La ragazza del mare (2024). La principessa dell’oceano 

Recensione, trama e cast del biopic su Gertrude Ederle, "La ragazza del mare" del 2024 con Daisy Ridley e Christopher Eccleston

Condividi su

Trailer di “La ragazza del mare”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Il 28 luglio 2009, la Houghton Mifflin Harcourt pubblicò il romanzo sportivo-biografico “Young Woman and the Sea” (lett. “Giovane donna e il mare”) scritto da Glenn Stout, basato sulla storia della nuotatrice Gertrude Ederle. Ederle è stata la prima nuotatrice agonistica americana e la prima donna in assoluto ad attraversare a nuoto la Manica, un’impresa che resterà nella storia sportiva del nuoto oceanico.

Nel 2015, Jerry Bruckheimer acquistò i diritti per realizzare una trasposizione cinematografica, stipulando un accordo di distribuzione con la Paramount Pictures e assegnando a Lily James il ruolo di Ederle. Tuttavia, nonostante l’iniziale accordo, nel 2020 la Paramount Pictures abbandonò il progetto. La Walt Disney Pictures acquistò i diritti, assegnando il ruolo da protagonista a Daisy Ridley, nota per il suo successo nella trilogia sequel di Star Wars, dove ha interpretato Rey in “The Force Awakens” (2015), “The Last Jedi” (2017) e “The Rise of Skywalker” (2019).

La critica americana ha accolto positivamente l’interpretazione della Ridley. Katie Walsh del Los Angeles Times ha dichiarato: “Questo entusiasmante biopic sportivo è un ritorno a quelle storie ispirazionali che tanto amiamo, che parlano di personaggi ‘underdog’, come ‘Rudy’, con al centro il tema di una donna che sfida la natura e combatte per il girl power“. Tomris Laffly di VARIETY ha scritto: “Daisy Ridley stupisce e fa piangere il pubblico in questo film meravigliosamente classico“.

Accanto alla Ridley troviamo anche Tilda Cobham-Hervey, Stephen Graham, Kim Bodnia, Christopher Eccleston e Glenn Fleshler. La regia è affidata a Joachim Rønning, noto per lungometraggi come “Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar” (2017) e “Maleficent – Signora del male” (2019). La sceneggiatura è stata scritta da Jeff Nathanson, che aveva già lavorato a film come “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo” (2008), “Il re Leone” (2019) e proprio “Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar” (2017).

Inizialmente pensato solo per la distribuzione su Disney Plus, dopo le prime critiche positive post-premiere, la Disney ha deciso di far uscire il lungometraggio nei cinema americani il 31 maggio 2024. Il film ha poi debuttato su Disney Plus il 19 luglio 2024, in tutti i paesi dove il servizio è attivo, inclusa l’Italia.

Trama di “La ragazza del mare”

Trudy Ederle, figlia di genitori tedeschi immigrati a New York, nel 1914 è in fin di vita a causa del morbillo. Nonostante le parole del dottore, che prevedeva la sua morte entro la notte, Trudy guarisce miracolosamente. Cresce all’interno di una tradizionale famiglia composta dalla sorella maggiore Meg, un fratello minore, la madre casalinga e il padre macellaio. Su richiesta della madre, Meg inizia a frequentare dei corsi di nuoto, in un mondo in cui questa attività era riservata esclusivamente ai maschi. Trudy, però, non vuole essere da meno e chiede ai genitori di poter nuotare come la sorella.

Il problema è che nessuno vuole insegnare a Trudy a nuotare a causa della sua malattia passata: il morbillo, poiché si teme che l’acqua possa renderla sorda. Nonostante i numerosi rifiuti dei suoi genitori, alla fine suo padre, Henry Ederle, decide di insegnarle a nuotare. Così inizia la carriera di colei che diventerà la prima donna a attraversare a nuoto la Manica, affrontando la sfida con tutto il suo cuore e determinazione per le sue passioni e i suoi sogni.

Daisy Ridley in La ragazza del mare
Daisy Ridley in La ragazza del mare

Recensione di “La ragazza del mare”

Una storia dal sapore marcatamente disneyano, che richiama alla mente la celebre canzone “A Dream Is a Wish Your Heart Makes” (I sogni son desideri) presentata nel 1950 nel film d’animazione “Cenerentola”, cantata da Ilene Woods. Questa canzone è diventata un po’ l’inno stesso della Walt Disney Pictures, ponendo i sogni e i desideri al centro della sua narrazione più volte. Le parole di Mack David, Al Hoffman e Jerry Livingston recitano: “Tu sogna e spera fermamente, dimentica il presente e il sogno realtà diverrà.” Il biopic “La ragazza del mare” sembra dichiarare proprio questo: sogna, lotta per realizzare i tuoi sogni nonostante le avversità del mondo reale, e alla fine i tuoi desideri si avvereranno.

