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Everything Everywhere All At Once
Titolo originale: Everything Everywhere All At Once
Anno: 2022
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: commedia, fantastico, azione
Produzione: A24, AGBO, IAC Films, Year of the Rat
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 140 min
Regia: Daniel Kwan, Daniel Schneinert
Sceneggiatura: Daniel Kwan, Daniel Schneinert
Fotografia: Larkin Seiple
Montaggio: Paul Rogers
Musiche: Son Lux
Attori: Michelle Yeoh, Stephanie Hsu, Jonathan Ke Quan, Harry Shum Jr, Jamie Lee Curtis
Trama di Everything Everywhere All At Once
Evelyn Quan Wang, donna cinese da molti anni emigrata negli USA, è alle prese con la caotica gestione di una lavanderia a gettoni e di una vita familiare che sembra franarle intorno – il marito desidera il divorzio, il padre ha problemi di salute e la relazione con la figlia procede all’insegna dell’incomprensione reciproca. Inaspettatamente, un controllo fiscale negli uffici dell’IRC diventa il portale per un folle e frenetico viaggio nel multiverso.

Recensione di Everything Everywhere All At Once
Il più grande successo commerciale della A24, casa di produzione attiva nel cinema indipendente, è stato diretto da un duo di registi che arriva dal videoclip e co-prodotto dai fratelli Russo, nomi di punta di casa Marvel: la genesi di Everything Everywhere All At Once è quindi di per sé una chiave di lettura del film, che mette insieme il mondo del cinema indie, del cinecomic e delle forme audiovisive alternative come il videoclip.
Nonostante il cinecomic sia un genere specifico, è diventato negli ultimi anni così pervasivo da aver creato un codice cinematografico riscontrabile in prodotti che non hanno nulla a che fare con il mondo del fumetto: Everything Everywhere All At Once, come il recente Elvis di Luhrmann, si inserisce a pieno titolo in questa tendenza, dal momento che riprende in modo esplicito, ironico e addirittura parodistico le tappe dei più recenti prodotti di casa Marvel – l’idea del multiverso, cuore della pellicola dei Daniels, è inoltre da qualche anno il nucleo tematico delle avventure di Doctor Strange e compagni.

Everything Everywhere All At Once, tuttavia, non si limita ad appropriarsi del cinecomic, ma riprende e mischia tutte le istituzioni audiovisive della contemporaneità, al punto da potersi considerare un vero e proprio compendio del cinema ai tempi d’internet: la pellicola dei Daniels, che in parte riprendono il brillante lavoro svolto per il videoclip di Turn Down For What (Lil Jon e DJ Snake, 2013), mostra il multiverso come corrispettivo della nostra contemporaneità digitale, fatta di connessioni istantanee e spesso assurde, di eterno presente e culto citazionista del passato, di crisi esistenziale in forma di meme, di collasso delle distanze fisiche e temporali, di convivenza sfrenata e assordante tra alto e basso, serio e faceto, importante e irrilevante, filosofia e idiozia.
Versione mainstream di Holy Motors e speculazione filosofica sull’epica supereoistica, satira del viaggio dell’eroe e adattamento alla fruizione di massa del Candido di Voltaire, Everything Everywhere All At Once ha la straordinaria capacità di parlare dei problemi del presente in modo sfacciatamente kitsch, magari non troppo profondo ma divertente e coerentemente semplicistico: al centro del surreale viaggio di Evelyn in un multiverso che somiglia molto all’interno dei nostro smartphone, infatti, rimane l’importanza dei rapporti umani e familiari, unica via di uscita dal solipsismo di un mondo in cui lo smarrimento dell’identità e la perdita della speranza nel futuro caratterizzano ogni cultura e ogni generazione.

In conclusione
L’obiettivo del film è applicare l’approccio filosofico al mondo del cinema mainstream: la missione che non era riuscita alla stessa Marvel con l’aulico Eternals è portata a termine dai Daniels, che, citando tra le molte cose 2001: Odissea nello spazio, mostrano il mondo di oggi come una delirante unione, semplicista ma non per questo superficiale, di dubbi esistenziali e acefalia da challenge di TikTok.
Note positive
- Riflessione sulla contemporaneità
- Unione stilistica di moltissimi linguaggi audiovisivi
Note negative
- Il fatto che il target sia adolescenziale può portare a qualche banalità di troppo