Per Elisa – Il caso Claps (2023): La recensione della fiction Rai

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Informazioni sulla serie e dove vederla in streaming

Uno dei casi di cronaca nera più dibattuti: gli omicidi di Elisa Claps ed Heather Barnett. La serie tv, in tre serate da 100’, ricostruisce gli eventi sulla base del libro Blood on the altar” di Tobias Jones e con la consulenza della famiglia Claps.“Per Elisa – Il caso Claps”, prodotta da Fastfilm Srl e Cosmopolitan Pictures Limited, in collaborazione con Rai Fiction per la regia di Marco Pontecorvo, in onda da martedì 24 ottobre alle 21.25 su Rai 1.

Trama di ‘Per Elisa – Il caso Claps’

Lisa Claps uscì di casa in una luminosa mattina di settembre del 1993 a Potenza, diretta alla messa. Da quel momento, sparì nel nulla, senza lasciare alcuna traccia. La sua storia ebbe una svolta drammatica 17 anni dopo, quando il suo corpo fu scoperto nel sottotetto della chiesa dove l’ultima volta era stata vista viva. Nel novembre del 2002, a Bournemouth, sulla costa meridionale dell’Inghilterra, Heather Barnett, madre single di due adolescenti, venne trovata nel suo appartamento, riversa a terra e coperta di sangue, vittima di una mutilazione orribile. Il giorno della scomparsa, Elisa Claps aveva un appuntamento con Danilo Restivo, un uomo poco più grande di lei. Quell’appuntamento era fissato nella stessa chiesa dove successivamente fu rinvenuto il corpo di Elisa. Danilo Restivo era anche il vicino di casa di Heather Barnett, un fatto che destò immediati sospetti nella polizia inglese. Tuttavia, ci volle del tempo per collegare i due delitti e per portare il colpevole di fronte alla giustizia. Un ruolo cruciale in questa connessione fu svolto dalla famiglia Claps, in particolare da Gildo, il fratello maggiore di Elisa, che all’epoca della scomparsa della sorella aveva 24 anni. La determinazione e la perseveranza della famiglia Claps furono fondamentali per far emergere la verità e per assicurare che il colpevole fosse punito per i suoi terribili crimini.

Frame di Per Elisa
Frame di Per Elisa

Recensione di ‘Per Elisa – Il caso Claps’

“Per Elisa – il caso Claps” gode del privilegio, non affatto scontato, di essere basato sul libro “Blood on the Altar” di Tobias Jones, un testo in grado di analizzare minuziosamente non solo il caso Claps, ma anche la complessa figura di Danilo Restivo. L’autore adotta uno stile che ricorda la cronaca giornalistica, delineando una narrazione oscura e affascinante, data la natura macabra degli eventi che ormai sono parte della storia italiana. Tuttavia, la miniserie televisiva di Marco Pontecorvo, prodotta dalla Rai, mostra delle lacune significative proprio in questo ambito. A prima vista, sembra offrire una rappresentazione troppo “addolcita” e semplicistica della triste realtà. Questo si riflette nella scrittura generale dell’opera, ma soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi. Elisa Claps viene idealizzata in modo eccessivo, perdendo il suo lato umano e complesso, mentre Danilo Restivo è dipinto in modo troppo stereotipato. L’assassino viene presentato come il classico maniaco, come se fosse uscito da un film poliziesco di serie B. Certamente, tradurre fatti di cronaca così complessi in una sceneggiatura richiede una semplificazione, ma questa non dovrebbe mai sfociare nello stereotipo. La minuziosa ricerca di dettagli non dovrebbe essere sacrificata a favore di una narrazione più facile da comprendere. Inoltre, dal punto di vista registico, tecnico e interpretativo, la fiction rimane ancorata a uno stile tradizionale, rispecchiando le convenzioni tipiche delle serie televisive Rai. Questo approccio, sebbene grammaticalmente corretto, risulta banale nella sua esecuzione. Una maggiore audacia stilistica e una profondità nella rappresentazione dei personaggi avrebbero sicuramente arricchito l’opera, rendendo la narrazione più coinvolgente e autentica per gli spettatori.

Fotogramma di PER ELISA, il caso Claps
Fotogramma di PER ELISA, il caso Claps

Scopria anche: ‘Per Elisa- il caso Claps’: la conferenza stampa

In conclusione

‘Per Elisa – Il caso Claps’ è una fiction dalla natura fin troppo equilibrata, dal carattere “democristiano”, l’opera non contiene in sé nessun elemento provocatorio o radicale, il fascino macabro delle triste vicende reali non è ben rappresentato, ma anzi è soffocato da un filtro fin troppo corretto.

Note positive

  • Una forte base lettararia
  • Profilmico generalmente buono

Note Negative

  • Scrittura debole
  • Una rappresentazione fin troppo stereotipata
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