Il film racconta la vera storia di Gertrude Ederle (New York, 23 ottobre 1905 – Wyckoff, 30 novembre 2003), l’eroina del nuoto, una ragazza che ha lottato con tutte le sue forze per realizzare i suoi sogni, mettendo a rischio tutta sé stessa. La storia di Gertrude è un insegnamento per tutti, soprattutto per i giovani, spronandoli a mettere tutto in gioco per tentare di dare vita ai propri sogni. Se non si realizzano i propri sogni, la nostra vita sarà inondata di infelicità, come accade in parte alla sorella di Gertrude, Meg, che abbandona i propri sogni a favore della realtà imposta dal padre e dalla società, in un matrimonio basato sul dovere anziché sull’amore.

Nella realtà storica, Gertrude Ederle è un personaggio che nel XXI secolo definiremmo femminista. Era una donna capace di lottare a testa alta contro il mondo patriarcale e il sistema sportivo maschilista per raggiungere i suoi scopi. Si è sempre fregata delle conseguenze e delle aspettative che la società aveva sulle donne, viste non come atlete, ma come madri e casalinghe. Trudy Ederle ha lottato con tutte le sue energie per dare vita ai suoi sogni, risultando un personaggio perfettamente in linea con le tematiche disneyane. In un mondo di uomini che non vedevano l’ora che le donne fallissero, Trudy ha dato il via al movimento sportivo di nuoto americano grazie ai suoi risultati. Negli anni ’20 ha ottenuto otto record mondiali e ventinove record nazionali, oltre a una medaglia d’oro nella staffetta 4×100 metri stile libero. Ha anche nuotato per 35 km, da Battery Park a Sandy Hook, in 7 ore e 11 minuti. Trudy è stata la prima donna ad attraversare la Manica, riuscendoci al secondo tentativo e ottenendo il tempo record di 14 ore e 34 minuti, battendo il precedente record dell’argentino Enrique Tiraboschi di due ore. Al suo ritorno in patria, Trudy venne accolta da una parata a Manhattan, la più grande mai vista per una sportiva, con un’affluenza di ben duemila persone.

La storia reale si dimostra già una favola perfetta, possedendo tutte le tappe narrative e strutturali de “Il viaggio dell’eroe” di Christopher Vogler. La sceneggiatura di Jeff Nathanson, rifacendosi al romanzo di Gleen Stout, riprende la storia e la trasforma ancor più in una favola, inserendola in una dinamica femminista. Le donne combattono contro il sistema maschilista e patriarcale, con il maschio che viene spesso mostrato in una luce negativa, mentre le donne sono erette a eroine dei loro tempi. La madre di Trudy, Gertrude Anna Ederle, interpretata da un’eccellente Jeanette Hain, trasmette quel senso di freddezza ma anche di profonda umanità e maternità del personaggio. La sua lotta contro il marito, che non vuole che le figlie nuotino, dona un futuro luminoso alle sue figlie, insegnando loro che nella vita possono fare tutto ciò che vogliono, anche ciò che non è inteso per le donne.

Un altro personaggio femminile di spessore è Charlotte, l’allenatrice di nuoto presso la Women’s Swimming Association (WSA) in America. Inizialmente, Charlotte non vede in Trudy un prodigio del nuoto. Anzi, preferirebbe avere in squadra la sorella di Trudy, che ritiene più adatta. Perciò, Charlotte assegna a Trudy compiti umili, come lavorare alle caldaie e immettere carbone per riscaldare la piscina, sperando di scoraggiarla a nuotare. Nonostante le difficoltà iniziali e la mancanza di fiducia da parte della sua allenatrice, Trudy non si arrende. Con il tempo, Charlotte comincia a notare la determinazione e il potenziale nascosto di Trudy. Questa osservazione porta a una trasformazione significativa: Charlotte passa dal considerare Trudy un “brutto anatroccolo”, sporco di fuliggine a causa del lavoro alla caldaia, a riconoscerla come un “cigno”, capace di eccellere nelle gare di nuoto, tanto da condurla, in maniera sorprendente alla vittoria. Charlotte decide così di allenare seriamente Trudy, spostando la sua attenzione dalla Meg a lei, aiutandola a sviluppare le sue abilità e a superare i suoi limiti. Grazie alla disciplina e alla dedizione imposte da Charlotte, Trudy si trasforma in una nuotatrice eccezionale, capace di battere tutti nelle competizioni. La relazione tra le due evolve in una dinamica di fiducia e rispetto reciproco, dimostrando che il duro lavoro e la guida giusta possono portare a risultati straordinari.

