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Hatching – La forma del male
Titolo originale: Pahanhautoja
Anno: 2021
Nazione: Finlandia
Genere: horror
Casa di produzione: Silva Mysterium Oy
Distribuzione italiana: Adler Entertainment
Durata: 1h 31min
Regia: Hanna Bergholm
Sceneggiatura: Hanna Bergholm, Ilja Rautsi
Fotografia: Jarkko T. Laine
Montaggio: Linda Jildmalm
Musiche: Stein Berge Svendsen
Attori: Siiri Solalinna, Sophia Heikkilä, Jani Volanen, Reino Nordin, Oiva Ollila, Ida Määttänen
Dopo essere stato presentato in anteprima mondiale in Selezione Ufficiale al Sundance Film Festival 2022, il disturbante film horror finlandese HATCHING – La forma del male arriva nei cinema italiani il 6 ottobre, distribuito da Adler Entertaiment. Lungometraggio di esordio della regista finlandese Hanna Bergholm, HATCHING – La forma del male vede protagonista la ginnasta dodicenne Tinja (Siiri Solalinna), che desidera disperatamente compiacere la madre (Sophia Heikkilä) ossessionata dall’immagine, il cui popolare blog “Lovely Everyday Life” presenta l’esistenza idilliaca della loro famiglia come una curata perfezione suburbana. Un giorno, dopo aver trovato un uccello ferito nel bosco, Tinja porta a casa il suo strano uovo, lo sistema nel suo letto e lo nutre finché non si schiude. La misteriosa creatura che emerge da esso diventa la sua migliore amica e un incubo vivente, facendo precipitare Tinja in una realtà contorta che sua madre si rifiuta di vedere.
Trama di Hatching – La forma del male
Una giovanissima ginnasta di dodici anni, cerca, in ogni modo, di rendere fiera sua madre di sé, soprattutto nello sport. Il genitore, infatti, vuole a tutti i costi dare l’idea di famiglia perfetta sul suo blog, ormai reso popolare da foto e racconti su questo nucleo familiare così impeccabile. Un giorno la ragazza s’imbatte in un bizzarro uovo e decide di portarlo a casa, nascondendolo e tenendolo al caldo. Quando questo si schiude, la creatura che ne viene fuori è qualcosa d’inimmaginabile.

Recensione di Hatching
Hanna Bergholm torna dietro la macchina da presa e firma il suo primo lungometraggio: Hatching, lavoro efficace e incisivo fin dalla scelta del titolo. La schiusa di cui parla la regista è quella dell’uovo, d’ignote origini, dal quale nasce il doppelganger della protagonista Tinja, dolce ragazzina finlandese alle prese con la competizione ginnica che rende fiera sua madre. Una madre che filn dalle prime sequenze risulta disturbante e fasulla, patinata dietro alla telecamera del suo computer e intenta a immortalare ogni singolo momento della fantastica vita della sua impeccabile famiglia. Il perturbante è già in queste prime scene bucoliche, dietro alle quali si celano oscuri segreti e taglienti crudeltà. La mamma di Tinja non esita un attimo a sgozzare l’oscuro uccellaccio che irrompe nell’armonia del suo salotto o descrive in maniera serena e distaccata alla figlia il rapporto che intrattiene con il suo amante. Il fratello minore della ragazza la disprezza con tutto se stesso e cerca di farlo notare al padre, che inerme rimane a guardare lo strano comportamento dei suoi familiari.
È in questo quadro che si inserisce la crescita della protagonista che è intrappolata nelle aspettative che la madre ripone in lei e nella proiezione di quella che sarebbe dovuta essere la sua vita da giovane. Tinja fa di tutto per compiacere la donna, ma la prestazione ginnica non è all’altezza e la madre continua a spronarla a fare di meglio. La frustrazione, la rabbia e il dolore della protagonista si trasformano in una sorta di mostro dalle sue somiglianze che si nutre del suo stesso cibo già processato (e vomitato). Il doppelganger di Tinja è disgustoso e violento, l’esatto opposto della graziosa fanciulla bionda protagonista del blog della madre.
L’ottima intuizione della regista è stata dare questa immagine al violento collasso della ragazza e mostrare il lato oscuro che si cela dietro all’immaginario collettivo della famiglia nordica. L’ossessione per la perfezione e la continua ricerca del successo e della vittoria risultano inefficaci e portano alla distruzione fisico-morale degli esseri umani, tematica molto attuale e che coinvolge tutti gli spettatori.

In conclusione
Il film della finlandese Bergholm è un elegante e “orribile” coming of age che analizza i tormenti di una ragazzina che è vittima di un mondo al tempo stesso luccicante e deplorevole.
Note positive
- Regia
- Sceneggiatura
- Soggetto
Note negative
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