Il bidone (1955): un viaggio dall’illusione alla speranza

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Trailer de Il bidone

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

In seguito al leone d’argento ottenuto alla mostra del cinema di Venezia 1954 con la presentazione del film “La strada”, Fellini solo un anno più tardi presenta alla mostra la pellicola “Il bidone”. Sommerso da una critica non particolarmente favorevole, si afferma come uno dei film meno ricordati e apprezzati del regista, il quale non ottenne il successo sperato. 

Trama di “Il bidone”

Augusto Rocca (Broderick Crawford), Picasso (Richard Basehart) e Roberto (Franco Fabrizi) sono i protagonisti della pellicola. Tre truffatori esperti, i quali si arricchiscono tramite messe in scena pensate e articolate con cura e precisione. Esse consistono nell’ingannare i poveri abitanti delle zone rurali italiane dell’epoca, colmi di incertezze ma speranzosi in un futuro migliore. Ed è così che Augusto Rocca, uomo di mezza età (il più “anziano” tra i colleghi) noto con il nome “il bidone”, insieme ai membri della banda Picasso e Roberto interpreta ogni giorno un ruolo diverso, vestendo i panni del monsignore o del commendatore per l’assegnazione delle case popolari, rubando i pochi beni posseduti dai contadini e dunque vivendo a loro spese. Inoltre, nella vicenda si intrecciano altri personaggi tra cui: Iris moglie di Picasso, (interpretata da Giulietta Masina) , la quale preoccupata non ha fiducia nel marito e nella vita segreta che conduce per poter garantire una vita agiata alla famiglia; Patrizia figlia di Augusto, (interpretata da Lorella De Luca), la quale risente l’assenza della figura paterna; Rinaldo amico di Augusto, (interpretato da  Alberto de amicis), uomo arricchito privo di valori, dedito al piaceri, feste e denaro. In seguito a una serie di avvenimenti tra cui la festa di Capodanno da Rinaldo, “l’infallibile” banda si disgrega. Successivamente si pone l’attenzione su Augusto, sulla solitudine e desolazione provata fino alla fine. 

Broderick Crawford, Richard Basehart e Franco Fabrizi in Il bidone
Broderick Crawford, Richard Basehart e Franco Fabrizi in Il bidone

Recensione di “Il bidone”

Truffa, inganno, illusione. Sono i temi del film di Federico Fellini “il bidone” (1955).  Non acclamato dalla critica, si dimostra non essere all’altezza delle aspettative dell’opinione pubblica, delusa e speranzosa in una pellicola equiparabile al precedente al successo felliniano “La strada” (1954). Ambientato nella Roma degli anni 50, ancora in ripresa dalla guerra, presenta attraverso l’attività dei bidonisti Augusto, Picasso e Roberto da un lato il loro ambiente cittadino, caratterizzato dalla “bella vita” tra feste e denaro e dall’altro la campagna, povera di beni ma ricca di speranza in un futuro migliore. Fellini, con tocco neorealista, mostra allo spettatore il netto dualismo tra vita cittadina e contadina, disonestà e onestà, illusione e speranza. Analizzando la pellicola a partire da 3 fasi principali, si osserva: un primo momento, rappresentato da messe in scena studiate e ben pensate attuate dai truffatori, dove viene presentata la disonestà che il genere umano è spinto a compiere pur di inseguire il denaro. Essi, affamati di ricchezze, vivono illudendo la povera gente senza rimorso. Di seguito la seconda fase, caratterizzata da una momento significativo per l’evoluzione della narrazione, ovvero la festa di capodanno a casa di Rinaldo. Rinaldo, amico di Augusto, incarna l’immagine dell’uomo arricchito, un Trimalcione moderno. Egli povero di valori, vive nella costante illusione che le feste, le donne e i soldi aprano le porte per una vita felice. Agli occhi di coloro che vivono di apparenza e superficialità, come Roberto, risulta essere il prototipo di vita perfetta ma non per tutti è così.

Proprio durante i festeggiamenti Fellini pone, dunque, un cambio di tono: mentre gli invitati ballano e si divertono, Augusto è sullo sfondo, è ed qui che lo sfondo diviene man mano l’oggetto principale della scena e gli abbracci di auguri per l’anno nuovo passano in secondo piano. Lo sguardo basso, perso, di Augusto esprime la chiave dell’intero film: il denaro, le macchine, le donne, le feste non portano alla felicità e pace dell’animo, ma anzi conducono al vuoto. Lo stesso vuoto che si prova quando si è insoddisfatti, lo stesso vuoto in cui si ritrova Augusto, convinto che sia ormai troppo tardi per redimersi.Ed è qui che si apre la terza e ultima fase della narrazione, essa si concentra sulla sua figura . Ormai solo, arreso dopo il fallito riavvicinamento alla figlia e appena uscito di prigione, torna rassegnato a compiere ciò che sa fare meglio: il bidonista. Presentandosi agli ennesimi campagnoli poveri, incontra la loro figlia più grande, Susanna (interpretata da Sue Ellen Blake) una ragazza paralitica, alla quale è rimasta solo la fede, la speranza. Ma dove finisce la speranza e inizia l’illusione? C’è chi sostiene come vi sia una linea sottile a distinguerle e chi afferma come siano concetti totalmente differenti. D’altronde l’illusione è solo una rappresentazione ingannevole, un prestigio che scompare con un “puf”, è un imbroglio che si insidia nella mente dell’uomo dandogli false speranze, mentre la vera speranza è solida, immobile nell’anima umana. Ma alla fine solo coloro che recitano in una vita fatta di illusioni non saranno capaci di trovare il lato positivo e si ritroveranno come Augusto, vuoti, capaci solo di ingannare il prossimo. La pellicola parte con tono ironico, beffardo fino ad arrivare al drammatico contenente una visione pessimistica della vita. La narrazione è caratterizzata da uno sviluppo evolutivo di coscienza, nella quale la redenzione è un’opzione citata ma non la priorità per i personaggi. All’interno della vicenda, infatti, non è mai stata mostrato un vero e proprio riscatto, a partire da Picasso che nonostante le oneste parole della moglie Iris, ricade negli imbrogli fino a scomparire dalla scena, lasciando allo spettatore il dubbio della sua ipotetica redenzione. Augusto, invece, rappresenta l’idea dell’uomo cinico nei confronti dei valori morali e sociali, reprimendo i sentimenti di compassione durante il confronto con Susanna. Egli egoista e imbroglione, si renderà conto solo al termine della sua vita che furono proprio tali atteggiamenti a portarlo verso una morte lenta e invisibile.

Broderick Crawford nel film Il bidone (1955)

In conclusione

In conclusione, il film schiettamente satirico, tratta argomentazioni significative e piuttosto attuali, tuttavia complicata l’immedesimazione nei personaggi che impediscono il pieno contatto con essi. Dunque risulta essere un film cinico, freddo e distaccato nonostante alcuni momenti di compassione verso la povera gente. 

Note positive

  • Interpretazioni di Broderick Crawford e Richard Basehart e Giulietta Masina di alto livello e pienamente coerenti con la scrittura dei personaggi. 
  • temi trattati: interessanti, stimolanti 

Note negative

  • ritmo talvolta lento e poco scorrevole su determinati punti 
  • abbastanza distaccato
  • Personaggi poco approfonditi: iris, Patrizia 
  • Scomparsa totale di Picasso e Roberto 

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