Il metodo Kominsky 3 (2021): La vita insegnata da Michael Douglas

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Il metodo Kominsky

Titolo originale: The Kominsky Method

Anno: 2021

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: commedia

Produzione: Chuck Lorre Productions, Warner Bros. Television

Distribuzione: Netflix

Stagione: 3

Episodi: 6

Durata: ca. 30 min.

Ideatore: Chuck Lorre

Regia: Andy Tennant

Sceneggiatura: Chuck Lorre

Montaggio: Gina Sansom

Musiche: Jeff Cardoni

Attori: Michael Douglas, Sarah Baker, Paul Reiser, Kathleen Turner, Lisa Edelstein, Joel Osment, Morgan Freeman

Trailer originale della terza stagione di Il metodo Kominsky

Ideato da Chuck Lorre, nominato per 9 Primetime Emmys e autore di Due uomini e mezzo e The Big Bang Theory, Il metodo Kominsky (premiata nel 2019 al Golden Globe come miglior serie commedia o musicale) è una serie Netflix in produzione dal 2018. La terza e ultima stagione, composta da sei puntate da circa 30 minuti ciascuna, trova ancora Gina Sansom (Io & Marley, D. Frankel, 2008, in totale 16 puntate di Il metodo Kominsky) in qualità di montatrice cinematografica. Prodotta dallo stesso Chuck Lorre e dal protagonista Michael Douglas (vincitore di due Academy Award), la serie ritrova, ad eccezione di Alan Arkin, i personaggi storici, con l’inserimento in qualche sequenza del premio Oscar Morgan Freeman e della solo ricorrente nella seconda stagione Kathleen Turner. In entrambe le precedenti stagioni, Douglas ha ottenuto la candidatura al Golden Globe, vincendo nella categoria migliore attore in una serie commedia o musicale nel 2019.

Trama di Il metodo Kominsky

Sandy Kominsky (Michael Douglas), in seguito alla scomparsa del caro amico Norman Newlander (Alan Arkin), avverte ormai chiaramente il tramonto della sua esistenza. Del resto, nella scuola di recitazione che gestisce entrano in conflitto quotidianamente le ossessioni di aspiranti attori affascinati esclusivamente dal successo, privi di quel naturale altruismo che invece caratterizzava i tempi passati. Ma non è tutto, perché Kominsky deve anche controllare la ricchezza di Newlander, scontrandosi con Robbie (Joel Osment) e Phoebe (Lisa Edelstein), tentando allo stesso tempo di mantenere i rapporti con la figlia Mindy (Sarah Baker) e l’ex moglie Roz (Kathleen Turner).

Recensione di Il metodo Kominsky

Se Il metodo Kominsky è stato nominato per entrambe le stagioni al Golden Globe, vincendone uno nel 2019 anche con Michael Douglas, la ragione consiste di certo nell’originalità di Chuck Lorre, nella qualità interpretativa e nella profondità, pur ironica, che caratterizza i dialoghi. Ingaggiando due veterani di Hollywood come Arkin (per le prime due stagioni) e appunto Douglas, Lorre è riuscito ad analizzare, sempre con uno stile piacevole, temi complessi come l’amicizia, l’arrivismo, il dramma, la competizione, sorprendendo lo spettatore con straordinaria costanza. E in fondo il leitmotiv della terza e ultima stagione è ancora questo, pur perdendo la presenza di Alan Arkin.

Tuttavia, nonostante l’importante assenza, Douglas, grazie alla sua intramontabile presenza scenica, riesce a rinnovare positivamente la serie (sempre girata attraverso la modalità della camera singola), aiutato anche dalle interpretazioni del resto del cast, arricchito con Kathleen Turner e Morgan Freeman. Due presenze che sottolineano la traccia della terza stagione di Il metodo Kominsky, divertente rappresentazione – e quasi parodia – dei contrasti intergenerazionali, sapientemente idealizzati da Lorre nel capitolo 20 per via di un indimenticabile duetto tra Douglas e Freeman. Del resto, il passato che tanto ricorre nella serie, quello che Ruz/Kathleen Turner considera “oggettivamente migliore del presente”, viene identificato con un periodo in cui gli attori stabilivano una coesione, aiutandosi nelle difficoltà e festeggiando – o aprendo il loro cuore – quando qualcuno raggiungeva la fama.

Uno stile di vita decisamente distante da quello che avviene nella scuola di recitazione di Sandy Kominsky, ormai continuamente minacciata da egoismo e invidia. Le stesse che, pur grottescamente, si sottolineano in Robbie e Phoebe, entrambi interessati semplicemente al capitale di Norman Newlander. Una persona straordinaria proprio per il valore che era solito conferire ai rapporti umani più autentici (quello con Sandy su tutti), allontanandosi dalla corruzione a cui, talvolta, il denaro può portare. Quello che in fondo rischia lo stesso Kominsky, appesantito dalle responsabilità derivanti dalla distribuzione del patrimonio di Norman: una situazione capace di fargli fraintendere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, inserendosi rovinosamente nella relazione tra sua figlia Mandy e Martin (Paul Reiser), faticosamente stabilizzata da Ruz. Ma Il metodo Kominsky è anche capace di ribaltamenti continui, come lo sconvolgente arrivo della madre di Martin, in grado di modificare di nuovo l’atmosfera familiare, oppure l’occasione tanto ambita da Sandy stesso, capace di stabilire quel realismo che contemporaneamente spaventa e inorgoglisce. Svolte che confermano la qualità della serie, spingendoci ad ammirare, ancora una volta, le straordinarie capacità di due icone di Hollywood come Michael Douglas e Morgan Freeman, in grado di dominare la scena praticamente in ogni contesto.

Note positive

  • L’interpretazione corale del cast (un plauso particolare a Michael Douglas, assoluto protagonista)
  • La sceneggiatura di Chuck Lorre
  • La qualità dei dialoghi

Note negative

  • L’epilogo della stagione, eccessivamente rapido (e quindi meno profondo) nel concludere Il metodo Kominsky
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