Le vele scarlatte (2022): un’estetica bucolica per un racconto confuso – Rff17

LE Vele scarlatte locandina

Le vele scarlatte

Titolo originale: L’Envol

Anno: 2022

Paese:  Italia, Francia

Genere: Drammatico

Produzione: CG Cinéma, Avventurosa, Rai Cinema

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 99 minuti

Regia: Pietro Marcello

Sceneggiatura: Pietro Marcello, Maurizio Braucci, Maud Ameline, Geneviève Brisac

Fotografia: Marco Graziaplena

Montaggio: Carole Le Page, Andrea Maguolo

Musiche: Gabriel Yared

Attori: Juliette Jouan,
Raphaël Thiéry, Noémie Lvovsky, Louis Garrel

Dopo un passaggio al festival di Cannes (nella sezione Quinzaine de Relisateurs), arriva alla festa del cinema di Roma “L’Envol“, la nuova opera di Pietro Marcello. Il regista italiano (che qui si cimenta con una co-produzione francese) è noto per il precedente “Martin Eden“, opera che aveva riscosso un buon successo critico e di pubblico. Purtroppo “Le vele scarlatte” (questo il titolo italiano della nuova opera) rappresenta un deciso passo indietro, che in parte potrebbe portare a ridimensionare anche il precedente film (comunque più riuscito)

Juliette Joan, Louis Garrel in "Le vele scarlatte"
Juliette Joan, Louis Garrel in “Le vele scarlatte”

Trama Le vele scarlatte (2022)

Da qualche parte nel nord della Francia, Juliette, giovane orfana di madre, vive con il padre, Raphaël, un soldato sopravvissuto alla prima guerra mondiale. Appassionata di musica e di canto, Juliette ha uno spirito solitario. Un giorno, lungo la riva di un fiume, incontra una maga che le predice che delle vele scarlatte arriveranno per portarla via dal suo villaggio. Juliette non smetterà mai di credere nella profezia.

Recensione Le vele scarlatte (2022)

Pietro Marcello aveva stupito con Martin Eden, un film che (forte anche di un’ottima interpretazione di Luca Marinelli) riuscì a creare un notevole numero di estimatori dietro di sé, anche all’estero. C’era quindi grande attesa intorno alla sua nuova opera.

“Le vele scarlatte” appare purtroppo un film estremamente retorico, abbondano elementi forzati (che dovrebbero essere di “critica sociale”) che impediscono un fluire naturale del racconto. La grande pecca del film è che cerca di vivere della sua “semplicità” ma tutto appare estremamente costruito, artificioso, falso. Il racconto si dipana su troppi anni in maniera confusa, cercando di toccare situazioni estremamente differenti fra loro, finendo col non approfondirne nessuna davvero. Le situazioni si accavallano una dietro l’altra e i pochi momenti di maggior respiro durano fin troppo poco perchè il racconto procede continuamente, inserendo fin troppi temi di ogni tipo.

Juliette Joan in Le vele scarlatte
Juliette Joan in Le vele scarlatte

Juliette Joan offre un’interpretazione convincente che però risente di un’opera che corre troppo, non dando mai respiro per far apprezzare a pieno i piccoli momenti vissuti dalla protagonista. Se le interpretazioni (che contano anche la partecipazione di Louis Garrell) riescono a essere calibrate e centrate non sono aiutate da un estetica registica e fotografica che appare estremamente inflazionata e superficiale, difficile non pensare a certe atmosfere di Alice Rohrwacher (Lazzaro Felice su tutti) o a certe ambientazioni bucoliche Bertolucciane (Novecento, Io ballo da sola).
Persino lo stile Malickiano (con ampie riprese naturalistiche, luce solare diffusa) appare più volte ricercato. Tutti questi però son casi eccellenti, in cui la forma registica riesce a farsi sostanza divenendo grande cinema, al contrario nel film di Marcello le immagini appaiono svuotate del loro significato, totalmente impoverite di una maggiore ricerca di profondità.

Il “realismo magico” così fortemente dichiarato e cercato risulta in realtà poco a fuoco proprio per via di un’eccessiva forzatura nell’inserire fin troppe dinamiche e situazioni, non dando opportuno respiro all’opera (che avrebbe forse beneficiato di muoversi su tempi più rilassati e lenti?)

Raphaël Thiéry in "Le vele scarlatte"
Raphaël Thiéry in “Le vele scarlatte”

Scoprite le dichiarazioni del regista Pietro Marcello sul film Le vele scarlatte

In conclusione

Il film potrebbe piacere agli estimatori del cinema di Pietro Marcello, avendo dalla sua una costruzione scenografica ed estetica di per sè non sgradevole (anche se si potrebbe discutere su quanto questa riesca a essere efficace nei suoi intenti) e qualche richiamo al suo precedente film “Martin Eden” (che però era più centrato e attento). A mantenere vivo l’interesse sono quantomeno le interpretazioni principali e alcune sequenze di maggior respiro, in cui si fa risaltare la bellezza (esteriore e interiore) della protagonista, totalmente in comunione con i luoghi in cui vive (su tutte la scena del canto)

Note positive

  • Il film potrebbe essere apprezzato dagli estimatori del cinema di Pietro Marcello, avendo diversi punti in comune con Martin Eden
  • Interpretazioni calibrate e a fuoco

Note negative7

  • La ricerca di un’estetica bucolica fin troppo fine a te stessa e mai tematizzata in profondità
  • Un racconto eccessivamente dipanato nei tempi, che non permette al tutto di avere il giusto respiro
  • Una generale superficialità nei tanti (troppi) temi trattati

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