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La voglia matta
Titolo originale: La voglia matta
Anno: 1962
Nazione: Italia
Genere: Commedia
Casa di produzione: Dino de Laurentiis Cinematografica, Lux Film, Umbria Film
Distribuzione italiana: Cinedistribuzione Astoria
Durata: 110 min
Regia: Luciano Salce
Sceneggiatura: Castellano, Pipolo, Luciano Salce
Fotografia: Erico Menczer, Alvaro Lanzoni
Montaggio: Roberto Cinquini, Gisa Radicchi Levi
Musiche: Ennio Morricone
Attori: Ugo Tognazzi, Catherine Spaak, Gianni Garko, Franco Giacobini, Fabrizio Capucci, Diletta D’Andrea, Jimmy Fontana, Béatrice Altariba, Oliviero Prunas, Margherita Girelli, Lilia Neyung, Luciano Salce, Corrado Pantanella, Margherita Patti, Carlo Pes, Elisabetta Marlo Rota, Carla Mancini, Stelvio Rosi, Jimmy il Fenomeno, Nino Fuscagni, Dory Hessan, Salvo Libassi, Maria Marchi, Edy Biagetti, Orfeo Bregilozzi, Donatella Ferrara
Pellicola della consacrazione di Catherine Spaak, La voglia matta di Luciano Salce con Ugo Tognazzi è una commedia amara che è stata ben accolta della critica del suo tempo, venendo definita da Il Messaggero del 1962 come “un’opera sofferta, intensa, intelligente. Come tale piacerà anche al pubblico che vi troverà un Tognazzi ottimamente impegnato e una Spark davvero deliziosa” , oppure il Corriere aveva decretato “Un bel film… diretto con finezza, spesso con poesia, da un Salce che ha scritto pagine di rara efficacia figurativa”. L’uscita cinematografica del lungometraggio, a causa della tematica trattata in un contesto sociale come quello del 1960, ha dato del filo da torcere alla sua distribuzione, trovando davanti alla sua strada la censura, che alla fine decidete di vietarlo ai minori di quattordici anni, un evento abbastanza raro se si pensa di essere dinanzi a una mera commedia all’italiana.
Poi ci fu La voglia matta con la Spaak, che era stata scoperta da Lattuada per I dolci inganni ma il film non era uscito per guai di censura, e divenne nota col mio, anzi notissima. Ho anche modificato la sceneggiatura perché fosse maggiore la vicinanza tra lei e il personaggio. La voglia matta, vale anche, credo, per un’invenzione dei giovani, nuova per il cinema di allora.
Luciano Salce
“La voglia matta” è tratta dal romanzo “Una ragazza di nome Francesca” di Enrico La Stella. Il film nel 2022 è stato restaurato in 4k da CSC-Cineteca Nazionale in collaborazione con Compass Film S.r.l. che ha messo a disposizione i negativi scena e colonna. Tutte le lavorazioni sono state realizzate presso il laboratorio Studio Cine S.r.l.
Trama de La voglia matta
Antonio Berlinghieri, un industriale milanese sui quarantani divorziato, ama fare il giovane, dormire quattro ore a notte, ballare e divertirsi di notte e lavorare di giorno, dove è considerato uno stimato ingegnere, oltre che un bell’uomo ancora con un fascino giovanile. Durante un fine settimana sta andando con la sua Alfa “spider” a Pisa per trovare suo figlio che vive in un collegio di Suore, ma il viaggio, in apparenza tranquillo e di breve entità, si dimostra alquanto turbolento e inaspettato. Antonio lungo la strada s’imbatte in un gruppo di ragazzi che stanno trascorrendo un fine settimana al mare. Il gruppo, con la maliziosa sedicenne Francesca, prima sbeffeggia Antonio con i loro veicoli infastidendolo e poi, attraverso la maliziosa sedicenne Francesca, gli chiedono un po’ di benzina quando una delle loro macchine è rimasta in “panne”. Un po’ per scherzare, un po’ perché interessato a Francesca, Antonio si lascia coinvolgere nel gruppo dei ragazzi, che lo invitano a passare con loro la domenica in uno “chalet” sul mare. Nello “chalet” cerca di colmare in qualche modo le differenze di mentalità e di gusti che derivano dall’età: trovandosi però sempre sull’orlo del ridicolo. Antonio ha un fondo d’ipocrisia borghese, e stenta a capire la spregiudicatezza di questi giovani, pur essendone nello stesso tempo affascinato. D’altra parte però Francesca, una ragazza piuttosto facile e libertina che non perde tempo a provocare e sedurre i suoi compagni di viaggio, complesso Antonio, e il resto del gruppo non esiteranno, nemmeno un momento, a trattare il quarantenne come il nuovo giullare di corte. Antonio man mano la giornata si avvia al termine sarà sempre più sedotto e avvinghiato alla rete di inganni che Francesca gli porge.

