La gazza ladra (2024). Un melò sociale che sfocia nell’eccessivo buonismo.

Recensione, trama, cast del film La gazza ladra (2024) di Robert Guédiguian, nelle sale italiane a partire dal 17 aprile 2025.

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La gazza ladra - La Pie Voleuse Foto del regista Robert Guédiguian (c) BeharAboudaramFlorence - © 2024 - Matteo Severi - Agat Films
La gazza ladra – La Pie Voleuse Foto del regista Robert Guédiguian (c) BeharAboudaramFlorence – © 2024 – Matteo Severi – Agat Films

Trailer di “La gazza ladra”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

La gazza ladra è il lavoro del regista francese Robert Guédiguian, a un anno da E la festa continua! La produzione dell’autore transalpino è oramai abbastanza precisa: una serialità che ci accompagna dal 1981 composta da un lungometraggio ogni massimo due anni, tranne rarissime eccezioni. Come sua consuetudine, Guédiguian si accompagna alla moglie – protagonista assoluta – e a una cerchia di attori che sono diventati suoi punti di riferimento: Jean-Pierre Darroussin, Grégoire Leprince-Ringuet e Robinson Stévenin su tutti.

La gazza ladra è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024 il 17 ottobre. Distribuito in Italia da Officine Ubu, la pellicola esce nelle sale italiane a partire dal 17 aprile 2025.

Trama di “La gazza ladra”

Maria lavora come assistente domestica presso presone più anziane di lei, costruendo con loro un rapporto fatto di fiducia e profonda affezione. La sua dedizione e il rispetto che si guadagna non le impedisce, costretta da una vita segnata dalle difficoltà economiche, di cedere alla tentazione di sottrarre denaro ai suoi assistiti. In parte, giustifica il suo gesto con la volontà di aiutare il giovane nipote, un talentuoso pianista in erba.

Con caparbietà e amore, Maria si impegna a noleggiare un pianoforte e a ingaggiare il miglior maestro di musica di Marsiglia per coltivare il talento del ragazzo, pagato però, a sua insaputa, da uno dei suoi assistiti. Le sue azioni, una volta scoperte, provocano conseguenze devastanti, gettando ombre sulla sua dedizione.

Ambientata nella città di Marsiglia, la storia esplora le complesse dinamiche delle relazioni umane, la fragilità della condizione economica e la forza della compassione.

Recensione di “La gazza ladra”

Robert Guédiguian torna sul grande schermo con La gazza ladra, una favola proletaria ambientata nella Provenza marsigliese luogo che incarna l’anima del suo cinema. Il film rappresenta un coerente continuum della poetica autorale che il regista francese persegue da anni, cercando di mescolare l’intimità delle storie personali con il dramma sociale urbano.

Fedele al suo stile, Guédiguian punta sulla rilevanza narrativa, costruendo una pellicola che si muove lungo la linea della semplicità tecnica e interpretativa. Tuttavia, si concede momenti estemporanei nelle inquadrature, con angolature insolite che arricchiscono la dimensione melodrammatica.

Un gruppo oramai collaudato

La scelta di circondarsi degli stessi collaboratori di lunga data è quasi un marchio di fabbrica e ciò garantisce una continuità formale ben riconoscibile. Ritroviamo Pierre Milon e la sua fotografia essenziale e ricca di primi piani che enfatizzano le emozioni dei protagonisti. Invece, Bernard Sasia e Anne-Marie Giacalone contribuiscono rispettivamente con un montaggio sobrio e costumi che riflettono il contesto sociale, mantenendo la linea definita dall’autore.

Un discorso a parte merita Michel Petrossian, responsabile delle musiche, il quale ha evidenziato, quasi fino all’esasperazione, la duplicità del film di Guédiguian. Il suo lavoro alterna composizioni dissonanti nella prima parte del film, tese a sottolineare le problematicità sociali, a un approccio più tradizionale nella seconda parte. Le scelte musicali, come l’ouverture di La gazza ladra di Rossini e Il canto del cigno di Schubert, seppur affascinanti, finiscono per appesantire il racconto, risultando ridondanti nel contesto narrativo.

