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Fuori
Titolo originale: Fuori
Anno: 2025
Genere: Drammatico, Biografico
Casa di produzione: Indigo Film con Rai Cinema e The Apartment per l’Italia, SRAB Films per la Francia, in collaborazione con Fremantle
Distribuzione italiana: 01Distribution
Durata: 115 minuti
Regia: Mario Martone
Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita Di Majo
Fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Jacopo Quadri
Musiche: Valerio Vigliar
Attori: Valeria Golino, Matilda De Angelis, Elodie, Sylvia De Fanti, Stefano Dionisi, Francesco Gheghi, Antonio Gerardi, Corrado Fortuna
Trailer di “Fuori”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
“Fuori” è un film di Mario Martone, adattamento cinematografico del romanzo autobiografico “L’università di Rebibbia” (1983) di Goliarda Sapienza. Presentato in anteprima il 20 maggio 2025 in concorso al 78º Festival di Cannes, è distribuito nelle sale italiane il 22 maggio 2025.
Il film, scritto dallo stesso regista insieme a Ippolita Di Majo, è prodotto da Indigo Film, Rai Cinema, The Apartment, SRAB Films e Fremantle. Nel cast figurano: Valeria Golino, Matilda De Angelis, Elodie, Sylvia De Fanti, Stefano Dionisi, Francesco Gheghi, Antonio Gerardi e Corrado Fortuna.
Trama di “Fuori”
La scrittrice Goliarda Sapienza finisce in carcere, dove l’incontro con alcune detenute si rivela un’esperienza di rinascita. Uscita di prigione, Goliarda stringe un legame profondo con Roberta, delinquente abituale e attivista politica.
Recensione di “Fuori”
“Fuori”, opera del regista Mario Martone, è un’immersione nell’universo intimo e rivoluzionario di Goliarda Sapienza, una delle voci più autentiche e sottovalutate della letteratura italiana del Novecento. Basato sul romanzo autobiografico ‘L’università di Rebibbia’, il film ci trasporta nella Roma estiva e soffocante degli anni Ottanta per raccontarci una storia di caduta e rinascita, di confini superati e di libertà ritrovata.
Valeria Golino regala una buona interpretazione nel ruolo di Goliarda Sapienza. Con una attenta capacità di sfumature, la Golino incarna bene la complessità della scrittrice: la sua fragilità e la sua forza, il suo spirito ribelle e la sua sensibilità acuta, la sua capacità di osservazione e la sua profonda umanità. La trasformazione che attraversa il personaggio – dal momento del furto impulsivo alla rinascita creativa ed emotiva – è resa con una verità disarmante che tiene lo spettatore incollato allo schermo.
Accanto a lei, Matilda De Angelis brilla nel ruolo di Roberta, portando sullo schermo un’intensità vibrante e una presenza magnetica. La chimica tra le due attrici è palpabile e il loro rapporto si sviluppa con una naturalezza che commuove, costruendo progressivamente uno dei legami più autentici visti recentemente sul grande schermo.
Dietro le sbarre: un’inaspettata libertà
La vera magia di “Fuori” sta nel suo ribaltamento di prospettiva. Il carcere, tradizionalmente luogo di privazione della libertà, diventa paradossalmente per Goliarda uno spazio di liberazione. Martone riesce nell’impresa difficilissima di mostrarci come, talvolta, sia proprio nei luoghi di esclusione che possiamo ritrovare un’autenticità perduta nel mondo esterno.
Le scene ambientate a Rebibbia sono di una potenza straordinaria. La macchina da presa si muove con rispetto e intimità tra i corridoi e le celle, catturando momenti di straordinaria umanità: le confidenze notturne, le risate improvvise, la solidarietà femminile che fiorisce in un contesto di privazione. Martone evita ogni cliché carcerario per mostrarci, invece, come in questo spazio si creino relazioni di una sincerità e di una profondità impossibili nel mondo “fuori”.