Recensione de La voglia matta
Una giornata tra le strade e le spiagge di Sabaudia, Latina. Un giorno che cambierà per sempre la vita di Antonio, di un uomo considerato giovanile tra i suoi coetanei, un uomo che crede di non invecchiare mai e di rimanere un eterno fanciullo. L’incontro con i nuovi giovani, quei ragazzi degli anni ’60, lo metterà dinanzi all’ardua verità: il tempo trascorre per tutti e la giovinezza non è altro che un periodo breve da assaporare e che svanisce, spegnendosi come un fiore. Davanti allo specchio della casa al mare guarderà il suo riflesso denotando e, accorgendosi per la prima volta, di come il suo volto non sia più quello di un ventenne ma di un uomo responsabile di mezza età. Interessante, riguardo alla scrittura psicologica di Antonio, la sua voce pensiero simbolo della fragilità di un uomo che ricerca di ricatturare quei giorni perduti e svaniti, come nella scena della gara di nuoto dove, nei suoi pensieri, sostiene di essere più in forma fisicamente di quei giovincelli sbarbati, avendo la forza e la saggezza di calibrare le sue forze fisiche e di raggiungerli e superarli più avanti, non tenendo in conto invece della realtà dei fatti. Ormai lui è un industriale di quarantani, non più allenato fisicamente al nuoto e così sarà proprio lui il primo a non aver più fiato e a soccombere alla stanchezza, venendo (ironia della sorte) salvato proprio da uno di quei giovani che lui detesta così tanto.
Antonio è il simbolo di quegli uomini di una generazione passata, di coloro che hanno fatto la guerra e ucciso, quello di un uomo maturo con dei suoi valori culturali tradizionalisti. I giovani e Francesca invece sono il simbolo di una nuova generazione, quelle delle ragazze “ye ye” e dei giovani che trascorrono le loro giornate tra tuffi in mare, pacchetti di Malboro, motori, dischi e canzonette italiani e stranieri, dalla Brigitte Bardot, Cha cha cha dell’impiccato fino ai balli romantici sotto le note di Sassi di Gino Paoli. Questi giovani, raccontataci da Salce, ci avvicinano, per certi versi, ai figli dei fiori degli anni ’70, un gruppo di persone che amano trascorrere le giornate insieme, tutti uniti, non provando rancore, rabbia repressa o gelosia, dividendo tutto con gli altri, in un eterno gioco e divertimento dove niente ha importanza. Non a caso vediamo Francesca, interpretata da un’abile Catherine Spaak, al suo primo ruolo di primo piano nella storia del cinema italiano, passare da un uomo all’altro che bacia senza pudore dinanzi agli altri, come se tutto fosse un gioco.
Francesca è un abile “bambina” di sedici anni che fa la donna sexy facendoci corteggiare e che corteggia i giovani che gli capitano a tiro come se fosse un gioco privo di dolori e responsabilità, non facendo però i conti con i sentimenti altrui, specialmente di quelli di Antonio, un uomo, che nonostante comprenda che la giovane e gli altri lo stanno deridendo, non può far a meno d’innamorarsi perdutamente di Francesca, in cui rivede uno spiccato senso liberale e giovanile che lui ha perduto. Lui inizierà sempre più ad amarla all’interno della giornata fino a perdersi nei suoi sentimenti, a provare gelosia e rabbia nei confronti della giovane che ricade, sempre, nelle braccia altrui di altri uomini. Più lui si attrae di lei, più lei gioca con lui, deridendolo e trasformandolo in un giullare di corte, utile solo al divertimento di questa banda “sbandata” di giovani che vogliono solo godersi, senza freni, l’estate prima di rientrare nelle convenzioni sociali tradizionali. Ciò che rimane ad Antonio è solo un senso di vuoto e di perdizione, di un uomo che scopre i suoi punti deboli e che deve fare i conti con ciò che è e ciò che ha desiderato, ovvero di sposare una ragazza di quattordici anni.
La voglia matta può essere accostato a Labbra rosse di Bennati e a I nuovi angeli di Gregoretti: è un viaggio alla scoperta dei ventenni d’oggi, dei loro costumi, della loro etica sessuale. L’interesse del film nasce da un conflitto, dall’opposizione di due generazioni. L’ingegnere, Francesca e i suoi compagni appartengono allo stesso ceto, la borghesia (o non bisognerebbe dire, invece, all’americana, la “middle class”?), eppure c’è un abisso tra il primo e i secondi. […] Si può dire che il loro sia un neopaganesimo? In che misura la rappresentazione del film coincide con la realtà? A queste si potrebbero aggiungere altre domande perché, sotto la sua apparenza svagata, il film è complesso e, a modo suo, nonostante squilibri, contraddizioni e cadute, inquietante.
Morando Morandini

In conclusione
Una commedia amara che funziona bene, che intrattiene nonostante una parte centrale che allunga troppo il racconto ricadendo, a tratti, nella ridondanza. Il film funziona bene grazie a una tematica ben trattata e per le interpretazioni dei due protagonisti che possiedono un buon carisma, facendosi empatizzare con i loro personaggi.
Note positive
- Interpretazione di Catherine Spaak e Ugo Tognazzi
- Musiche presenti nel film
Note negative
- La parte centrale del film che ricade nella ridondanza allungandosi troppo e proponendo sempre il medesimo copione narrativo: i ragazzi e Francesca, in primis, che trattano l’uomo come giullare.