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Il treno dei bambini
Titolo originale: Il treno dei bambini
Anno: 2024
Nazione: Italia
Genere: Drammatico, Storico
Casa di produzione: Palomar
Distribuzione italiana: Netflix
Durata: 104 minuti
Regia: Cristina Comencini
Sceneggiatura: Furio Andreotti, Giulia Calenda, Cristina Comencini, Camille Dugay
Fotografia: Italo Petriccione
Montaggio: Esmeralda Calabria
Musiche: Nicola Piovani
Attori: Barbara Ronchi, Serena Rossi, Christian Cervone, Francesco Di Leva, Antonia Truppo, Monica Nappo, Dora Romano, Beatrice Schiros, Stefano Accorsi
Trailer di “Il treno dei bambini”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
La scrittrice napoletana Viola Ardone ha raggiunto il successo con il suo terzo romanzo, Il treno dei bambini (2019), pubblicato da Einaudi. Dopo i suoi primi due libri, La ricetta del cuore in subbuglio (2012) e Una rivoluzione sentimentale (2016), entrambi editi da Salani, l’autrice ha conquistato il pubblico e la critica con questa toccante opera di 248 pagine, interamente narrata dal punto di vista del piccolo protagonista, Amerigo Speranza, un bambino di sette anni che vive nella Napoli povera e devastata del dopoguerra.
Il romanzo si ispira a eventi storici reali, riletti in chiave narrativa, come quelli dei “treni della felicità”, un’iniziativa di solidarietà promossa dal Partito Comunista Italiano e dall’Unione Donne Italiane (UDI) tra il 1945 e il 1952. Questi treni trasportavano i bambini delle aree più povere del Sud Italia verso famiglie più benestanti del Nord e del Centro, dove ricevevano cure, cibo e una temporanea stabilità. In un’Italia devastata dalla guerra, con il Sud particolarmente colpito dalla miseria, l’iniziativa rappresentava un atto di solidarietà necessario. Tuttavia, non mancavano le polemiche: la Democrazia Cristiana criticava aspramente il progetto, accusandolo di propaganda ideologica e alimentando false credenze su presunte intenzioni malevole dei comunisti. Nonostante queste tensioni politiche, i “treni della felicità” cambiarono profondamente la vita di molti bambini, offrendo loro nuove prospettive e ricordi indelebili; alcuni, addirittura, non fecero mai più ritorno, scegliendo di restare con le famiglie ospitanti, in grado di dargli una vita più agiata dinanzi a quelle di provenienza.
Con una scrittura evocativa e delicata, Il treno dei bambini esplora questo spaccato storico, restituendo al lettore l’emozione e la complessità di un periodo cruciale per l’Italia. Il romanzo ha ottenuto un successo straordinario, venendo presentato alla Fiera del Libro di Francoforte, tradotto in venticinque lingue e vincendo prestigiosi riconoscimenti come il Premio Letteraria di Fano e il Premio Wondy per la letteratura resiliente nel 2021. Un’opera che mescola storia, emozione e riflessione sociale, rendendo omaggio alla forza della solidarietà e al potere trasformativo dell’amore e della speranza.
Nel 2023 è stata annunciata la trasposizione cinematografica del romanzo Il treno dei bambini, affidata alla regia di Cristina Comencini e prodotta da Palomar per Netflix Italia. Il progetto, accolto con grande entusiasmo, ha suscitato notevole attesa, culminata con la presentazione del trailer ufficiale durante la 74ª edizione del Festival di Sanremo. Il film ha fatto il suo debutto mondiale il 20 ottobre 2024, in occasione della Festa del Cinema di Roma, nella prestigiosa sezione Grand Public. L’anteprima si è svolta nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma e ha incluso un momento speciale: un breve concerto eseguito dall’Orchestra dei Giovani dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal Maestro Simone Genuini. L’orchestra ha proposto due arrangiamenti originali della colonna sonora del film, composta dal premio Oscar Nicola Piovani, anch’egli presente all’evento insieme al cast principale, tra cui Barbara Ronchi, Stefano Accorsi e Serena Rossi. Prima della proiezione, Serena Rossi è salita sul palco per eseguire la celebre canzone napoletana Uocchie C’arraggiunate di Roberto Murolo, presente anche nel film, accompagnata da una sezione dell’orchestra.
Dopo la presentazione, Il treno dei bambini è stato distribuito direttamente su Netflix il 4 novembre 2024, rendendo accessibile questa toccante storia al pubblico di tutto il mondo.
