltare i sentimenti e andare oltre le convinzioni personali, famigliari e sociali non solo per permettersi di scoprire cose nuove e anche smentire delle “certezze”, ma anche per poter andare avanti, inseguire i propri sogni e farsi un cammino proprio senza condizionamenti. Ember si vede costretta a uscire dalla sua “zona di confort” (soprattutto mentale) e ad andare alla “proibita” Element City per salvare il negozio di famiglia. Per lei, Il Focolare rappresenta il sacrificio di una vita dei suoi genitori ed è convinta che per ripagare tutto quello che hanno fatto per lei l’unico modo di farlo non è altro che ereditare e gestire il negozio, anche se questo implica rinunciare a sé stessa e a quello che veramente desidera di fare. Per questo motivo, Ember fa anche fatica a controllare quello che sente al punto di “esplodere” in tante occasioni.

Tutto sembra, però, dare un giro quando lei conosce Wade, che non ha paura di mostrare le proprie emozioni e che ha un modo diverso di affrontare la vita. Con questo percorso di conoscenza, che porta a Ember e Wade a creare un legame sentimentale, viene trattata la seconda tematica centrale del film, ovvero, il rapporto tra “opposti”, tra apparenti “incompatibili” nelle loro differenze, è possibile se c’è amore.

Si potrebbe pensare che questo film non ha un “cattivo” e, sì, certamente non ha un personaggio cattivo perché gli ostacoli che gli impediscono alla protagonista di ascoltare sé stessa e inseguire quello che veramente desidera fare sono intangibili e hanno a che fare proprio con i “muri mentali” che creano le sue paure e convinzioni su sé stessa, sulla sua famiglia e sul mondo che la circonda, ma riguarda anche le convinzioni di una società che considera la diversità come un “pericolo”.

“Perché qualcuno ti deve dire cosa puoi fare nella tua vita?”

Wade Ripple (Mamoudou Athie) Cit. Elemental

Un mix piacevole e a tratti confuso

Il primo fine settimana “fiacco” di Elemental negli Stati Uniti ormai è al centro di ogni articolo che parla sul film. Si dice è il peggior esordio di un lungometraggio Disney Pixar fino ad ora, con poco più di 29 milioni di dollari il primo weekend (su un budget di circa 200 milioni di dollari), mentre gli studios aspettavano intorno ai 35 milioni di dollari il primo fine settimana. Ma sono gli incassi a definire quanto sia valido un film? Certamente, il cinema oltre che un’arte è anche un business e particolarmente per i produttori e le case di produzione e distribuzione gli incassi sono più che importanti e determinano se un film è un “successo” o un “flop”.

I primi e “bassi” incassi di un film, in questo caso di Elemental, possono essere il risultato di diversi aspetti a considerare, come la campagna promozionale, spettatori sempre più abituati alle uscite sulle piattaforme streaming (ricordiamo che due degli ultimi film Pixar, Red e Luca, sono usciti direttamente su Disney+), delusioni e polemiche precedenti (como è successo con Lightyear), la spesa che comporta per una famiglia il fatto di andare al cinema il che rende gli spettatori molto più selettivi su ciò che vanno a vedere o meno sul grande schermo… Certo è che le prime cifre al box office poco o nulla rispecchiano quanto un film possa essere valido.

In questo senso, anche se probabilmente non è l’ennesimo capolavoro della Pixar, Elemental è un film che funziona in generale, ma soprattutto che riesce a emozionare (cosa che non accadeva da Soul) ed è questo l’elemento chiave che ha sempre fatto attendere con entusiasmo una loro produzione. Con una storia più che semplice (o meglio dire troppo semplice per chi si aspetta una trama movimentata), il lungometraggio di Peter Sohn non delude né in quanto all’originalità e profondità con cui vengono trattate tematiche ormai riviste, né sul lavoro di animazione che continua a essere di alto livello, sperimentando anche con nuove tecnologie che coinvolgono l’intelligenza artificiale, usate specialmente sul personaggio di Ember per renderla veramente fuoco e non un semplice personaggio a forma di fiamma.

