Intervista a Claire Denis su Incroci sentimentali (2022)

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Sinossi

Parigi, inverno. Sara e Jean si amano. Convivono da diversi anni. Il loro amore li rende felici, forti. Si fidano reciprocamente e il loro desiderio non si è mai spento. Una mattina (per caso?) Sara incontra François, colui che le ha presentato Jean. Proprio il François che ha lasciato senza alcuna esitazione per stare con Jean.

Per leggere la recensione de L’occhio del cineasta clicca qui

Intervista rilasciata a Gérard Lefort a Parigi il 1° febbraio 2022

Intervista tratta dai materiali stampa del film. Non realizzata dal L’occhio del cineasta

Questa è la seconda volta che lavori a una sceneggiatura con Christine Angot da L’amore secondo Isabelle, nel 2017.

Sì, ma questa volta la collaborazione con Christine è stata diversa. Non stavamo partendo da zero. Abbiamo adattato Un tournant de la Vie, uno dei suoi romanzi. Un’altra differenza – una grande – è che questo progetto ha cominciato a prendere vita all’inizio della pandemia. Essendo in lockdown – agli arresti domiciliari, come la maggior parte del mondo – io e Christine abbiamo deciso di lavorare su qualcosa. È strano a dirsi, ma un po’ è vero: questo film esiste grazie al lockdown.

Come lavorate insieme?

Christine è piuttosto cupa, mentre io sono più un tipo ansioso. L’impatto dei nostri tormenti a volte è esplosivo. Come una batteria, polo positivo, polo negativo e scintille che volano. Il processo di scrittura è stato vivace. Le cose continuavano a muoversi, è successo tutto velocemente. Non c’era inerzia, ma molta allegria. Con Christine sto sempre per scoppiare a ridere. È sempre aperta all’umorismo.

Puoi riassumere Incroci Sentimentali?

È una storia semplice: Sara e Jean convivono come coppia. Un giorno, per caso, Sara vede François, un ex. Ma sia nel romanzo di Christine che nel film, la semplicità è ingannevole. È un modo per sventare i cliché. I cliché sui modelli comportamentali che conosciamo tutti: il ménage à trois, la donna divisa tra due uomini che ne soffre, ecc. Con Christine non c’era il rischio di cadere in queste convenzioni. È una linea sottile, e il film è questa linea, un atto di equilibrio, una passeggiata sul filo del rasoio. Per me la sceneggiatura è come argilla che viene modellata a poco a poco. Dalla nebbia si cominciano a intravedere le sagome, che inizianoa muoversi, a parlare, a prendere forma…

Fotogramma di Incroci sentimentali
Fotogramma di Incroci sentimentali

I tre protagonisti vivono nel presente, non sappiamo molto del loro passato.

Ovviamente è intenzionale. Sara lavora a Radio France International, RFI, una stazione pubblica francese che trasmette notizie da tutto il mondo. Per me era importante che Sara sentisse dire da chiunque che le cose non stavano andando bene. Dice anche, quasi per distrazione, che ha sempre amato e amerà sempre il padre di sua figlia. Pur rimanendo in lontananza, è anche una madre. Ci viene fatto capire che Jean è disoccupato, che ha passato del tempo in carcere, che giocava a rugby e che ora sta trovando difficoltà per ricominciare a lavorare. Sta anche provando a riavvicinarsi a suo figlio, Marcus, che vive con la madre di Jean. François forse è un delinquente, o forse è in cerca di vendetta. Diamo pochi dettagli a riguardo, ma credo che siano sufficienti. Se non altro perché lasciano agli spettatori la libertà di usare la propria immaginazione. Un film è come una casa. Per il modo in cui ho costruito questa casa in particolare, non ho avuto bisogno di aggiungere stanze in più per renderla vivibile. La trama dei personaggi non è nelle loro biografie. È nel momento. Il loro presente fugace – pochi giorni a Parigi in inverno – è sufficiente a creare la tempesta di sentimenti che li lascerà devastati. È anche per questo che ci sono poche scene all’aperto. La loro interiorità stessa funge da esteriorità leggermente misteriosa. Sono come alieni, teletrasportati al di fuori dalle loro abitudini.

Incroci sentimentali è anche un mezzo per riunirti con attori con cui hai già lavorato: Juliette Binoche (Sara), Vincent Lindon (Jean) e Grégoire Colin (François).

È stata una rimpatriata come nessun’altra. Juliette Binoche, ad esempio, è capace ditutto! Sa fare commedia, come in L’amore secondo Isabelle, e qui invece ha una sorta di gravitas drammatica. È coraggiosa. Affronta tutto frontalmente, accetta qualsiasi sfida. Non è solo per spettacolo. È naturale. Juliette è completamente Sara: bella, ribelle, piena di amore e tenacia. Vincent Lindon mi ha offerto il suo potere maschile, che è anche gentile e rassicurante. Una volta che si fida del suo personaggio, dà tutto. Il suo Jean è sconvolto, ma non risulta ridicolo quando, ad esempio, parla del perché ama il supermercato. In lui ci sono una certa delicatezza e fragilità. Mi piace molto una delle sue scene, in cui esce sul balcone a fumare una sigaretta. Il silenzio dice tutto: la sua voglia di fumare non deve appestare la vita degli altri. Grégoire Colin offre un altro tipo di mascolinità. Non vedevo l’ora di lavorare ancora con la sua faccia da lupo. François, il suo personaggio, è intuitivo, una canaglia che gioca con la sua vita come se fosse al casinò: punta tutto sul nero, sul rosso, un’ultima volta e vedremo… Per lui, l’emozione del gioco conta più della vittoria.

Questa è stata la prima volta che hai lavorato con Eric Gautier. Come vi siete decisi sulla cornice?

Conosco Eric Gautier da anni, ma non abbiamo mai avuto l’opportunità di lavorare insieme. Avevamo stretto un patto, di avvicinarci il più possibile all’intimità di questo trio. Può essere molto scomodo avvicinarsi a tale intimità. Ma lo spazio era abbastanza poco nell’appartamento in cui abbiamo girato. Questo ha contribuito ad avvicinarci ancora di più a loro. E durante le riprese notturne in cui Sara e Jean litigano, ci siamo fatti coinvolgere così tanto che siamo tornati a casa tutti pallidi e stremati.

Il personaggio di Sara incarna una sorta di libertà?

Il desiderio maschile non è male, ma forse il desiderio femminile è migliore. Hanno diritto alle stesse decadenze degli uomini. Adulterio? Tradimento? Questo vocabolario convenzionale della coniugalità borghese mi è totalmente estraneo. Sara non è né sottomessa, né vittima. Si abbandona al suo desiderio, ma non a qualcuno in particolare. Non al compagno con cui vive, né al suo amante di passaggio. Ci vuole una fortuna incredibile – e non è comune – per imbattersi in un ex. Sara ci prova, lancia la moneta, un gioco di testa o croce pericoloso. Alla fine, non le importa cosa uscirà. Per lei la vita è un’avventura, un’arma a doppio taglio, come il titolo della canzone composta da Stuart Staples per il film: Both Sides of the Blade

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