Yellowstone (2018): Responsabilità e drammi di un capofamiglia

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Yellowstone

Titolo originale: Yellowstone

Anno: 2018

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: drammatico

Produzione: Linson Entertainment

Distribuzione: Paramount Network

Stagione: 1

Episodi: 9

Durata: ca. 54 min.

Ideatore: Taylor Sheridan, John Linson

Regia: Taylor Sheridan

Sceneggiatura: Taylor Sheridan

Fotografia: Ben Richardson

Montaggio: Gary Roach, Evan Ahlgren, Chad Galster

Musiche: Brian Tyler

Attori: Kevin Costner, Luke Grimes, Kelly Reilly, Wes Bentley, Cole Hauser, Kelsey Asbille, Brecken Merrill, Jefferson White, Gil Birmingham, Danny Huston

Trailer di Yellowstone (stagione 1)

Ideato da John Linson e Taylor Sheridan (Sicario, 2015; Hell or High Water, 2016; I segreti di Wind River, 2017), Yellowstone è una serie composta da nove episodi della durata di circa 54 minuti (l’episodio pilota, dal titolo Daybreak, ne dura 92). Diretto e sceneggiato dallo stesso Sheridan, la prima stagione vanta Ben Richardson (I segreti di Wind River) in qualità di direttore della fotografia e il trio di montatori cinematografici composto da Evan Ahlgren, Chad Galster e il candidato all’Oscar Gary Roach (Gran Torino, C. Eastwood, 2008; Invictus, C. Eastwood, 2009; J. Edgar, C. Eastwood, 2011; American Sniper, C. Eastwood, 2014). Distribuita da Paramount Network e prodotta anche da Kevin Costner, Yellowstone è musicata da Brian Tyler (Avengers: Age of Ultron, Joss Whedon, 2015; Truth: Il prezzo della verità, James Vanderbilt, 2015; Rambo: Last Blood, A. Grunberg, 2019). Nel cast, oltre a Costner, figurano Luke Grimes, Kelly Reilly, Wes Bentley, Cole Hauser, Kelsey Asbille (I segreti di Wind River), Jefferson White, Gil Birmingham (Hell or High Water, I segreti di Wind River), Forrie J. Smith e Danny Huston.

Trama di Yellowstone

John Dutton (Kevin Costner) è il patriarca di una ricca famiglia del Montana. Proprietario del Dutton Ranch, uno dei più vasti degli Stati Uniti d’America, John continua a lottare per evitare di perdere ciò che è appartenuto a suo padre e, prima ancora, a suo nonno. Del resto, il vicino parco nazionale e gli interessi personali ed economici di Thomas Rainwater (Gil Birmingham) e Dan Jenkins (Danny Huston) rendono sempre più difficile difendere il ranch, in cui lavorano diversi cowboys coordinati dai fedeli Rip Wheeler (Cole Hauser) e Lloyd (Forrie J. Smith). Tutelato legalmente dal figlio Jamie (Wes Bentley), John chiede aiuto anche a Bett (Kelly Reilly) e Kayce Dutton (Luke Grimes), tentando allo stesso tempo di ricostruire una famiglia ormai disgregata.

Recensione di Yellowstone

Delle grandi doti di Taylor Sheridan, non solo in qualità di sceneggiatore, è ormai risaputo. La trilogia della frontiera composta da Sicario (D. Villeneuve, 2015), Hell or High Water (D. Mackenzie, 2016) e I segreti di Wind River (T. Sheridan, 2017) ha reso il cineasta statunitense uno degli autori più interessanti dell’epoca contemporanea. Il pregio di Sheridan, del resto, consiste in quello stile diretto e reale, epurato da ogni aspetto superfluo che allontanerebbe lo spettatore dal tema principale, spesso coincidente con la volontà di trasmettere le condizioni, i contrasti e persino i paradossi dell’America più profonda. Come nelle sue precedenti opere, anche nella serie Yellowstone il territorio che corrisponde a quell’intervallo spaziale tra una città e l’altra diviene la scenografia sui cui organizzare la complessità della sceneggiatura. In questo caso, Sheridan opta per il rurale Montana, teatro delle vicende dei Dutton, famiglia benestante a capo di uno sconfinato ranch. E qui la prima apparente dissonanza rispetto alle precedenti opere, poiché lo sceneggiatore originario di Norwich, tratta di un ricco proprietario terriero, lontano dai Texas Rangers del film diretto da Mackenzie o, soprattutto, dal cacciatore Cory Lambert interpretato da Jeremy Renner in I segreti di Wind River.

