La Quinta stagione (2012): L’uomo e la natura

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La Quinta Stagione film

La quinta stagione

Titolo originale: ( La Cinquième Saison

Anno: 2012

Paese: Belgio, Olanda, Francia

Genere: Drammatico

Produzione: Bo Films, Entre Chien et Loup, Molenwiek Film, Unlimited

Distribuzione: Nomad Film

Durata: 93 minuti

Regia:Jessica Woodworth, Peter Brosens

Fotografia: Hans Bruch Jr.

Montaggio: Jessica Woodworth

Musiche: Michel Schöpping

Attori: Aurelia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gil Vancompernolle

Trailer de La quinta stagione

Trama de La quinta stagione

La vita scorre tranquilla in un piccolo villaggio delle Ardenne, tra la mungitura delle mucche e i preparativi per la festa d’inverno con la quale si scaccia la stagione fredda e ci si prepara alla primavera. Qualcosa va storto; il falò propiziatorio, composto dalle fascine preparate da tutto il paese, non si accende gettando un velo di preoccupazione tra i paesani.

Da quel momento in poi la natura non segue più il suo corso, la primavera non arriva, i semi nei campi non germogliano, le mucche smettono di dare latte, i rapporti tra gli abitanti si fanno sempre più tesi, si raccolgono insetti come fonte di nutrimento e si vende il proprio corpo in cambio di cibo.

Recensione de La quinta stagione

Bisogna avere il caos dentro per generare la stella danzante

la quinta stagione

Fin da subito si alzano voci nei confronti del filosofo errante appena arrivato in paese insieme al figlio disabile e ritenuto responsabile (contro ogni logica) di quanto avviene in paese. Le conseguenze di questi avvenimenti non potranno che essere drammatiche e chi si salverà, non può avere un futuro luminoso davanti a se come si vedrà in una delle ultime scene.

Man mano che si perdono i riferimenti dello scorrere canonico delle stagioni assistiamo a un imbarbarimento delle persone, a un arretramento sociale e alla perdita di umanità in favore di un individualismo sfrenato fino alla totale perdita di umanità simboleggiata dalle maschere da dottore della peste che i paesani indosseranno prima di scagliarsi contro il filosofo.

Questo passaggio verso l’imbarbarimento è evidenziato anche dalle immagini: dapprima ci mostrano i colori della natura come in un quadro di Bruegel oppure sottolineando il contrasto tra il paesaggio freddo e invernale e gli ambienti colorati e caldi del villaggio, sul finale invece i colori sono quasi completamente de-saturati e tutto acquista un’aria grigia e nebbiosa.

La pellicola riesce a mantenere una tensione costante per tutta la durata del film grazie soprattutto alle splendide inquadrature che emozionano e rapiscono lo sguardo come dei veri e propri quadri in movimento che, soprattutto nelle prime inquadrature, si soffermano sul paesaggio dove l’uomo quasi scompare a cospetto della maestosità della natura. Anche la composizione del quadro è indicativa in questo senso: alcune inquadrature richiamano esplicitamente Aleksandr Dovzhenko con l’equilibrio dell’orizzonte totalmente spostato in alto e la terra che ricopre quasi totalmente lo schermo.

La camera si muove poco e quando lo fa si muove attraverso lente carrellate laterali che ci svelano via via nuovi elementi dell’ambiente circostante a discapito dell’uomo che scompare dall’inquadratura.

Questo forse è il segno cinematografico de La quinta stagione, un film che indica come la natura cerchi di riappropriarsi dello spazio invaso dall’uomo.

Non a caso i due registi, marito e moglie, sono un antropologo culturale (Peter Brosens) e una documentarista (Jessica Woodworth) che con questo film molto apprezzato alla 69° edizione della Mostra di Venezia 2012 chiudono la trilogia sullo scontro uomo-natura iniziata con i primi due lavori Khadak (2006) e Altiplano (2009).

Una sfida tra uomo e natura che in questo film è dichiarata già nella prima inquadratura e si conclude con l’ultima scena, a favore di chi sta a voi scoprirlo guardando il film.

Numerose le influenze e le citazioni che si possono cogliere in questa pellicola da ”Il settimo sigillo” di Bergman, ad alcune scene surreali che ricordano Roy Andersson, o alle atmosfere liquide e nebbiose di Tarkovskij.

La Quinta stagione è un film sicuramente da vedere che riempie lo sguardo e il cuore il cui difetto principale forse è di non aver sviluppato la storia come le splendide inquadrature avrebbero meritato, in quel caso si sarebbe parlato di capolavoro.

Preferisco essere l’uomo del paradosso che l’uomo del pregiudizio

La quinta stagione

Note positive

  • Stilisticamente e visivamente molto interessante e coinvolgente

Note negative

  • La trama può risultare prevedibile in alcuni passaggi
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