Hush – Il terrore del silenzio (2016): una regia che eleva la storia

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Il terrore del silenzio locandina

Il terrore del silenzio

Titolo originale: Hush

Anno: 2016

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Thriller

Produzione: Intrepid Pictures, Blumhouse Productions

Distribuzione: Netflix

Durata: 81 min

Regia: Mike Flanagan

Sceneggiatura: Mike Flanagan, Kate Siegel

Fotografia: James Kniest

Montaggio: Mike Flanagan

Musiche: The Newton Brothers

Attori: Kate Siegelm, John Gallagher Jr., Michael Trucco, Samantha Sloyan, Emilia Graves

Dopo gli horror sovrannaturali, Oculus – Il riflesso del male del 2013 e Somnia del 2016 (nonostante le riprese fossero già completate il16 dicembre 2013), il cineasta americano Mike Flanagan realizza un thriller minimale sceneggiato insieme alla moglie attrice Kate Siegel. La pellicola è stata presentata in anteprima al South by Southwest Film Festival il 12 marzo 2016 per poi debuttare in Italia direttamente su Netflix dall’8 aprile 2016.

Trama de Il terrore del silenzio

Da quando ha 13 anni, a causa della meningite, Maddie Young ha perso la funzione del parlare e dell’udito divenendo sordomuta. Ormai cresciuta è divenuta una scrittrice di successo, grazie alla discreta fama ottenuta dal suo romanzo d’esordio Midnight Mass, la donna cerca di scrivere il suo secondo libro trovando però una grossa difficoltà nello scegliere il giusto finale adatto alla sua nuova storia. Per realizzarlo, ma anche per allontanarsi da tutto e da tutti, Maddie si è trasferita in una casa nel bosco dove vive completamente da sola. Unico suo contatto con il mondo esterno sono i social e le chiacchierate con la sua vicina di casa Sarah, una ragazza che vuole imparare il linguaggio dei segni, e che abita poco lontano da lei. Una notte però la tranquillità del luogo e della donna viene spezzata dalla comparsa di un inquietante uomo mascherato che la vuole uccidere, iniziando un gioco di caccia alla preda, dove lui è il cacciatore e lei la preda. Il carnefice riuscirà a entrare in casa e ucciderla? Oppure Maddie riuscirà a scappare dalle grinfie dell’uomo?

Recensione de Il terrore del silenzio

L’importanza dell’incipit

La natura, il silenzio, i rumori semplici della vita. Il terrore del silenzio di Flanagan si apre con inquadratura dall’alto rivolta alla vastità del bosco. Si ode una musica inquietante e cupa, ma solo brevemente, come un lampo utile per presentare il titolo dell’opera e donare una scossa valida di suspense allo spettatore, per poi abbandonarlo ai suoni realistici della natura. Il cineasta, per farci introdurre all’interno di “Hush” e nel suo clima narrativo, sfrutta un movimento di cinepresa fluido e rapido in grado di trasportarci da una dimensione “celestiale” a quella più terrena, attraverso un movimento dall’alto verso il basso, sfruttando la tecnica della carrellata (probabilmente utilizzando la gru). Senza stacchi e attraverso un breve piano sequenza la macchina da presa si concentra prima sugli alberi e poi si dirige verso una villetta situata li nel bosco, raccontata con un atmosfera di pericolo e di allerta. Proprio quando il climax raggiunge l’apice di tensione il regista stacca bruscamente il movimento di camera e conduce lo spettatore entro le mura domestiche dell’abitazione, all’interno nel mondo di Maddie Young, il tutto sfruttando un attento e interessante uso del sound design facendoci udire sia un sonoro oggettivo della situazione sentito dal punto di vista esterno del pubblico, sia uno più propriamente soggettivo del personaggio affetto da sordomutismo, difatti spesso e volentieri udiamo esattamente ciò che Maddie sente, venendo immessi nel suo universo. Non a caso proprio i primi dettagli filmici, che la presentano, si concentrano sui rumori del cucinare, dal suono dell’accessione del fornello a gas, al coltello che taglia le verdure e alla pentola che bolle. Questi oggetti vengono uditi una prima volta attraverso il punto uditivo “onnisciente” e successivamente da quello soggettivo, dove ascoltiamo un rumore rimbombante, come se fossimo sotto acqua.

