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Hasta la vista
Titolo originale: Hasta la vista
Anno: 2011
Paese di produzione: Belgio
Genere: commedia, drammatico, road movie
Durata: 115 minuti
Produzione: Fobic Films (Belgium)
Distribuzione: Wanted Cinema
Regia: Geoffrey Enthoven
Sceneggiatura: Pierre De Clercq
Montaggio: Philippe Ravoet
Fotografia: Gert Schelfhout
Attori: Robrech Vanden Thoren , Gilles De Schryver, Tom Audenaert
Come trattare il binomio disabilità – sessualità? Il regista di Hasta la vista, Geoffrey Enthoven, si pone tale quesito, e in collaborazione con lo sceneggiatore Pierre De Clercq dirige un film che possa scardinare pregiudizi e tabù inerenti alle problematiche invisibili dei diversamente abili. Vincitore del Premio del pubblico come miglior film europeo agli European Film Awards del 2012, la pellicola approderà nelle sale italiane il 24 giugno del 2021, e sicuramente farà breccia nel pubblico italiano con una sana dose d’ironia non priva d’immagini chiare e dirette sui problemi della disabilità.
Trama del film Hasta la vista
Philip (Robrech Vanden Thoren), Lars (Gilles De Schryver) e Jozef (Tom Audenaert) sono tre giovani amici accomunati dalla passione per il buon vino e da un grave handicap che, tuttavia, non li priva di sogni e speranze. Insieme decidono di organizzare un viaggio che li porterà fino in Spagna, a Punta del Mar, dove intendono perdere la loro ingombrante verginità presso un bordello specializzato. Con la scusa di un tour nei vigneti, i tre amici partono accompagnati da Claude (Isabelle de Hertogh), un’infermiera che non parla fiammingo e che sembra interessata solamente al denaro offerto dai ragazzi.
I tre amici Claude alla guida del malandato pulmino Jozef, Lars e Philip in una scena del film
Recensione del film Hasta la vista
Nella nostra contemporaneità, il tabù della sessualità risulta essere ancora molto presente: soprattutto se tale argomento viene posto in relazione con le problematiche della disabilità. Dunque, due espedienti sono stati scelti dal regista di Hasta la vista per narrare il desiderio di tre amici di perdere la loro ingombrante verginità: da un lato, la struttura del road movie nella sua accezione più classica, dalla preparazione del viaggio alle difficoltà della convivenza sino al raggiungimento dell’ambita meta; dall’altro lato, il sapiente uso dell’ironia che trasforma la disabilità da apparentemente anormale a totalmente nella norma. Philip, interpretato da un impegnato Robrech Vanden Thoren, è la molla per l’organizzazione di un folle viaggio verso un bordello spagnolo: costretto da una paralisi su una sedia a rotelle motorizzata, espone senza filtri la sua volontà di perdere la verginità ai tre amici, i quali, dopo un’iniziale titubanza, decidono di prender parte al viaggio.
La prima parte del film risulta essere molto interessante e ben costruita, in quanto il regista mostra fin da subito i limiti e le problematiche che la disabilità impone ai tre ragazzi: Philip è paralizzato, Jozef è cieco, mentre Lars è costretto su una sedia a rotelle da un tumore al cervello. Ed è proprio quando a quest’ultimo viene comunicato che la malattia sta peggiorando molto velocemente che i tre amici scelgono di partire di nascosto dagli apprensivi genitori: anche in questo caso, il regista non aggiunge filtri o poetiche metafore, e registra le difficoltà dei giovani, dichiarando le immagini che ognuno deve mettere a disposizione ciò che la disabilità non gli ha tolto, al fine dare un piccolo ma grande aiuto agli altri compagni di viaggio.
Nelle battute iniziali del percorso, attriti e discordie nascono inevitabilmente nel gruppo: Lars peggiora di giorno in giorno, mentre Philip risulta essere il più perfido, soprattutto nei confronti dell’infermiera Claude in virtù della sua (apparente) non conoscenza del fiammingo e per la sua stazza definita da Philip come quella di un mammut. Tuttavia, attingendo da un cliché ben noto alla cinematografia, la donna si rivelerà molto comprensiva verso l’handicap dei tre ragazzi, in quanto sceglie di trattarli come giovani del tutto normali. Il personaggio di Claude, inoltre, risulta essere un mezzo per dichiarare che la condizione di disabilità può colpire anche in forme diverse: infatti, anche lei, come fa notare Jozef, ha vissuto una forma di handicap dovuta a una malsana relazione sentimentale. Allora quando le carte vengono finalmente scoperte e i tre ragazzi comprendono che domandare l’aiuto di Claude non li priva di certo della loro dignità, il viaggio continua, nonostante Lars continui a peggiorare. La regia, in tal senso, sceglie di adottare uno stile nordico, ossia lineare e realistico privo di exploit dal gusto americano: una scelta giusta in accordo con le tematiche trattate, ma che sarebbe risultata troppo piatta se non fosse stata animata dalla bravura degli attori protagonisti di incarnare in toto gli handicap dei loro personaggi. Anche le scelte di montaggio, in cui si alleggeriscono alcune scene, sono da apprezzare parzialmente, in quanto mostrano come certamente si sarebbero potute approfondire ulteriormente le problematiche della disabilità.
Se avete riso e vi siete commossi con Quasi amici (O. Nakache, E. Toledano, 2011), non potete perdervi questa piccola perla del cinema belga: così come nel ben noto film francese, anche in Hasta la vista si mescolano sapientemente ironia e sincerità visiva, al fine di poter scardinare un assurdo tabù sociale.
Note positive
- La marca ironica del film utilizzata per trattare le problematiche della disabilità
- L’attenzione verso le difficoltà quotidiane della vita dei tre protagonisti
- L’intelligente declinazione del Road Movie per trattare il tema della disabilità e della sessualità
Note negative
- La mancanza di un’efficacie colonna sonora
- La brevità di molte scene dovute ad evidenti tagli di montaggio
- La regia senz’infamia e senza lode