Il Nibbio (2025). Il peso del dovere e il silenzio della verità

Recensione, trama e cast del film Il Nibbio (2025), dove Nicola Calipari, agente del SISMI, è incaricato di salvare la giornalista Giuliana Sgrena, affrontando una delicata missione per riportarla a casa. Un thriller teso e sobrio, ispirato a fatti reali.

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Il Nibbio (2025) – Claudio Santamaria nel ruolo di Nicola Calipari – © Notorious Pictures – Fotografia: Riccardo Ghilardi – Immagine concessa per uso editoriale.
Il Nibbio (2025) – Claudio Santamaria nel ruolo di Nicola Calipari – © Notorious Pictures – Fotografia: Riccardo Ghilardi – Immagine concessa per uso editoriale.

Trailer di “Il Nibbio”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Il Nibbio è un film del 2025 diretto da Alessandro Tonda e scritto da Sandro Petraglia (Il portaborse, La meglio gioventù, Romanzo Criminale), nome di peso nel panorama del cinema italiano, che qui costruisce un racconto ispirato a fatti realmente accaduti, con al centro la figura di Nicola Calipari, agente del SISMI. A interpretare Calipari troviamo Claudio Santamaria, in una delle sue prove più intense, affiancato da Sonia Bergamasco nei panni della giornalista rapita Giuliana Sgrena.

Uscito nelle sale italiane il 6 marzo 2025, Il Nibbio ha attirato l’attenzione della critica per il modo sobrio e rispettoso con cui affronta un capitolo tanto delicato della storia recente italiana, evitando sia la retorica che la polemica aperta. Il film racconta i ventotto giorni che precedono il rilascio della giornalista rapita, in una corsa contro il tempo fatta di silenzi, pressioni istituzionali e scelte morali.

Trama di “Il Nibbio”

Nel febbraio 2005, il funzionario del SISMI Nicola Calipari, nome in codice “Il Nibbio”, viene richiamato d’urgenza a Roma: la giornalista Giuliana Sgrena è stata rapita a Baghdad da una milizia sunnita. Forte del suo ruolo nell’intelligence e segnato dall’esperienza del caso Baldoni, Calipari si ritrova coinvolto in una delicata trattativa internazionale, dove ogni passo è un rischio calcolato.

Mentre si muove tra Roma e l’Iraq, tra dossier riservati, pressioni politiche e comunicazioni cifrate, il film mostra il duplice volto dell’uomo: quello pubblico del servitore dello Stato, e quello privato del marito e padre. Il tempo stringe e la tensione cresce, in un conto alla rovescia scandito da silenzi, strategie e intuizioni, dove la posta in gioco è altissima e il margine di errore inesistente.

Recensione di “Il Nibbio”

28 giorni. Questo è l’arco temporale ristretto in cui si sviluppano le vicende. Un conto alla rovescia teso e silenzioso, scandito da un’unica missione: riportare a casa la giornalista Giuliana Sgrena, rapita in Iraq nel 2005. Il protagonista, Nicola Calipari (interpretato da un trasformato Claudio Santamaria), è l’uomo incaricato di compiere questa impresa. Ma dietro la missione si celano pressioni istituzionali ed equilibri precari. Ma, sopra ogni cosa, il senso del dovere che si intreccia con un profondo desiderio di giustizia.

Petraglia costruisce una sceneggiatura solida, essenziale, che sceglie di non aprire troppi fronti narrativi: il film non è una ricostruzione completa, né un’inchiesta politica mascherata da thriller. È, piuttosto, un’indagine sulla fatica del “fare la cosa giusta” all’interno di un sistema opaco. L’uso di ellissi e silenzi rende la narrazione più densa, lasciando che sia lo spettatore a riempire gli spazi vuoti.

Il cuore pulsante di questa storia è l’interpretazione di Claudio Santamaria, che riesce a restituire un Calipari credibile, misurato, profondamente umano. Il suo Calipari è un uomo che porta sulle spalle il peso di una missione più grande di lui, ma lo fa con compostezza, quasi in silenzio. Accanto a lui, Sonia Bergamasco tratteggia una Giuliana Sgrena lontana dalla retorica della “vittima”. È una donna lucida, forte, che affronta la prigionia con coraggio, ma anche con uno sguardo critico sulle dinamiche che l’hanno portata lì. Anna Ferzetti, nei panni della moglie Rosa, dona ulteriore profondità al protagonista, offrendo brevi ma intensi momenti di quotidianità familiare che ci ricordano che Calipari è anche padre, marito, uomo.

Il film lavora sottilmente sul concetto di identità privata e pubblica, e lo fa mettendo in contrasto le telefonate di lavoro con i pranzi in famiglia, le conversazioni diplomatiche con gli sguardi alla figlia addormentata. In questo dualismo risiede gran parte della forza della pellicola. La regia di Alessandro Tonda è misurata, quasi invisibile, ma non per questo priva di intensità. Non c’è un eccessivo virtuosismo registico: la messa in scena è asciutta, realistica, coerente con la storia trattata.

La narrazione rimane sobria, controllata e cerca di mettere in scena l’essenziale di una vicenda alquanto complessa. Questo significa però anche a rinunciare ad una esplorazione più dettagliata, o almeno meno superficiale, delle cause e delle responsabilità politiche dell’accaduto, lasciando con un po’ di perplessità e di alienazione riguardo al contesto geopolitico.

In conclusione

Il Nibbio (2025) emerge come un film sobrio, composto, che celebra la figura di Nicola Calipari elevandolo più a uomo che a eroe. I due protagonisti costruiscono un ponte che unisce la cronaca all’umanità, offrendo una visione sentita di un avvenimento tanto delicato. Un film che va dritto al cuore della questione senza retorica, impreziosito da un Claudio Santamaria davvero in grande forma artistica. Rimane il rammarico per un’occasione mancata di approfondire il contesto politico, ma il ritratto di uomo – e non di eroe – è talmente solido che la pellicola lascia un’impronta significativa.

Note positive

  • Grandi interpretazioni: Interpretazioni intense, capaci di trasmettere umanità e dignità senza enfasi.
  • Un racconto reale: Narrazione sobria che evita la spettacolarizzazione dei fatti reali.
  • Elevazione dell’uomo e non dell’eroe: Un protagonista sfaccettato, lontano dalla retorica eroica.
  • Tensione calcolata: La capacità di restituire tensione e conflitto anche nei dettagli minimi: uno sguardo, una pausa, una telefonata.

Note negative

  • Contesto geopolitico poco esplorato: Il film rinuncia consapevolmente a indagare le responsabilità politiche dell’accaduto, rimanendo in superficie rispetto al contesto geopolitico.
  • Narrazione respirata: In alcuni momenti, il ritmo rallenta forse eccessivamente, rischiando di spegnere la tensione costruita fino a quel punto.

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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Emozione
Interpretazione
SUMMARY
3.1
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Stefano Rocca
Stefano Rocca

"Lei non crede che i sogni e internet siano abbastanza simili?
Sono luoghi in cui si esprimono desideri repressi" Sono un semplice appassionato di cinema, che ama raccontare le emozioni che i film sanno trasmettere. Ogni storia può evocare sensazioni diverse, e sono grato a chi sceglie di leggere i miei pensieri.