Trama di “Il treno dei bambini”
Nel 1946, Amerigo, un bambino di otto anni cresciuto nei vicoli di Napoli accanto alla madre Antonietta, si prepara ad affrontare un cambiamento radicale. La sua vita, segnata dalla strada e dalla miseria, viene sconvolta quando sale su uno dei “treni della felicità” e raggiunge il nord Italia. Qui viene accolto da Derna, una giovane donna premurosa, facente parte del Partito comunista, che gli offre una nuova casa e un affetto sincero. In questo nuovo ambiente, Amerigo matura una consapevolezza che lo conduce a una decisione difficile, destinata a segnare il corso della sua esistenza. Solo molti anni dopo comprenderà il vero significato dell’amore: chi ti vuole bene davvero non ti trattiene, ma ti lascia libero di seguire la tua strada.

Recensione di “Il treno dei bambini”
Cristina Comencini, nel corso della sua carriera, ha dimostrato una qualità registica altalenante. Se da un lato ha diretto film di indubbio valore e interesse, come La bestia nel cuore (2005), Il più bel giorno della mia vita (2002) e il documentario Sex Story (2018), dall’altro ha firmato pellicole meno memorabili, come Va’ dove ti porta il cuore (1996), Bianco e nero (2008), Quando la notte (2011), Qualcosa di nuovo (2016) e Tornare (2019). Questi ultimi soffrono di evidenti limiti, sia nella scrittura che nella regia, non riuscendo a lasciare un impronta nella settima arte.
Affidare la regia de Il treno dei bambini alla Comencini rappresentava dunque una scelta rischiosa da parte di Palomar, un vero azzardo che però si rivela vincente. La regista appare in uno stato di grazia, dimostrando grande abilità e sensibilità nel raccontare questa storia, evitando orpelli stilistici o movimenti di macchina autoriali superflui. La Comencini opta per una regia essenziale ma intensa, mettendo il focus sul racconto e sugli eventi, cercando di cogliere le emozioni e i sentimenti dei personaggi in modo diretto e coinvolgente. Fin dai primi minuti del film, lo spettatore viene immerso nel mondo narrativo: una Napoli povera e oppressa dall’ignoranza del dopoguerra, restituita con realismo e attenzione ai dettagli. Questo coinvolgimento emotivo si estende anche ai personaggi principali, come Antonietta Speranza e il piccolo Amerigo. Grazie a una sceneggiatura curata e attenta, i protagonisti risultano tridimensionali e complessi, fin dai primi minuti narrativi, venendo dotati di un carattere e di una profondità che li rendono autentici e comprensibili nelle loro azioni e scelte.
La regia della Comencini non risulta particolarmente iconica, cadendo talvolta in didascalismi evitabili, enfatizzando alcuni momenti narrativi attraverso scelte di inquadratura che risultano superflue, ricalcando e sottolineando eccessivamente passi di sceneggiatura. Tuttavia, la decisione di adottare una regia “invisibile”, che lascia lo spettatore interamente immerso nella narrazione, si dimostra una scelta saggia e funzionale. Questo approccio evita distrazioni causate da movimenti di macchina fini a sé stessi, concentrando l’attenzione del pubblico sulla storia e permettendo una maggiore connessione emotiva, dove lo spettatore può commuoversi attraverso la narrazione tenera di questi affetti materni, ma anche paterni, di cui il film si fa portatore, con estrema eleganza e bontà d’animo.
Un elemento di grande forza del film risiede nelle straordinarie performance del cast, che reggono l’intero peso dell’opera. Gli attori, con la loro fisicità e intensità espressiva, riescono a dominare lo spazio scenico e a toccare profondamente il cuore dello spettatore. Queste interpretazioni, talvolta con un’impronta teatrale, trasmettono un senso intenso di verità: attraverso sguardi e gesti, gli attori rivelano il loro mondo interiore, comunicando stati d’animo e pensieri anche in assenza di parole. Nonostante ciò, il film soffre di un eccesso di dialoghi, che in alcuni momenti risultano ridondanti. Spesso le emozioni e le situazioni sarebbero perfettamente comprensibili senza l’ausilio delle parole, grazie alla forza visiva e interpretativa delle scene. In questo senso, la pellicola mostra una tendenza, tipica di alcune produzioni da fiction RAI, a un didascalismo non necessario. Questa inclinazione, pur rappresentando uno dei principali difetti del film, non compromette del tutto la visione, che conserva comunque un fascino cinematografico di rilievo.
