Ethos, i due volti della Turchia

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Ethos

Ethos

Titolo originale: Bir Başkadır

Anno: 2020

Paese: Turchia

Genere: Drammatico

Produzione: Krek Film

Distribuzione: Netflix

Ideatore: Berkun Oya

Stagione: 1

Puntate: 8

Attori: Oyku Karayel, Faith Artman, Funda Eryigit, Dafne Kayalar, Tulin Ozen, Alican Yucesoy, Bige Onal, Derya Karadas, Settar Tanriogen

https://www.youtube.com/watch?v=3xB3_v09vuw
Trailer ufficiale (eng) di Ethos

Trama di Ethos

Protagonista della trama è un gruppo di persone provenienti da contesti socio-culturali differenti. Attraverso un intreccio tutt’altro che lineare, la narrazione si snoda attorno alle vicende di Meryem (Öykü Karayel), giovane donna addetta alle pulizie, Yasin (Fatih Artman),  fratello della giovane, Ruhiye (Funda Eryiğit), moglie di Yasin, Peri (Dafne Kayalar), psicologa di Meryem e donna ricca ed elegante, Gublin (Tülin Özen), collega di quest’ultima e Sinan (Alican Yücesoy), uomo benestante con una forte dipendenza dal sesso. Le singolari esistenze dei diversi personaggi, confluiranno costantemente le une nelle altre, sulla base di intrecci che se in parte sono frutto di mere coincidenze, d’altro canto sono legate da una forza più prorompente: il destino.

Recensione di Ethos

Rilasciata su Netflix il 12 novembre, Ethos è innanzitutto una sorpresa tanto per il piccolo schermo del Paese produttore, la Turchia, quanto per quello dell’Occidente; non c’è da stupirsi, infatti, se la sua uscita sia avvenuta in estrema sordina, considerati gli standard artistico-produttivi soliti della nazione di produzione, poco noti o comunque ampiamente lontani da quelli a cui noi occidentali siamo abituati. Lanciatasi quindi in maniera tanto inaspettata ma altamente gradita, Ethos si pone come obiettivo principale quello di restituire allo spettatore un ritratto più rassomigliante possibile ai due volti opposti e “perfettamente” coesistenti della Turchia contemporanea. E’ d’obbligo la necessità di porre il “perfettamente” tra virgolette per ovvie ragioni che il contenuto della stessa serie tv si occuperà di raccontare in una crudezza romanzata e imbevuta di un costante dualismo. Base portante, infatti, su cui il coinvolgente intreccio poggia le proprie radici, è questa duplicità tanto nell’apparato semantico che in quello contenutistico: da un lato la Turchia conservatrice e islamica, dall’altro la Turchia moderna e laica. Il continuo specchiarsi, non di rado conflittuale, delle due facce della stessa medaglia, si esplica andando a toccare orizzonti sempre più latenti e personali con quello che vuole essere un focus sulle storie dei singoli personaggi, o quantomeno, tale era l’idea su cui la sceneggiatura ha posto le fondamenta; per quanto l’indagine psicologica di ognuno dei protagonisti stuzzica insistentemente la curiosità dello spettatore, l’intero spettro psichico-emotivo dei personaggi, risulta lievemente superficiale o comunque non abbastanza approfondito rispetto a quelli che sono i presupposti della tematica trattata. Ethos, infatti, oltre che la fotografia di un popolo in senso lato, si prefigura la volontà di essere l’introspezione del singolo essere umano, privato di provenienza geografica, credenza religiosa e contesto socio-economico. In questo senso, è solo da apprezzare l’idea di far coesistere la storia (dei personaggi) e la Storia (di un popolo) con la S maiuscola, idea che risulta davvero allettante e coinvolgente nella sua ambizione ma che, ahimè, non riesce mai a trovare un compimento vero e proprio, restituendo un prodotto finale che, come si suol dire, ha fatto il passo più lungo della gamba.

Meryem e Peri in una scena di Ethos

Tuttavia, nel tira e molla tra i punti di forza e i tasti dolenti dell’intera produzione, sono più le note positive a farsi strada e a far parlare di sé toccando anche gli apparati tecnici. La messinscena generale è caratterizzata da una solida regia che Berkun Oya ha intriso di spiccata occidentalità: campi e controcampi su inquadrature frontali di 180°, establishment shot sulla città di Istanbul in continuo movimento, primi piani a forte contenuto drammatico sono solo alcuni degli elementi che nell’insieme vanno a costituire una resa generale degna di nota anche per merito dell’eccellente fotografia. Certo è che in mancanza di un cast come quello scritturato nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile; intense, magnetiche e travolgenti, tutte le prove d’attore, nessuna esclusa, hanno conferito sublimità a un progetto già di suo sostanzialmente di livello notevole.

Per concludere, Ethos è una serie tv, purtroppo o per fortuna di nicchia, della quale, nonostante il grandioso successo raggiunto in Turchia poco si è sentito parlare in Occidente, ma di cui, affermo senza dubbio, abbiamo bisogno anche noi.

Note positive:

  • Impianto registico
  • Fotografia
  • Interpretazioni attoriali
  • Coesistenza di storia e Storia

Note negative:

  • Background dei personaggi poco approfondito

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