I personaggio maschili

Accanto alle figure femminili forti e positive, “La ragazza del mare” presenta un mondo maschile spesso crudele e ingiusto nei confronti delle donne. Questo contrasto serve a enfatizzare le difficoltà che Trudy deve affrontare e superare per realizzare i suoi sogni. Ogni figura maschile è negativa, tranne pochi personaggi come Bill Burgess, che attraversò la Manica a nuoto e funge da ispirazione per Trudy. Gli altri, come Jabez Wolffe e James Sullivan, sono ancorati al passato e alla visione tradizionale delle donne. Saranno loro i principali oppositori di Trudy, spesso mettendole i bastoni tra le ruote. Jabez Wolffe, interpretato magistralmente da Christopher Eccleston, è uno degli allenatori più rispettati del tempo, ma è ancorato a una visione tradizionale delle donne. Wolffe vede Trudy come una minaccia alle sue convinzioni e ai suoi metodi di allenamento. La sua opposizione non è solo personale, ma rappresenta anche una resistenza sistemica contro il cambiamento e l’emancipazione delle donne nello sport. Sullivan, colui che la sponsorizza finanziariamente nella sua spedizione per la Manica, è un altro personaggio che rappresenta l’atteggiamento retrogrado verso le donne. Anch’egli ostacola Trudy, mettendole i bastoni tra le ruote ogni volta che può. La sua resistenza è radicata nel timore che il successo delle donne possa minacciare l’ordine stabilito.

Se gran parte dei personaggi maschili, principali e secondari, sono ben scritti nei loro ruoli la figura maschile del fratello di Gertrude “Trudy” Ederle appare troppo secondaria e priva di spessore narrativo. Mentre la trama si concentra principalmente sulle dinamiche familiari tra Gertrude, sua sorella maggiore, e il loro padre, il fratello minore risulta marginale e non aggiunge valore significativo alla storia. La protagonista del film, Trudy, è una giovane nuotatrice determinata a superare le barriere e le aspettative della sua epoca. La sua storia è intrisa di sfide personali e di lotta per il riconoscimento. Il rapporto tra Trudy e sua sorella maggiore è centrale nella narrazione, con la sorella che funge da modello e supporto emotivo, contribuendo significativamente alla crescita personale e professionale di Trudy. Il padre di Trudy è un personaggio complesso e tridimensionale, con tonalità grigie che lo rendono realistico e interessante. La sua ambivalenza e il suo rapporto conflittuale con Trudy aggiungono profondità alla trama. In questo contesto, il fratello minore di Trudy appare ingiustificato e superfluo. Sebbene la sceneggiatura elimini già molti dei fratelli e sorelle di Trudy, che nella realtà storica erano sei e non tre come nel film, il fratello minore viene mantenuto nella narrazione pur essendo un personaggio privo di qualsiasi spessore narrativo. La sua presenza non contribuisce in modo significativo alla trama, e lo vediamo spesso come elemento marginale nelle scene, senza che lo script gli attribuisca un ruolo vero e proprio o un rapporto strutturato, anche minimamente, con Trudy. A differenza del padre e della sorella maggiore, il fratello minore non viene sviluppato a livello narrativo. Non ha un arco di trasformazione, né offre un contrasto o un supporto significativo alla storia di Trudy. La sua presenza non aggiunge complessità o valore emozionale al film. Dato che il personaggio del fratello minore non è minimamente utile alla vicenda narrata, sarebbe stato più efficace eliminarlo completamente dalla sceneggiatura. Questo avrebbe permesso di concentrare ulteriormente la narrazione sui personaggi principali e sulle loro dinamiche, rendendo la storia più coesa e coinvolgente. Rafforzare i rapporti chiave tra Trudy, la sorella maggiore e il padre avrebbe potuto rendere la trama più intensa e focalizzata. Ogni scena e personaggio dovrebbero contribuire in modo significativo alla narrazione, evitando figure marginali che non arricchiscono il racconto. “La ragazza del mare” presenta un cast di personaggi con ruoli ben definiti e relazioni complesse, ma la figura del fratello di Trudy appare troppo secondaria e priva di spessore. Eliminare questo personaggio avrebbe potuto rendere la sceneggiatura più snella e focalizzata, migliorando l’efficacia della narrazione e l’impatto emotivo del film.