Un incipit così creato si dimostra perfettamente capace di catturare l’attenzione del pubblico, ma per quali motivi? Come mai in soli tre minuti siamo catturati dalla vicenda?

  1. Lo spettatore è catturato dall’ambiente scenografico. Una casa in mezzo alla natura, al nulla. Un luogo di puro pericolo dove attendiamo che da un minuto all’altro venga fuori una minaccia per la giovane donna.
  2. La creazione di un personaggio interessante e di cui siamo curiosi nello scoprire maggiori informazioni e soprattutto siamo posti a chiederci: cosa gli accadrà di spaventoso?

Una storia classica ma diretta con maestria

Il terrore del silenzio senza ombra di dubbio non appare come un film innovativo dal punto di vista drammaturgico ricadendo all’interno del sottogenere thriller riguardante i cosiddetti survival dell’home invasion strizzando l’occhio al filone dello slasher che viene richiamato inizialmente attraverso la presentazione del killer con indosso una maschera sorridente, un cappello e una sorta di tuta. La maschera lo avvicina a un personaggio horror come Ghostface della saga di Scream oppure a quel The Strangers di Bryan Bertino del 2008, ma l’elemento slasher dura poco, lasciando maggior spazio alla follia e la pazzia del personaggio maligno, ovvero di un serial killer disposto a giocare con le sue vittime al fine di ucciderle. L’assassino diversamente dalle classiche pellicole slasher decide di togliersi di sua spontanea libertà la maschera mostrando al pubblico e alla vittima il suo volto. Per lui è un gioco e difatti il lungometraggio non andrà mai a ricercare le cause dell’agire dell’individuo, di cui non sappiamo niente, ma la sceneggiatura si dimostra maggiormente interessata a mostrare le situazioni del gioco preda – cacciatore e di cosa la protagonista sia disposta a fare per tentare di avere salva la vita, piuttosto che nell’indagare il movente dell’antagonista.

Non parlerò. Non ti ho visto in faccia. Il mio fidanzato sta per tornare.

Il terrore del silenzio

Il lungometraggio risulta maggiormente interessante nel suo modo registico di trattare il genere sfruttando ottimamente il minimanlismo degli elementi messi in campo al fine di creare la giusta suspense narrativa. Ma quali sono questi elementi?

  1. Introdurre dei personaggi in maniera non didascalica ma sfruttando il dialogo. Questo avviene nei riguardi del vicino di casa maschile che viene citato in una frase messa lì in maniera quasi casuale. Lo spettatore sa che quel personaggio esiste pur non vedendolo comparire ma alla fine il pubblico non aspetta altro che il momento in cui quel carattere entri definitivamente in scena e modifichi i piani del gioco. Tale personaggio serve maggiormente per mantenere alta la concentrazione del pubblico, in parte come avviene nelle pellicole in cui compare in scena una pistola, che viene più e più volte ripresa, ma che non sappiamo quando verrà realmente usata. La domanda ad esempio in un film come L’odio (La Haine) è: quando premeranno il grilletto?
  2. Il gatto. Per lunghi tratti la protagonista non riesce più a trovarlo, trasformando l’animale così in uno degli escamotage narrativo per aumentare la tensione.
  3. Nel primo atto, durante il dialogo e la scena con la vicina di casa, vengono seminate delle informazioni e degli indizi, elementi che pian piano verranno riutilizzati e rimessi in scena in maniera costruttiva.
  4. Ironia drammatica: le varie sequenze in cui noi vediamo il criminale uccidere e agire all’insaputa della protagonista che non sentendo i suoi rumori di passi non se ne rende conto. Noi vediamo il pericolo, ma lei no.

La storia ottiene una maggiore rapidità di montaggio nella parte conclusiva della vicenda quando si entra definitivamente all’interno di un film di sopravvivenza, dove la casa e i suoi angoli divengono dei ripari e una protezione dall’uomo cattivo. La stessa protagonista dovrà evolversi e scoprire la sua forza interiore per sconfiggere il mostro.

In conclusione, Il terrore del silenzio, è senza dubbio un buon film thriller d’intrattenimento che fa della regia la sua arma in più, una regia in grado di giocare con l’elemento caratteristico del personaggio principale e di una sceneggiatura che riesce a sfruttare al meglio tutti i suoi elementi messi a disposizione dalla scena.

Note positive

  • Regia
  • Sceneggiatura
  • Il sonoro

Note negative

  • /
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