Magistrali intepretazioni
Come scritto sopra, il punto di forza de Il Treno dei Bambini risiede nelle sue straordinarie performance attoriali, a partire dal giovanissimo debuttante Christian Cervone, che interpreta il piccolo Amerigo. Il bambino si ritrova strappato dalla propria madre contro la sua volontà e confinato in un paesino della campagna emiliana, dove deve adattarsi a una nuova famiglia con cui inizialmente fatica a rapportarsi. Nei primi giorni, Amerigo prova un intenso desiderio di tornare a casa, dalla madre, figura centrale del suo mondo e fonte di un legame emotivo profondo. Cervone, una vera rivelazione, offre un’interpretazione eccellente che cattura le sfumature e le emozioni di un bambino costretto a confrontarsi con una realtà radicalmente diversa.
A fianco del giovane protagonista spicca la sempre più convincente Serena Rossi, che dona al pubblico un ritratto intenso e complesso. Il suo personaggio, una donna povera e ignorante, ama profondamente il figlio, ma il suo amore è segnato da una gelosia che, col passare del tempo, deteriora il rapporto con Amerigo. Questa dinamica prende forma quando il bambino, dopo un anno trascorso lontano nel Nord Italia, ritorna profondamente cambiato. Rossi riesce a dare corpo e anima a una figura che vive di tonalità grigie e di tristezza, rendendo palpabili le contraddizioni e i sentimenti della madre.
Oltre a queste interpretazioni centrali, è impossibile non menzionare Barbara Ronchi, che affronta con grande sensibilità il ruolo di una donna fragile ma intellettualmente raffinata. Indipendente e riservata, il suo personaggio si ritrova, quasi per caso, a prendersi cura di Amerigo, e la sua presenza aggiunge profondità e sfaccettature alla storia.
Un’altra figura di rilievo è Stefano Accorsi, che interpreta Amerigo adulto. Sebbene la sua performance sia solida e interessante, il suo ruolo, relegato a poche scene e dialoghi, risulta meno incisivo. La parte dedicata ad Amerigo adulto, pur approfondendo il tema centrale del film, manca di un vero spessore narrativo. Questa cornice narrativa con Accorsi si rivela eccessivamente didascalica, anche se culmina in un finale emozionante, coerente con il cuore della storia: il significato profondo dell’essere madre. Questo tema è esplicitato anche dal sottotitolo non ufficiale che compare sulla locandina promozionale della pellicola: “Perché certe volte ti vuole più bene chi ti lascia andare di chi ti trattiene.”
Un film sulla maternità
Il Treno dei Bambini non è solo un viaggio fisico attraverso l’Italia, ma un profondo viaggio emotivo nel cuore di cosa significhi essere madri. Il film affronta domande universali: Cosa definisce una madre? È un legame di sangue o un atto d’amore? Attraverso una narrazione potente e struggente, la pellicola esplora i sacrifici, le speranze e i dolori di quelle donne che, devastate dalla miseria del dopoguerra, scelsero di affidare i propri figli ai “treni della felicità” per dare loro una possibilità di sopravvivere e sognare.
Il protagonista, Amerigo, è il simbolo di quei bambini strappati alle proprie radici per essere affidati a famiglie del Nord Italia. La sua partenza da Napoli, dalla madre Antonietta, segna l’inizio di un cammino fatto di scoperte e contrasti. Nel Nord, Amerigo trova in Derma una figura che va oltre la semplice ospitalità: diventando per lui una vera “madre del cuore”. La sua presenza gentile, il calore della sua casa e la possibilità di una vita diversa riempiono un vuoto che il piccolo non sapeva di avere. Derma gli insegna cosa significhi vivere senza il peso della miseria, aprendo per lui una finestra su un futuro migliore. Ma il ritorno a Napoli spezza l’idillio. La città che un tempo era il suo mondo ora appare soffocante, segnata dalla povertà e dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza. Antonietta, che per Amerigo era stata il pilastro della sua esistenza, assume un ruolo complesso e doloroso: da un lato, rappresenta l’amore materno che lo ha lasciato partire per il suo bene; dall’altro, incarna la durezza di una vita che non lascia spazio ai sogni. Il confronto tra le due figure materne, Derma e Antonietta, riflette due modi di amare e di essere madri: uno radicato nell’abbondanza emotiva, l’altro nel sacrificio silenzioso.
