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Il Momento di Uccidere
Titolo originale: A Time to Kill
Anno: 1996
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Drammatico, Thriller
Produzione: Warner Bros., Regency Enterprises, John Grisham, Arnon Milchan, Hunt Lowry, Michael G. Nathanson
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 149’
Regia: Joel Schumacher
Sceneggiatura: Akiva Goldsman
Soggetto: John Grisham
Fotografia: Peter Menzies Jr.
Montaggio: William Steinkamp
Musiche: Elliot Goldenthal
Attori: Matthew McConaughey, Sandra Bullock, Samuel L. Jackson, Kevin Spacey, Charles S. Dutton, Donald Sutherland, Chris Cooper, Ashley Judd, Kiefer Sutherland, Oliver Platt, Octavia Spencer
Era il 1987 quando John Ray Grisham Jr., uomo di legge attivo nella vita politica statunitense sino agli anni ’90, ultimò il suo primo romanzo: “A time to kill”. Pare oggi incredibile pensare che, dopo il rifiuto da parte di diversi editori, l’opera fu finalmente accettata e pubblicata nel 1988, con una tiratura pari a 5000 copie.
Quello di Grisham fu quindi un esordio segnato da diverse difficoltà ma egli, consapevole delle sue capacità autoriali e spinto dall’esigenza di denuncia nei confronti della società e del sistema giudiziario americano, non si perse d’animo e, una volta pubblicata questa sua prima opera, diede istantaneamente il via alla stesura di un secondo romanzo: “Il socio”.
Caparbio e capace, l’autore ha convinto il mondo intero della sua unicità, creando trame intrise di delicate tematiche e ricche di dialoghi appassionanti e divenendo nel tempo, l’autore più amato di gialli giudiziari ed anche il volto del ‘legal thriller’ cinematografico, grazie alle moltissime pellicole tratte dalle sue opere.
Tra i diversi registi che hanno attinto dalle opere dello scrittore vi è Joel Schumacher il quale, dopo aver diretto l’adattamento de “Il cliente”, nel 1996 realizza “Il momento di uccidere” (“A time to kill”), con il fondamentale intervento dello sceneggiatore Akiva Goldsman.
Trama di Il Momento di Uccidere
Nel corso degli anni ottanta, lo Stato del Mississippi è ancora teatro di terribili atrocità; una parte della società, sembra non aver ancora sortito gli effetti delle grandi battaglie portate avanti dai leader della comunità afroamericana. Billy Ray Cobb e James Louis ‘Pete’ Willard sono due giovani e crudeli ragazzi bianchi, il cui razzismo e la cui ferocia vengono palesati fin da subito. I due, ubriachi e spinti dalla loro indole violenta, rapiscono la giovanissima Tonia, ragazzina di colore di soli 11 anni, la violentano e, con l’intento di ucciderla, la gettano da un ponte, lasciandola in fin di vita.
La bambina, nonostante le gravi violenze subite, sopravvive, e i due giovani depravati vengono arrestati ma Carl Lee, il padre di Tonia, devastato per ciò che la figlia, indifesa, ha dovuto affrontare e per non essere stato in grado di proteggerla, ben presto capisce di poter ottenere giustizia, solamente facendosela da sé.
L’uomo infatti, dopo essersi confrontato con l’avvenente Jake Brigance, avvocato ancora alle prime armi ma bramoso di dare slancio alla sua carriera, viene a sapere che i due incriminati riusciranno ad ottenere un’indulgente condanna e decide così di ucciderli. Armatosi di fucile, Carl si presenta in tribunale il giorno stesso dell’udienza e toglie la vita ad entrambi i violentatori, ferendo persino l’ufficiale di polizia che li accompagna.
Arrestato e accusato di omicidio, il padre di Tonia decide di affidarsi all’avvocato Brigance, nominandolo suo difensore; quest’ultimo, attirato, da una parte, dalla grande portata del processo e sentendosi, dall’altra, responsabile per l’estremo gesto di Carl, accetta il caso, impostando una difesa tutta volta a dimostrare l’infermità mentale del signor Lee e accentando l’aiuto di un’intraprendente studentessa di legge: Ellen Roark.
La squadra messa in piedi da Jake, per difendere il suo assistito, deve però confrontarsi con l’esperienza e l’astuzia del famigerato procuratore Buckley, con l’ostilità mostrata dal giudice Omar Noose e con una giuria che, fin dal primo momento, sembra preponderare per una dichiarazione di colpevolezza.