Ogni singolo fotogramma si presenta come una meravigliosa esplosione di colori davanti agli occhi, con una Element City disegnata in maniera straordinaria e con dei personaggi principali e secondari ben elaborati sia fisica che caratterialmente.

Il film è una montagna russa di genuina comicità e momenti commuoventi. Il tutto rafforzato dalla fantastica colonna sonora composta e diretta da Thomas Newman e dalla canzone originale Steal the Show di Lauv (la versione italiana Per sempre ci sarò di Mr. Rain anche bella quanto la versione inglese).

Sorprende in positivo anche il lavoro del cast di voci italiane, particolarmente Valentina Romani (Ember), Stefano De Martino (Wade) e Serra Yilmaz (Cinder).

Nonostante, tutto il fascino di Elemental che ricorda tanti film che hanno fatto la storia della Pixar diminuisce per quando riguarda la sceneggiatura. A tratti il film si torna confuso (soprattutto durante il secondo atto), dando la sensazione di voler prendere una direzione diversa da quella della trama principale. Concentrandosi sul rapporto che si sviluppa tra Ember e Wade per parlare di amore e opposti, la scrittura di John Hoberg & Kat Likkel e Brenda Hsueh trascura molte volte il conflitto narrativo centrale e la tematica principale del film, ovvero, quello legato a Ember e i suoi genitori (tra l’altro, l’aspetto più potente del film), e il rischio che minaccia l’esistenza del negozio di famiglia e di tutta Firetown. Questi fili narrativi, indubbiamente legati nelle riflessioni a cui porta il film, tante volte sembrano di “concorrere” tra di loro anziché di amalgamarsi.

Le emozioni che Elemental riesce a suscitare non bastano per tralasciare le sue debolezze narrative. La storia scarseggia di azioni e snodi narrativi forti, avendo come risultato un film molte volte ripetitivo, lento e poco movimentato (stessi problemi riscontrati in The Good Dinosaur).

La Pixar deve fare sempre dei “capolavori”? Cosa intendiamo noi per “capolavori”? Da una parte è vero che la Pixar ha abituato il pubblico a vedere film di altissimo livello in generale, raccontando storie come pochi sanno fare; ma è anche vero che screditare film che in generale funzionano e hanno una reazione negli spettatori solo perché non sono “la perfezione assoluta” o “la grande opera che segnerà la storia del cinema”, forse ha molto più a che fare con noi che con le capacità di chi fa i film. Sminuire e paragonare Elemental ai lungometraggi che hanno reso famosa alla Pixar sarebbe più che ingiusto. In effetti, nonostante le sue debolezze, il film di Peter Sohn compie il suo obiettivo di intrattenere, far ridere e anche strappare lacrime, far riflettere senza la pretesa di voler farlo. È un ritorno dello studio di animazione alla sua pietra miliare, a quella combinazione potente tra tematiche importanti e significati profondi sviluppati con originalità, tecnica impeccabile e storie raccontate e sentite con il cuore (una combinazione che non si è percepita almeno negli ultimi tre lavori della Pixar).

Affermava il regista durante la conferenza stampa del film a Roma che il lavoro di ogni persona in questa industria dipende molto dal “connettersi alla vita”. “Vivi il più possibile in modo da poter sentire il lavoro che stai facendo.”, diceva Sohn come consiglio a chi vuole lavorare nel mondo dell’animazione e, senza dubbio, Elemental ne è una bellissima prova.

NOTE POSITIVE

● Regia.

● Sceneggiatura: Originalità dell’idea di base e importanza delle tematiche trattate all’interno della storia. Caratterizzazione dei personaggi sia principali che secondari.

● Ottimo lavoro tecno-artistico, dal concept art fino al lavoro di animazione.

● Colonna sonora coinvolgente.

NOTE NEGATIVE

● Sceneggiatura: A tratti confuso dovuto alla poca coesione che esiste tra i due fili narrativi/trame della storia. La storia scarseggia di snodi narrativi forti e di azioni, avendo come risultato un film poco movimentato e con un ritmo predominantemente lento.

Il regista Peter Sohn, le voci italiane Valentina Romani, Stefano De Martino, Serra Yilmaz, e Mr. Rain durante la conferenza stampa di Elemental a Roma. Foto: Adelina Dragotta

Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.