La doppia personalità del film

Guédiguian ci guida nella prima parte del film verso un’introspezione sulla società contemporanea e sulla classe media, affrontando temi di grande attualità: ludopatia, solitudine, espedienti per la sopravvivenza e relazioni amorose. Eppure, ciò che promette di essere un racconto profondo e impegnato si trasforma, nella seconda metà, in una commedia melodrammatica.

Il regista francese decide, a metà dell’opera, di sterzare in maniera netta e Maria, la protagonista, passa dal ruolo di badante che ruba soldi per sopravvivere – ma anche per pasteggiare a ostriche e buon vino – a quello di eroina simpatica e comprensibile, eliminando qualsiasi possibilità di approfondire le questioni sociali.

Guédiguian opta per una narrazione rassicurante, evitando le analisi più impegnative che avrebbero potuto arricchire il film. Una situazione abbastanza comune nel cinema moderno e che non ci si aspetterebbe da quello francese, solito a riservare guizzi più interessanti e meno conformati. Un esempio similare al percorso di Guédiguian nel cinema d’oltralpe è Silenzio! (2024).

Riflettori puntati sulla musa Ariane Ascaride

La gazza ladra viene quindi giocato su quest’aspetto quasi a volerne risaltare più le doti performative della protagonista Ariane Ascaride, moglie del regista e sua musa, che l’aspetto tragico sociale urbano della Marsiglia dell’attuale decennio. La sua interpretazione di Maria è curata e coinvolgente, sostenuta da monologhi e primi piani che ne esaltano la figura più di quanto avvenga per gli altri interpreti.

Molti degli attori fanno parte del clan di Guédiguian, già interpreti nelle sue pellicole precedenti. Jean-Pierre Darroussin è Robert, un anziano costretto su una sedia a rotelle che porta con sé il peccato veniale di aver abbandonato la moglie. Ciò causa il distacco con l’unico figlio che ha. La sua è una recitazione essenziale, quasi sottotono rispetto alle problematicità che potrebbe esprimere.

La stessa cosa vale sia per Gérard Meylan, il ludopatico marito della protagonista, che per Robinson Stévenin, genero della donna. Grégoire Leprince-Ringuet, che ricopre il ruolo del figlio di Robert, si ritrova invischiato in una storia sentimentale forzata e inessenziale – per come è proposta – con Marilou Aussilloux, che ricopre il personaggio della figlia di Maria.

Tutti bravi nella loro esposizione dei personaggi ma nessuno lascia un’impronta decisiva eccezion fatta per la musa Ascaride.

In conclusione

La gazza ladra è più un film romantico che un dramma sociale, dove Guédiguian confeziona una storia semplice e rassicurante, lontana dalle aspettative di un cinema francese solitamente più incisivo. Un’opera che invita lo spettatore a lasciarsi trasportare senza troppi pensieri, ma che delude chi cerca una riflessione più profonda. Forse è proprio questo il limite più grande: sebbene discretamente realizzato, il film manca di quella spinta necessaria per andare oltre la superficie narrativa e creare un impatto duraturo.

Note positive

  • Una discreta macchina produttiva
  • La presentazione reale di una Marsiglia moderna

Note negative

  • Banalizzazione di alcune tematiche sociali
  • Forzato lieto fine

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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna
Interpretazione
Emozioni
SUMMARY
2.7
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Renato Soriano
Renato Soriano

Mi occupo di spettacolo ed eventi culturali dal lontano 1991. Nasco come attore per diventare poi regista e autore teatrale. I miei studi mi hanno portato a specializzarmi verso la rappresentazione omonormativa nel cinema, italiano e non. Inoltre, sono ideatore del progetto TeatRealtà, legato alla consapevolezza delle nuove tecnologie usando il teatro come realtà.

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