Di contrasto, però, John Dutton rappresenta anche i conflitti da sempre al centro delle storie di Sheridan, che in questo capitolo trovano nel Montana il luogo ideale. “Le grandi ricchezze sono qui” sostiene una persona in una delle prime puntate. Una considerazione che permette di comprendere il fragile rapporto di questo Stato e non solo, diviso tra allevatori storici e nuove mire espansionistiche. Per tale ragione il Montana diventa il nodo di un notevole flusso di affari, continuamente in ascesa e addirittura più in auge di alcune capitali del trading finanziario. John affronta tale “slancio verso il progresso” con la responsabilità e la pressione di un capofamiglia che rischia di perdere ciò è appartenuto ai Dutton da centoventi anni. Una situazione capace di eroderlo nel profondo, indebolendolo nel fisico e rendendolo vulnerabile nonostante la sua tenacia.

La stessa che il patriarca, interpretato da un ottimo Kevin Costner, riversa su ogni aspetto che riguarda il ranch ma anche, e soprattutto, su quella famiglia il cui sgretolamento si è acuito (non iniziato) dalla tragica scomparsa della moglie. In fondo, quel soggiorno vuoto e quasi abbandonato ricorda la famiglia che non sono mai stati. Un luogo all’ombra di quei campi che, ben inquadrati da Ben Richardson, restano freddi e solitari. Esattamente come il rapporto tra John e suo figlio Jamie, l’unico che si occupa della gestione del ranch tralasciando però se stesso. Oppure nei confronti di Kayce, capace di “complicare ogni giornata” giungendo a compromettere persino la relazione con Monica.

In tale panorama, pur già notevolmente interessante, spiccano però le figure di Beth Dutton e Rip Wheeler. L’attrice inglese Kelly Reilly, perfetta nel ruolo della figlia di John, riesce a trasmettere il dramma di una donna costretta a convivere con un perenne senso di colpa. Una spiacevole situazione che lega Beth, più di tutti gli altri e quasi per una voglia di redenzione, a John Dutton, da lei considerato l’unico in grado di potere mantenere la proprietà di famiglia.

Una fedeltà mostrata anche da Rip Wheeler, modello di quella “seconda possibilità” che proprio John è solito riservare, pur con alte aspettative, ad alcune persone finite sulla cattiva strada. Due situazione che pongono il patriarca in qualità di centro assoluto della serie Yellowstone, come fosse un mandante disposto a tutto pur di mantenere il nome Dutton legato a quella terra. La stessa che appare sempre più minacciata da una arrembante speculazione, in grado di rispondere ai metodi ruvidi di John stipulando alleanze (tra Rainwater e Jenkins) e sottolineando temi che rappresentano solo dei pretesti. La tutela di alcune specie protette, ad esempio. Di certo apprezzabile e fondamentale, ma al tempo stesso sostenuta dal californiano Dan Jenkins con l’unica finalità d’indebolire John, dimenticando una coppia di escursionisti precipitata in una gola. Contraddizioni e contrasti capaci di far emergere la realtà di un territorio in cui “niente si condivide”, ma anche le debolezze di un uomo abituato a trascorrere le serate da solo, riflettendo sul passato e immaginando una casa abitata da una vera famiglia, tralasciando quel concetto di “vivere alla giornata” che tanto rimanda alla più pratica e per questo drammatica “sopravvivenza”.

Note positive

  • L’interpretazione corale del cast (un plauso particolare a Kevin Costner e Kelly Reilly)
  • La sceneggiatura di Taylor Sheridan, sempre interessante nel raccontare le località apparentemente più emarginate
  • La fotografia di Ben Richardson, capace di inquadrare al meglio lo straordinario Montana

Note negative

  • Nonostante l’apprezzato script dell’autore statunitense, il format a nove puntate implica continue svolte che, occasionalmente, possono allontanare dal più puro stile dello scrittore

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