La festa silenziosa (2019): revenge al femminile

Trailer de La festa silenziosa

Trama di La festa silenziosa

Poche ore prima di celebrare il suo matrimonio nella tenuta del padre, Laura si concede una passeggiata in solitudine ritrovandosi a una festa insolita. La musica e l’atmosfera la distraggono per un attimo dai suoi pensieri fino a quando un evento inaspettato cambia drasticamente il corso della serata, coinvolgendo il padre e il suo futuro sposo.

Recensione di La festa silenziosa

25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una data e una ricorrenza importante e anche il giorno scelto simbolicamente per l’uscita del film che oltretutto vede la presenza, come protagonista di Jazmín Stuart, attrice militante del collettivo femminista Actrices Argentinas. La festa silenziosa si presenta quindi come carico di significati e aspettative riguardo al suo contenuto e alle tematiche trattate che toccano argomenti importanti e sempre più rilevanti nella società contemporanea occidentale. Il tema della violenza è ovviamente centrale in questo thriller adrenalinico ma vengono sfiorati altri temi collaterali legati tra loro, come il ruolo della donna nella famiglia, e per estensione nella società, e del patriarcato come base del sistema. Ovviamente, essendo un thriller, legato quindi alla costruzione di un intreccio con precise regole da seguire, lo sviluppo di linee parallele avrebbe finito per diluire la tensione necessaria al funzionamento del meccanismo, ciò non toglie che quelli che avrebbero dovuto essere, a giudicare dalla presentazione, gli argomenti centrali tendono a rimanere sullo sfondo e non approfonditi adeguatamente.

Dei personaggi non si sa nulla se non quello emerge dai dialoghi, si sa che Laura sta per sposarsi e che il ricevimento di matrimonio è organizzato nella tenuta del padre, che intuiamo essere una personalità locale importante, ma la coppia non sembra essere felice in particolar modo Laura appare inquieta e tesa, forse per il difficile rapporto con un genitore ingombrante? Purtroppo tutta la prima parte del film indaga solo parzialmente questi rapporti e giunge troppo presto all’evento cruciale che farà da spartiacque nella vicenda. La festa silenziosa: un particolare tipo di party dove i partecipanti indossano ognuno delle cuffie e ballano al ritmo della stessa musica che non si sente all’esterno, se da un lato questo espediente è utile per sottolineare la condizione di spaesamento e di estraneità di Laura che si ritrova casualmente in questo strano contesto, dall’altra non è totalmente chiara la funzione narrativa del silent party che addirittura da il titolo alla pellicola.

In seguito agli eventi che avvengono alla festa il film cambia rotta trasformandosi in un vero e proprio revenge movie in cui i ruoli diventano delineati e l’azione regola il susseguirsi delle scene in una escalation di violenza che coinvolgerà tutti i protagonisti.

Il ritmo del film è buono e la tensione generata nella prima parte viene sfruttata nella seconda anche se alcuni passaggi prevedibili ne rallentano l’efficacia, il cast vede come assoluta protagonista Jazmín Stuart, che oltretutto è anche l’unica donna in tutto il film, gli altri attori sembrano spaesati e impauriti come i loro personaggi eccetto Gerardo Romano, il padre della sposa, il cui ruolo impone autorità e fermezza.

Pur essendo pensato come un lungometraggio femminista, la denuncia a una società gestita dagli uomini fa solamente capolino e il fatto che a dirigere il tutto sia uomo emerge in alcune scelte di sceneggiatura e registiche che inchiodano eventuali riflessioni generate dalla vicenda alla narrazione in sé. Se infatti da un lato Laura è la sola protagonista femminile in mondo di maschi è altrettanto vero che le dinamiche scelte per risolvere la vicenda seguono uno schema ricorrente nella società degli uomini che il film intende denunciare e anche l’insistenza su alcune scene che vengono continuamente riproposte denota l’ancoraggio a schemi cinematografici che strizzano l’occhio a un pubblico maschile piuttosto che il contrario.

Il battage comunicativo che ha anticipato la pellicola sicuramente non ha fatto bene alla successiva visione caricandolo di significati che il film stesso non riesce a trasmettere, senza tali premesse La festa silenziosa, pur con i difetti di cui sopra, sarebbe un discreto thriller, magari senza grosse pretese e girato con poco budget, ma con una protagonista convincente e una costruzione solida dell’intreccio.

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