Questa dualità non è mai trattata con superficialità. Il film non demonizza Antonietta, ma anzi, mette in evidenza il suo coraggio e il suo dolore. È lei, con il suo gesto di immenso sacrificio, a permettere ad Amerigo di sperimentare un’altra vita, pur sapendo che potrebbe perderlo per sempre. Derma, invece, diventa il simbolo dell’accoglienza e della possibilità, mostrando come la maternità possa essere espressa anche attraverso la scelta consapevole di prendersi cura di qualcuno che non è legato a noi dal sangue.
In questo senso il lungometraggio della Comencini è un racconto commovente che trascende il tempo, ricordandoci che l’amore materno è fatto di mille sfumature: è sacrificio, resilienza, dolore e speranza. Attraverso la storia di Amerigo, il film ci invita a riflettere su cosa significhi davvero amare un figlio, anche quando ciò comporta lasciarlo andare. Con delicatezza e profondità, ci insegna che le madri, in tutte le loro forme, sono le vere portatrici di speranza, capaci di plasmare il futuro anche nei momenti di maggior disperazione.

Colonna sonora
Se c’è una critica che si può fare a Il Treno dei Bambini, riguarda senza dubbio l’aspetto musicale, che purtroppo non riesce a distaccarsi completamente da un sentito déjà-vu. Nicola Piovani, compositore pluripremiato e celebre per le sue collaborazioni con registi del calibro di Daniele Luchetti, Marco Bellocchio e Bernardo Bertolucci, ha certamente contribuito con la sua maestria alla colonna sonora di questa pellicola. Tuttavia, le sue melodie, pur essendo eleganti e ricche d’emozione, si riflettono in modo troppo evidente nelle sonorità della colonna sonora di La vita è bella – un lavoro, sempre realizzato da Piovani, che, sebbene meritevole, appartiene ormai al passato.
La somiglianza tra le due opere è palese, soprattutto a livello di scelta tonale e di sviluppo melodico. Piovani riesce a evocare emozioni forti, come sempre, ma l’impressione che ne scaturisce è che il compositore non si sia spinto oltre la sua comfort zone, rimanendo ancorato a una formula che ha già riscosso enorme successo. Questo non significa che la musica del film non sia efficace, ma piuttosto che, in un’opera così potente dal punto di vista emotivo e storico, ci si sarebbe aspettato una colonna sonora più audace e innovativa, capace di andare oltre l’ombra del passato. Un lavoro che, pur nella sua bellezza, rischia di risultare un po’ troppo simile a quanto Piovani ha già fatto in passato, privando così la pellicola di una certa freschezza sonora che avrebbe potuto distinguerla ulteriormente.
Probabilmente, questa colonna sonora tradizionale e riconoscibile non ha impedito al film di riscuotere un notevole successo, e molto probabilmente Piovani raccoglierà premi, come il David di Donatello, ma c’è da chiedersi se, in un film che affronta temi così universali e complessi, la musica non avrebbe potuto dare un contributo ancora più significativo, esplorando nuove direzioni sonore e risuonando con l’unicità del racconto senza guardare troppo indietro.
In conclusione
Il treno dei bambini è un film che emoziona e riflette sulle sfide del dopoguerra attraverso il viaggio interiore di un bambino. La regia di Cristina Comencini, pur se non priva di alcune scelte stilistiche discutibili, si concentra con efficacia sulla narrazione e sui sentimenti dei personaggi. Le interpretazioni di Christian Cervone e Serena Rossi sono le vere forze trainanti del film, capaci di trasmettere una profondità emotiva autentica. Nonostante alcune debolezze nel ritmo e una colonna sonora troppo simile a quella di La vita è bella, la pellicola riesce comunque a toccare il cuore dello spettatore, riflettendo sul significato di amore, sacrificio e libertà.
Note positive
- La regia di Cristina Comencini è sobria e concentrata sull’emozione, evitando orpelli inutili.
- Il cast, in particolare Christian Cervone e Serena Rossi, offre interpretazioni molto intense e convincenti.
Note negative
- La colonna sonora di Nicola Piovani, pur pregevole, risulta troppo simile a quella de La vita è bella, senza innovazioni significative.
- Alcuni momenti didascalici e un po’ eccessivi riducono il dinamismo del film.
- La componente visiva talvolta diventa troppo “da fiction”, con inquadrature che sottolineano eccessivamente le emozioni.
Regia |
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna sonora |
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Interpretazioni |
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Emozioni |
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SUMMARY
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4.0
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