Il sospetto (2012): la caccia all’uomo innocente

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Trailer italiano del film Il sospetto

Il sospetto, in originale Jagten ovvero “La caccia”, è un film drammatico diretto da Thomas Vinterberg, vincitore del Premio Oscar per il Miglior film straniero con la pellicola Un altro giro. Anche questa pellicola fu candidato agli Oscar nella stessa categoria, l’anno in cui vinse Paolo Sorrentino con La grande bellezza. Fu presentato al Festival di Cannes nel 2012, ricevendo il premio miglior attore a Mads Mikkelsen e il premio della giuria ecunemica. Agli European Film Festival vinse invece la candidatura come miglior sceneggiatura. Fu accolto positivamente dalla critica, ottenendo anche un buon successo di pubblico.

Trama de Il sospetto

Lucas è un quarantenne che vive in una piccola cittadina danese, divorziato dalla moglie con cui ha un rapporto poco sereno e un figlio con cui cerca di mantenere dei rapporti. Nonostante vari impedimenti dovuti alla difficile relazione con l’ex, l’uomo lavora in un asilo nido come educatore. Qui è stimato e apprezzato da tutti, ha molti amici che lo adorano e tra questi vi è Theo, la cui figlia frequenta l’asilo in cui lui lavora. Un giorno quest’ultima, Klara, dichiara la sua cotta a Lucas con una letterina, che egli rifiuterà spingendola a interessarsi a un bambino della sua età. La bambina, offesa da quel rifiuto, racconterà alla direttrice della scuola di aver visto le parti intime del maestro, innescando così le varie accuse che saranno rivolte a Lucas e avviando l’inferno che quella menzogna infliggerà al protagonista.

Scena dal film Il sospetto
Scena de Il Sospetto

Recensione de Il sospetto

Thomas Vinterberg in questo film di rara bellezza per la sua crudeltà di messa in scena, narra probabilmente l’incubo peggiore che un essere umano possa vivere nella realtà: essere accusato ingiustamente di un reato non commesso. E se quel reato prevede la sporca invasione nella protetta innocenza infantile, dunque un atto di pedofilia, il soggetto agli occhi dell’opinione pubblica non ha alcun scampo. Il regista rende lo spettatore immediatamente conscio di quello che sta accadendo, egli sa perfettamente la verità dei fatti, è a conoscenza dell’innocenza di Lucas e della sua bontà d’animo. Grazie a questa scelta di scrittura avviene una immedesimazione totale del pubblico, che accompagnerà emotivamente il protagonista nella terribile angoscia di non essere creduto, persino dalle persone a lui più vicine.

Frame de Il Sospetto
Frame de Il Sospetto

Mads Mikkelsen regala un’interpretazione incredibile, donando alla macchina da presa sguardi intensi colmi di frustrazione, mentre la fotografia con la sua luce dal tempo indefinito, come in un eterno tramonto che si ripete in ogni inquadratura, gli accarezza dolcemente il viso afflitto dal dolore. Un attore straordinario che con la sua recitazione autentica, che fa spesso affidamento ai suoi occhi capaci di trasmettere l’intero spettro delle sue emozioni, in contrasto con la sua prestanza fisica a tratti minacciosa e severa, immerge ulteriormente lo spettatore nel suo mondo ormai infranto, senza apparente via d’uscita.

Vi sono, in questa pellicola interessante e controversa per le tematiche trattate, vari strati profondi della narrazione che si potrebbero analizzare. Le interpretazioni e le domande che scaturiscono a seguito della visione sono molteplici. Come detto in precedenza, lo spettatore è conscio di quello che sta accadendo, è dalla parte di Lucas e tifa per la sua liberazione dal calvario provocato dalle varie accuse e calunnie che gli sono rivolte. Ma se la narrazione avesse preso una strada diversa da quella adottata da Vinterberg? Il nostro punto di vista sarebbe stato probabilmente molto diverso, il sospetto, che cita il titolo italiano, si sarebbe infiltrato anche nella mente del fruitore dell’opera, che avrebbe a quel punto giustificato e, forse, approvato la violenza provocata ai danni del protagonista. A quel punto il percorso del film per il pubblico sarebbe stato totalmente differente. Anche noi, esattamente come tutti gli abitanti della piccola cittadina rappresentata nel film, saremmo stati portati a credere, poiché così si è sempre narrato, che i bambini dicano sempre la verità; quest’opera ci dimostra però esattamente il contrario. La fervida immaginazione degli infanti viaggia pericolosamente, spinti dalle immagini che vedono e dalle parole che odono, nel caso di Klara dalle fotografie pornografiche mostrate dal fratello adolescente.

Ma quanto è giusto riservare tale violenza a un soggetto che è colpevole fino a prova contraria? Quanto è giusto alienare soggetti che, per quanto problematici e rischiosi per la serenità della struttura sociale, sono comunque esseri umani spesso bisognosi d’aiuto psicologico per via dei loro disturbi? D’altronde la pedofilia è una parafilia, un disturbo della psiche. I soggetti che ne sono affetti devono essere condannati, ma quanto può servire la violenza alla redenzione? Ecco, queste sono alcune delle domande controverse che il film pone sul tavolo.

Frame de Il sospetto (2012)

Vi è poi un’altra riflessione su come i pettegolezzi, in questo caso delle accuse che poi decadono per via della mancanza di prove concrete, si infiltrino inesorabili come un virus nei cittadini, di come essi sedimentino ponendo delle radici difficili da estirpare. Il protagonista rimarrà per sempre incastrato in questo labirinto di diffamazioni, continuerà a percepire nello sguardo altrui il dubbio della sua innocenza. Emblematica l’ultima scena del film, che inquadra perfettamente il tormento a cui è condannato Lucas, con molte probabilità per il resto della sua vita.

Inoltre vediamo un’interessante rappresentazione della mascolinità, che raramente nel cinema, come anche nella vita, vediamo associata a un lavoro di cura come quella di educatore in un asilo nido. E molto più frequente vedere delle donne approcciarsi a questo tipo di mestiere, difatti nel film Lucas è l’unico uomo maestro in quella struttura. Verrà fatto accenno a un giudizio negativo nei confronti del protagonista per la scelta di questo suo nuovo lavoro, rappresentando in modo implicito la mascolinità tossica della nostra società che vede l’uomo poco adatto nei mestieri di cura, specie se rivolti all’infanzia, e quindi più soggetto, in quanto tale, ad accuse sessuali come quelle narrate nel film.

Mads Mikkelsen in Il Sospetto
Mads Mikkelsen in Il Sospetto

Il sospetto si può annoverare tra i capolavori del cinema danese contemporaneo; con la sua regia elegante e mai troppo invadente, un cast di grande talento, e una scrittura ispirata ed estremamente interessante, è il ritratto dell’angoscia delle parole non credute, e di quelle ritenute attendibili con forza cieca e distruttiva. E’ un duro colpo per chi guarda, ma ne vale la pena.

Note positive

  • Fotografia che valorizza il paesaggio e la narrazione
  • Interpretazione magistrale di Mads Mikkelsen
  • Sceneggiatura carica di spunti di riflessione

Note negative

  • Potrebbero esserci dei trigger per persone molto sensibili

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