Inoltre, non solo il tribunale è teatro delle ripercussioni della drammatica storia della famiglia Lee; il processo ha infatti un grande eco in tutta la nazione, tale da portare la comunità afroamericana a scontrarsi con alcuni membri del Ku Klux Klan, i quali, mossi dall’ideale di “supremazia bianca”, mettono in serio pericolo anche le vite dell’avvocato e dei suoi collaboratori.
Recensione di Il Momento di Uccidere
Il cineasta newyorkese Joel Schumacher, alle prese con il suo undicesimo lungometraggio, conferma la sua incredibile versatilità, con un film molto distante da diverse sue realizzazioni precedenti e successive (“Batman Forever” nel 1995, “Number 23” nel 2007), sia per quanto riguarda la componente tecnica, sia per le tematiche e la profondità del messaggio. Il regista dimostra inoltre grande rispetto nei confronti dell’opera di Grisham, riuscendo a riflettere sullo schermo l’intenzione e l’intensità del testo. Un’ abilità registica che viene palesata soprattutto nei momenti topici della pellicola, nei quali, tramite uno studio minuzioso del suono e dell’immagine, l’atmosfera si carica di pathos, accalappiando l’attenzione dello spettatore.
Una direzione attenta ed efficace, che viene sublimata dalle impeccabili interpretazioni di un cast straordinario. Attori già navigati come Donald Sutherland (abile avvocato poco ortodosso che, allontanatosi dai tribunali, è divenuto mentore del giovane Brigance), vengono affiancati da interpreti ancora agli esordi di una florida carriera; su tutti l’affascinante Matthew McConaughey che, nei panni dello stesso protagonista, crea un suggestivo accostamento tra sé ed il personaggio interpretato.
La tematica razziale in Il Momento di Uccidere
Voglio che la vediate…
signore e signori, quella creatura…
e ora, immaginate che sia bianca!
Provocatorie e taglienti, queste poche parole pronunciate da Jake Brigance, durante la sua arringa finale; il giovane avvocato è assoluto protagonista del momento drammaticamente più alto del film: dopo aver ripercorso nel dettaglio le terribili oscenità di cui Tonia era stata vittima, Jake lancia una provocazione alla giuria.
Tale provocazione, che riecheggia nel silenzio di un tribunale attonito e, al pari dello spettatore, emotivamente turbato, sembra racchiudere perfettamente il senso più profondo della denigrazione condannata da Grisham. Il mondo da lui descritto e rappresentato da Schumacher, è un mondo spezzato in due, in cui l’odio e il pregiudizio serpeggiano rumorosi e in cui la mentalità generale si poggia sulla certezza che il colore della pelle possa dire di una persona, molto più del suo stesso temperamento, dei suoi stessi ideali, del suo stesso essere anima e mente.
La giustizia in Il Momento di Uccidere
Dobbiamo osservare la verità attraverso il cuore.
Perché dove osserviamo con gli occhi e con la mente, paura e odio convertono la solidarietà in pregiudizio.
E alla fine, signori, cosa è la giustizia, se non il riflesso dei nostri pregiudizi?
È quindi in primis il pregiudizio a dover essere rifiutato ed osteggiato, per far sì che la giustizia sia effettivamente giusta e non l’opaco riflesso delle convinzioni di cui ci facciamo portatori, basandoci unicamente su ciò che vediamo e su quello che crediamo essere vero a prescindere da tutto. Dobbiamo saper distinguere quello che è giusto affidandoci al nostro cuore, arrogandoci il diritto di perseguire nient’altro che il bene. Non può essere la logica l’unico elemento trainante di una società sana e dominata dal rispetto, l’uomo ha bisogno di affidarsi all’esperienza e alla ragione e deve saper comprendere la propria sensibilità, nel continuo tentativo di applicarla sull’altro. Pertanto, siamo noi il motore che muove il mondo nel suo continuo incedere e, quando le istituzioni mancano di umanità, dobbiamo sentirci chiamati in causa e batterci per ciò che riteniamo vero, per ciò che riteniamo necessario per il benessere di tutti. Tutti insieme, uniti dal nostro essere umani.
Note positive
- Trama
- Tematiche
- Cast
- Interpretazioni
Note negative
- Nessuna in particolare