Labirinti (2024). Un viaggio tra reale e immaginario nella scoperta di sé.

Recensione, trama, cast del film Labirinti (2024) per la regia di Giulio Donato. Il film è stato presentato in anteprima allo spazio Confronti delle Giornate degli Autori 2024.

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Trailer di “Labirinti”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

“Labirinti”, presentato nello spazio Confronti delle Giornate degli Autori durante il Festival del Cinema di Venezia 2024, è l’opera prima del regista romano Giulio Donato. La pellicola, inizialmente prodotta attraverso una casa di produzione indipendente, è stata finanziata dal produttore Francesco Cimpanelli, che ha permesso la realizzazione del lungometraggio.

Trama di “Labirinti”

Francesco e Mimmo sono due amici d’infanzia che passano la maggior parte del tempo insieme in un piccolo paese della Calabria dove la noia regna sovrana. L’unico evento che tutta la comunità aspetta con trepidazione è la festa patronale di fine agosto. Le cose iniziano a cambiare tra i due amici dopo il ritrovamento di un libro dal titolo Labirinti da parte di Francesco, questa scoperta dà inizio ad un risveglio interiore da parte del ragazzo che non riuscirà più a stare all’interno della mentalità chiusa del piccolo paese, mentalità e regole a cui Mimmo inizia sempre più a sottostare.

Fotogramma Labirinti 2024
Fotogramma Labirinti 2024

Recensione di “Labirinti”

In un piccolo e opprimente paese della Calabria si svolge la storia di “Labirinti”, un film che, alternando un approccio documentaristico a una dimensione onirica, affronta il viaggio di scoperta di sé, tipico del genere coming of age. I protagonisti, Francesco e Mimmo, sono due amici d’infanzia che, nei primi minuti del film, ci vengono mostrati da bambini mentre si divertono immersi nella natura che circonda il loro piccolo paese. La loro innocenza inizia a incrinarsi quando li vediamo cresciuti, adolescenti. Anche da adolescenti, i due personaggi si riconoscono immediatamente, non solo per l’aspetto fisico, ma anche per i gesti che si scambiano, e proprio da questi gesti e dal loro modo di parlare si percepisce la perdita dell’innocenza.

Pur vivendo in spazi ampi e sconfinati, circondati dalla natura, la sensazione trasmessa è quella di oppressione, un’oppressione generata dall’uomo, dalle regole predefinite su come si dovrebbe essere e comportarsi in quel determinato contesto. Il sapere, lo studio, diventano le armi per evadere da questa realtà, ed è proprio l’interesse di Francesco per il libro intitolato Labirinti che innesca in lui un viaggio di consapevolezza di sé, dandogli la forza di diventare pienamente sé stesso. A partire dal ritrovamento del libro, la differenza caratteriale tra i due amici si fa sempre più evidente. Questo contrasto è reso visibile anche dai due differenti approcci di regia riservati a Francesco e Mimmo.

Per Francesco, l’approccio diventa sempre più onirico: non solo nelle scene oniriche legate al suo risveglio interiore, ma anche nella realtà sembra essere in un altro mondo. Questo è evidenziato dalla camera che, con inquadrature statiche, si sofferma su di lui e sull’ambiente circostante. Per Mimmo, invece, l’approccio rimane di tipo documentaristico, osservativo, dove i suoi modi di fare e parlare sottolineano uno stato di noia e apatia, in cui nulla sembra essere importante se non il divertimento, fino a spingerlo a compiere piccoli reati. Man mano che la storia avanza, le differenze tra i due amici si accentuano, al punto da farci chiedere perché abbiano continuato a frequentarsi.

La storia del film riesce a coinvolgere e, al tempo stesso, permette facilmente di immedesimarsi negli eventi narrati. Tuttavia, il risultato finale appare come qualcosa di grande potenziale, ma che viene solo accennato, senza mai raggiungere appieno la sua profondità. Le interpretazioni degli attori principali risultano veritiere, quasi più vicine al realismo documentaristico.

Fotogramma di Labirinti
Fotogramma di Labirinti

In conclusione

Labirinti è un racconto di formazione che, tra reale e immaginario, permette allo spettatore di osservare un ambiente suggestivo come quello della Calabria, offrendo al contempo l’opportunità di valutare i suoi possibili lati negativi e positivi. Il regista adotta un approccio osservativo, evitando di imporre esplicitamente il proprio punto di vista e lasciando così al pubblico la libertà di decidere autonomamente come sia vivere in un contesto di quel tipo. L’elemento innovativo del film risiede nel modo in cui mescola il linguaggio documentaristico con una dimensione onirica. Tuttavia, la sensazione finale è quella di aver assistito a una storia in cui i vari elementi proposti avrebbero potuto essere sviluppati in maniera più approfondita.

Note positive

  • Approccio interessante a temi come la scoperta di sé.
  • Osservazione coinvolgente dell’ambiente di un piccolo paese.

Note negative

  • Potenziale narrativo e registico che in parte sembra solamente accennato.
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Emanuele Igbinomwanhia
Emanuele Igbinomwanhia

Regista e Autore con anche un interesse verso la sperimentazione video. Dopo gli studi in cinema gira un documentario e si diletta nella scrittura di storie.