Empowerment femminile

La pellicola “La ragazza del mare” si dimostra particolarmente interessante nella sua venatura di empowerment femminile, in cui Trudy, sia nel film che nella realtà, si trova a dover dimostrare al mondo intero che le donne possono competere con abilità pari a quelle degli uomini nelle discipline sportive. Il viaggio di Trudy rappresenta una doppia sfida: da un lato, è un percorso interiore, mosso dal bisogno di realizzare i propri sogni e desideri; dall’altro, è una responsabilità che porta il peso dello sport femminile sulle proprie spalle. Il successo o il fallimento di Trudy diventa cruciale per il futuro del nuoto femminile: la sua vittoria aprirebbe la strada al movimento olimpico femminile, mentre una sconfitta potrebbe segnare la sua fine.

La prova attoriale di Daisy Ridley è eccelsa, riuscendo a trasmettere il carattere giovanile, spensierato, e la forza d’animo della giovane Trudy. Nelle scene in cui Trudy nuota in mare, lo spettatore percepisce tutto il suo piacere nel nuotare e, allo stesso tempo, tutta la sua determinazione e forza d’animo. Queste qualità la muovono nelle sue imprese, a cui non si tira mai indietro grazie al suo gran coraggio. Tale coraggio, che la conduce a ottenere i risultati straordinari della sua carriera, traspare in ogni scena, creando un’empatia profonda con il personaggio e facendo sì che il pubblico tifi per lei dall’inizio alla fine del film. La narrazione si sviluppa come una fiaba, culminando nell’apice del successo sportivo di Trudy: la sua storica traversata della Manica. La storia si conclude con la trionfale parata che la rende una star, quasi principesca, del suo tempo. La pellicola termina con il raggiungimento del suo obiettivo, simboleggiando il compimento del suo sogno di dimostrare al mondo che una donna può eccellere nello sport tanto quanto un uomo. Questo finale suggella il messaggio di empowerment femminile che pervade il film, celebrando la forza, il coraggio e la determinazione di Trudy come fonte d’ispirazione per tutte le donne.

La pellicola, pur essendo una miscela ben calibrata di elementi storici e finzione narrativa, si distacca dalla realtà della vita della nuotatrice, poiché non è un documentario ma un’opera di pura narrazione. Il suo pregio principale è la capacità di emozionare lo spettatore attraverso una regia discreta e un ritmo ben gestito, che ci immerge nel mondo della giovane Trudy. Tuttavia, la pellicola potrebbe essere afflitta da un certo senso di prevedibilità. Nonostante il coinvolgente primo tentativo di attraversare la Manica, che immette nella vicendo del pathos narrativo, molti degli elementi di tensione drammaturgica si rivelano privi di una vera e propria suspense o di colpi di scena significativi. La sceneggiatura e la struttura narrativa, pur non riuscendo a sorprendere completamente, permettono comunque di stabilire un profondo legame con il personaggio principale. Questo legame è facilitato dalla capacità del film di farci empatizzare con Trudy, rendendo il suo percorso e le sue sfide emozionali e coinvolgenti. Nonostante la mancanza di momenti particolarmente innovativi o imprevisti, la narrazione che si muove su una sua linearità drammaturgica sia sceneggiativa che d’impostazione del montaggio, ci permette di vivere a fondo le emozioni e le esperienze della protagonista, creando un’esperienza visiva che, sebbene non rivoluzionaria, è comunque efficace e apprezzabile.

Fotogramma di La ragazza del mare
Fotogramma di La ragazza del mare

In conclusione

La pellicola si distingue per l’eccellente interpretazione di tutti i protagonisti e per il suo messaggio positivo riguardo alla realizzazione dei sogni. Tuttavia, alcuni aspetti della sceneggiatura e dello sviluppo dei personaggi potrebbero risultare meno incisivi. Nonostante ciò, La ragazza del mare rappresenta una storia che, pur nella sua linearità, riesce a trasmettere emozioni e a celebrare i trionfi di una donna che ha sfidato le convenzioni del suo tempo.

Note positive

  • Daisy Ridley e Jeanette Hain offrono performance solide e coinvolgenti, portando in vita i personaggi con grande intensità emotiva.
  • La pellicola trasmette un forte messaggio di empowerment femminile, celebrando la determinazione di Gertrude Ederle e il suo impatto sul nuoto femminile.
  • La regia discreta e il ritmo ben gestito contribuiscono a una narrazione fluida e immersiva, che mantiene l’attenzione dello spettatore.

Note negative

  • La trama segue una struttura piuttosto convenzionale e prevedibile, priva di colpi di scena significativi.
  • La figura del fratello minore di Trudy
Condividi su
Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.