Hugo Cabret e il giocattolo rotto

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locandina del film Hugo Cabret 2011

Hugo Cabret

Titolo Originale: Hugo

Anno: 2011

Paese: Stati Uniti D’America

Lingua: inglese

Genere: Fantastico

Casa di Produzione: GK Films, Infinitum Nihil

Durata: 2h e 6 m

Regia Martin Scorsese

Soggetto: Brian Selznick

Sceneggiatura John Logan

Montaggio Thelma Schoonmaker

Dop Robert Richardson

Musica Howard Shore

Attori: Asa Butterfield, Ben Kingsley, Chloë Grace Moretz, Sacha Baron Cohen, Ray Winstone, Emily Mortimer, Johnny Depp, Christopher Lee, Michael Stuhlbarg, Helen McCrory, Jude Law, Richard Griffiths, Frances de la Tour, Angus Barnett, Eric Moreau

Trama di Hugo Cabret

Il film è un fedele riadattamento cinematografico del libro di Brian Selznick “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret”. Si tratta della storia del piccolo Hugo, rimasto orfano a causa di un incendio nel museo in cui lavorava suo padre.

Sotto la custodia dello zio, responsabile degli orologi della ferrovia, Hugo vive negli appartamenti degli impiegati della stazione, ormai abbandonati dai quali si affaccia per guardare le persone che ogni giorno si presentano lungo i binari; in particolare il ragazzo dimostra un certo interesse per il giocattolaio della stazione, al quale ruba gli attrezzi e i giocattoli per aggiustare l’automa di suo padre.

In seguito a una serie di malintesi il giocattolaio prova un senso di affetto per Hugo, che diventa amico di Isabelle, la nipote del giocattolaio, da lei soprannominato “Papa Georges”. I due ragazzi cercano di risolvere il mistero dell’automa, scoprendo la vera identità di Papa Georges e riportando alla luce i suoi lavori.

Recensione di Hugo Cabret

Martin Scorsese nel 2011 realizza il suo primo film d’infanzia e in 3D, ottenendo, dopo una serie di grandi capolavori, ancora un altro grande successo. Hugo Cabret è stato premiato ai Golden Globe 2012 come Miglior regia e si è aggiudicato i premi Oscar come Migliore fotografia, Migliore scenografia, Miglior sonoro, Miglior montaggio sonoro e Migliori effetti speciali.

Il film non è solo un kids movie ma un’emozionante quanto spettacolare viaggio attraverso le origini del cinema (si guardi il volume Fantasia of Color in Early Cinema, a cura di Martin Scorsese, sul colore nel cinema delle origini) attraverso lo sguardo del protagonista, che scopre passo dopo passo la vera identità del severo giocattolaio della stazione.

L’amore di Scorsese per il cinema delle origini è evidente e il regista riesce a rappresentare a pieno lo stupore che Méliès era capace di suscitare con le sue pellicole, facendoci vedere tutto dal punto di vista di un bambino. Non potrebbe esserci miglior modo per ricreare la meraviglia se non attraverso lo sguardo dell’infanzia.

Analisi di Hugo Cabret

Guardando il film di Scorsese diventa impossibile non appassionarsi alle mille sfaccettature di ogni singolo personaggio e non prendere a cuore la storia del grande maestro Georges Méliès.

Hugo Cabret sembra quasi una serie di dipinti animati, come se volesse riprendere i disegni del libro. I veloci movimenti di macchina all’interno della stazione, tra i mille orologi e i fumi dei treni non impediscono allo spettatore di seguire intensamente la vicenda, provando una certa simpatia anche per gli antagonisti, come il Capostazione, interpretato dall’attore comico Sacha Baron Cohen.

Il mondo ci viene mostrato attraverso lo sguardo del piccolo Hugo, sin dal primo momento, quando, entrando nella stazione, arriviamo a guardare tutti dall’alto, in un luogo nascosto e dimenticato persino dagli impiegati, riuscendo ad avere, così, una visione ampia di tutto l’ambiente e dei personaggi situati al suo interno.

Hugo (Asa Butterfield) è un voyeur, un bambino curioso e rotto, come il suo automa, alla continua ricerca del suo scopo sulla Terra:

Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo

cit. Hugo Cabret

Con queste parole pronunciate da Hugo si rievoca il dialogo tra Matteo e Gelsomina nel film La Strada di Fellini. Quella di Hugo è una visione funzionalistica della realtà, secondo la quale ognuno di noi ha uno scopo, che si scopre solamente col tempo e grazie all’aiuto degli altri.

Hugo scopre se stesso grazie all’intervento dell’amica Isabelle (Chloë Grace Moretz), con la quale riesce ad aggiustare l’automa di suo padre (interpretato da Jude Law). Hugo, come suo padre (un orologiaio), ha il meraviglioso talento di rimettere in funzione i meccanismi dei vecchi giocattoli rotti, abbandonati e dimenticati a causa della loro condizione ma il valore del passato non può essere messo in discussione, poiché da quest’ultimo si possono trarre grandi insegnamenti.

Papa Georges, come i giocattoli che vende nella sua bottega, è rotto, poiché ha perso la sua funzione. Solo la dolcezza e la determinazione del piccolo aggiustatutto possono fargli ritrovare l’entusiasmo e la fantasia di un tempo.

Nonostante l’iniziale sfiducia nei confronti dell’orfano della stazione, Georges fa entrare Hugo nella sua vita, permettendogli di sconvolgerla fino a farlo tornare all’antico splendore. La fantasia e le invenzioni di Méliès, infatti, non vengono dimenticate e, come realmente accadde il 16 dicembre del 1929, i maggiori studiosi e critici di cinema organizzano un Gala in suo onore.

Il tempo è un tema ricorrente nel film. Scorsese ci mostra mille orologi, che in qualche modo mettono in connessione i vari personaggi, che consultano gli orologi da taschino o quelli della stazione. Il tempo è fondamentale per la conoscenza di sé, per la consapevolezza del proprio scopo e di ciò che ci rende felici. Il tempo è fatto anche di passato e di storia e Hugo ci invita a non dimenticare, a guardare sempre indietro per poter andare avanti, a non abbandonare i giocattoli del nostro passato ma piuttosto tenerli sempre con noi, perché non può esistere un domani senza solide radici.

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