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Il mio nome è vendetta
Titolo originale: Il mio nome è vendetta
Anno: 2022
Nazione: Italia
Genere: Thriller
Casa di produzione: Colorado Film
Distribuzione italiana: Netflix
Durata: 1h 30m
Regia: Cosimo Gomez
Sceneggiatura: Sandrone Dazieri, Cosimo Gomez, Andrea Nobile
Fotografia: Vittorio Omodei Zorini
Montaggio: Alessio Doglione
Musiche: Giorgio Giampà, Marta Lucchesini
Attori: Alessandro Gassmann, Ginevra Francesconi, Alessio Praticò, Francesco Villano, Gabriele Falsetta, Marcello Mazzarella, Sinja Dieks, Luca Zamperoni, Remo Girone
Dal cineasta di Brutti e cattivi (2017) e Io e Spotty (2022), Cosimo Gomez, arriva il 30 novembre 2022 su Netflix “Il mio nome è vedetta”, un thriller d’azione a tema mafioso, girato in otto settimane tra l’Alto Adige, Veneto, Milano e Roma, che vede come protagonisti Alessandro Gassmann (La monaca di Monza, 1987; Il bagno Turco, 1997; Caos Calmo, 2008) e l’attrice classe 2003 Ginevra Francesconi (The nest – Il nido, 2019; Genitori vs influencer, 2021).
Trama de Il mio nome è vendetta
In una tranquilla cittadina del Trentino-Alto Agide vive Santo insieme alla sua famiglia, composta dalla moglie Ingrid (Sinja Diecks) e dalla figlia di diciassette anni Sofia (Ginevra Francesconi), una promettente campionessa di hockey. La loro vita è serena e felice ma tutto cambia quando Sofia, dopo una giornata passata nel bosco con il padre, decide di scattare, di nascosto, una foto al padre andandola a pubblicare online come storia d’Instagram, nonostante la contrarietà di Santo, un uomo che non possiede social e che non vuole mai essere fotografato. Questa fotografia porterà alla luce molti lati oscuri di Santo che dovrà vedersela nuovamente con il proprio passato. Grazie alle nuove tecnologie sul riconoscimento facciale online la famiglia mafiosa de i Lo Bianco vengono alla scoperta di dove si trova il loro arci-nemico che ora si fa chiamare Santo, un uomo che vent’anni fa ha ucciso il figlio del capo famiglia. Angelo Lo Bianco (Remo Girone) pretende vendetta, così invia due sicari in Trentino per ammazzare Santo e tutta la sua famiglia, un evento che porterà alla morte di Ingrid e del fratello di lei. Ora Santo è costretto a raccontare la verità a Sofia e insieme dovranno combattere per uccidere la famiglia Lo Bianco, in un mondo in cui uccidi o sei ucciso.

Recensione de Il mio nome è vendetta
Il lungometraggio di Gomez non brilla di originalità narrativa ricalcando il classico tema d’azione – mafioso di molteplici pellicole americane in cui un individuo, in questo caso Santo, deve impugnare le armi per potersi vendicare dei torti subiti (l’uccisione della propria moglie) e per farlo dovrà incanalarsi dentro un mondo brutale e oscuro fatto di assassini spietati, dove l’unica legge che vige è quella della giungla, in cui attacchi o muori. Il protagonista della storia però non è santo ma questo personaggio possiede più che altro il ruolo di mentore all’interno del lungometraggio, che invece innalza a protagonista Sofia, creando su di essa una sorta di Revenge Movie, in cui una ragazza innocente che pensa solo all’hockey, al fidanzato e a prendere in futuro la patente, si trova coinvolta dentro loschi piani sanguinosi di vendetta, di una vendetta desiderata dal padre che vuole punire i Lo Bianco per aver ucciso la propria moglie. Santo dovrà dunque insegnare alla figlia le dure regole del mondo della delinquenza, di un mondo fatto di sangue e di brutalità, così la diciasettenne non penserà più a come organizzare una festa con le sue amiche ma a come organizzare un piano per uccidere dei mafiosi o su come si crea una bomba o si ruba una macchina, segnando in lei una divisione netta tra chi era prima di tutto e chi dovrà diventare dopo tutto. Il film dunque possiede una dinamica interessante e che dona un senso d’innovazione sul tema basata sul rapporto tra padre e figlio, un legame su cui si struttura l’intera opera drammaturgico poiché non assistiamo solo al rapporto tra Santo e Sofia ma anche tra quello del boss mafioso con il suo unico figlio rimasto in vita, Michele. Il problema è che questa tematica viene narrata con molta superficialità e gli stessi personaggi ci appaiono solo leggermente abbozzati, venendo privati da ogni componente tridimensionale, essendo immersi in un unico pensiero: “La vendetta”, un’emozione che muoverà tutti i fili drammaturgici della storia.
Il mio nome è vendetta è un film che si poggia essenzialmente sulle ottime interpretazioni attoriali dove troviamo un Gassmann in grande spolvero e capace d’interpretare un personaggio duro e scontroso con quel briciolo di umanità necessaria, anche Ginevra Francesconi realizza una performance attoriale discreta riuscendo a rendere bene esclusivamente nella scena finale del film, dove notiamo definitivamente la trasformazione caratteriale nella giovane Sofia, una persona distrutta da ciò che ha vissuto e che si è forgiata dentro un trauma che l’ha profondamente trasformata in un’altra persona. Per il resto la pellicola funziona poco, soprattutto a livello di sceneggiatura e di ritmo, dove il tutto viene appiattito dentro un film d’azione pieno di sparatorie e lotte, in cui l’elemento emozionale del rapporto padre e figlio viene a mancare, comparendo solo in alcuni sprazzi, inoltre il personaggio Santo non ci viene mai realmente spiegato, soprattutto nel suo passato e nel suo modo di agire: come mai ha ucciso il figlio dei Lo Bianco? E perché dopo è scapato senza uccidere la famiglia dei Lo Bianco, ben sapendo che prima o poi l’avrebbero rintracciato? Domande a cui non troviamo nessuna risposta.

In conclusione
Se amate l’azione e i film pieni di sparatorie questo potrebbe essere un film che fa a caso vostro, anche se il tutto non appare accattivante ricadendo dentro una sua banalità drammaturgica. Il problema principale della pellicola sono i personaggi, soprattutto quelli mafiosi, che sono delle macchiette non approfondite e di cui noi non sappiamo niente. I film vive d’azione e nient’altro e ciò può farci annoiare, anche perché grandi scene action non sono presenti, come neppure una musica indimenticabile, anzi la colonna sonora è alquanto dimenticabile.
Note positive
- Interpretazione di Gassmann
Note negative
- Scrittura dei personaggi
- Sceneggiatura, che non riesce a elevare la storia