Una volta fuori dal carcere, il film ci immerge in una Roma torrida e contrastante degli anni Ottanta, magnificamente fotografata da Paolo Carnera. La città eterna diventa un personaggio a sé stante, con i quartieri popolari pulsanti di vita e gli spazi borghesi soffocanti. La fotografia cattura perfettamente questa dualità: calda e opprimente nelle scene di alienazione, luminosa e vibrante nei momenti di libertà e autenticità.
Una Roma sospesa e contraddittoria
Martone ricostruisce meticolosamente l’atmosfera di quell’epoca, un periodo di transizione e contraddizioni per l’Italia, dove alle tensioni politiche si mescolavano nuove forme di espressione e libertà personale. In questo contesto, il percorso di Goliarda e il suo rapporto con Roberta emergono come una forma di resistenza silenziosa ma potente.
Uno degli aspetti più riusciti di “Fuori” è la rappresentazione del legame tra Goliarda e Roberta, un rapporto che sfugge a facili categorizzazioni. Non è semplicemente amicizia, non è solo attrazione, non è solidarietà: è un’alleanza esistenziale, un riconoscersi reciproco che va oltre le convenzioni sociali.
Martone tratta questa relazione con una delicatezza e una profondità rarissime nel cinema contemporaneo. Ogni sguardo, ogni silenzio, ogni gesto tra le due donne è carico di significato. La complicità che si sviluppa tra loro diventa progressivamente una forma di resistenza contro un mondo che non comprende la loro libertà interiore.
“Fuori” è anche una potente riflessione sul processo creativo e sul potere salvifico della scrittura. Il film mostra come l’incontro con le detenute riaccenda in Goliarda la scintilla della creatività, permettendole di ritrovare la sua voce letteraria. Le scene in cui la vediamo scrivere colpiscono. Martone riesce a rendere visivamente il processo creativo: la scintilla dell’ispirazione, la lotta con le parole, l’urgenza di raccontare. Attraverso questa rappresentazione, il film diventa anche una riflessione sul potere dell’arte di trasformare l’esperienza umana, persino quella più dolorosa, in qualcosa di significativo e universale.
Il potere salvifico della scrittura
La mano di Mario Martone si conferma quella di un regista che continua la sua buona espressione artistica. La sua regia è insieme potente e discreta, capace di momenti di grande impatto visivo e di una delicatezza quasi sussurrata. Particolarmente notevole è l’uso dei primi piani, che catturano ogni minima sfumatura emotiva sul volto degli attori. Ciò che colpisce della direzione di Martone è la sua capacità di bilanciare il contesto storico-sociale con la dimensione intimista. Il film non rinuncia a mostrarci la complessità del periodo storico – le tensioni politiche, le trasformazioni sociali – ma lo fa sempre attraverso lo sguardo personale di Goliarda, evitando ogni didascalismo.
La scrittura di Martone e Ippolita Di Majo funziona. Alcuni dialoghi sono scritti bene, alternando momenti di grande intensità poetica a scambi di cruda quotidianità. Particolarmente riuscite sono le scene di gruppo tra le detenute, dove le conversazioni fluiscono con una naturalezza. Ma è soprattutto nel non detto che la sceneggiatura mostra la sua forza: nei silenzi carichi di significato, negli sguardi che dicono più delle parole, nei gesti apparentemente casuali che rivelano abissi emotivi.
Una scrittura che rispetta l’intelligenza dello spettatore, chiedendogli di partecipare attivamente alla costruzione del significato. “Fuori” è un film che, partendo da una vicenda personale, riesce a parlare di temi universali: la libertà, l’autenticità, il potere dell’incontro umano, la capacità dell’arte di dare senso all’esperienza. Mario Martone conferma la sua bravura nel raccontare l’Italia e le sue contraddizioni con uno sguardo profondamente umano e mai banale.
In Conclusione
In un momento in cui il cinema sembra spesso ripiegato su formule prevedibili, “Fuori” rappresenta un buon atto di libertà creativa, proprio come il percorso della sua protagonista. Un film che conferma come il cinema italiano sia ancora capace di parlare al cuore e all’intelligenza degli spettatori.
Note Positive
- Scrittura
- Regia
- Fotografia
- Recitazione
Note Negative
- Non sempre Valeria Golino è credibile
- Qualche dialogo sembra forzato e poco realistico