L’ultimo Paradiso (2021): Una storia di sogni e rimpianti

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L'ultimo paradiso locandina

L’ultimo Paradiso

Titolo originale: L’ultimo Paradiso

Anno: 2021

Paese: Italia

Genere: drammatico

Produzione: Lebowski, Netflix, Silver Productions

Distribuzione: Netflix

Durata: 1h 47min 

Regia: Rocco Ricciardulli

Sceneggiatura: Rocco Ricciardulli, Riccardo Scamarcio

Fotografia: Gian Filippo Corticelli

Montaggio: Leonardo Alberto Moschetta

Musiche: Federico Ferrandina, Pasquale Ricciardulli, Rocco Ricciardulli

Attori: Riccardo Scamarcio, Gaia Bermani Amaral, Antonio Gerardi, Valentina Cervi, Anna Maria De Luca, Mimmo Mignemi, Federica Torchetti, Matteo Scaltrito, Nicoletta Carbonara, Erminio Trungellito

Trailer italiano de L’Ultimo Paradiso

Distribuito direttamente su Netflix il 05 febbraio 2020, L’ultimo Paradiso è un film co-sceneggiato dall’attore di Trani Riccardo Scamarcio in veste anche di produttore e attore. La storia, come dichiara il regista e sceneggiatore, si ispira a un fatto di cronaca vera avvenuto negli anni’50 nel Sud Italia e che è legato alla sua infanzia, dimostrando come questa pellicola sia per Rocco Ricciardulli che per Scamarcio abbia un elemento all’origine piuttosto personale, come entrambi hanno dichiarato in un intervista stampa durante la presentazione del film.

Mia madre le storie le sapeva raccontare. E io, insieme a mia sorella e i miei due fratelli più grandi, restavamo lì, a bocca aperta ad ascoltarla. Eravamo rapiti dai suoi racconti, dalla sua voce, con la quale magicamente trasformava quelle parole in immagini, dando vita a personaggi rimasti poi impressi nella mia mente. Riaprendo una pagina di un passato che mi appartiene, attraverso le immagini, ho cercato di dar voce a fatti rimasti sepolti nel tempo. Il film “L’ULTIMO PARADISO” si ispira a un fatto realmente accaduto alla fine degli anni ’50, al Sud, dove sono nato e cresciuto. L’idea è stata quella di ritrarre il meridione raccontatomi. Un sud aspro e bellissimo che assiste con indifferenza ai drammi della sua gente, sovrastandola coi suoi silenzi.

Rocco Ricciardulli
Scena de L'Ultimo Paradiso
Scena de L’Ultimo Paradiso

Trama de L’Ultimo Paradiso

In un piccolo paese del Sud Italia del 1958 si vive a stenti, lavorando per alcuni padroni terrieri le loro terre in cambio di pochi spicci che non fanno altro che accrescere la miseria economica e sociale. Seguiamo le vicende di Ciccio, un contadino di 40 anni, che è sposato con Lucia e tiene un bambino di sette anni. L’uomo non è però felice della sua condizione ma aspira a cose più grandi e ad una vita divergente da quella di quel borgo del Sud Italia.

Ciccio è innamorato della bella Bianca, figlia del proprietario terriero Cumpà Schettino che sfrutta per i suoi tornaconti economici la gente del posto. Tra i due è presente una forte passione amorosa che li spinge a decidere di abbandonare quel luogo privo di speranza, per ricercare una vita maggiormente ricca di felicità. Tutto però si complica quando Cumpà scopre la relazione della figlia con Ciccio. Una serie di eventi cambierà per sempre la vita della famiglia Paradiso e dei Cumpà.

Riccardo Scamarcio e Antonio Gerardi in L'ultimo Paradiso
Riccardo Scamarcio e Antonio Gerardi in L’ultimo Paradiso

Recensione de L’Ultimo Paradiso

Attraverso una colonna sonora malinconica e romantica, realizzata da Pasquale e Rocco Ricciardulli, veniamo trasportati all’interno di una grande storia d’amore immessa in un contesto di sfruttamento socioeconomico come quello del Sud Italia del 1950 – 60. La tematica di riscatto sociale e di schiavitù diviene nella prima parte narrativa un elemento fondante de L’Ultimo Paradiso e tale abuso sociale di vite umane viene ben contrapposto e legato con la vicenda degli innamorati Ciccio e Bianca, due animi liberi che cercano una via di fuga da quel mondo illiberale e privo di qualsiasi speranza. L’amore tra i due viene mostrato attraverso un ottima fotografia e dei momenti di grande romanticismo denotabili in alcune scene come quella in cui entrambi ascoltano una canzone francese alla radio iniziando a fantasticare con la mente su luoghi lontani, qui la macchina da presa sta molto vicina ai personaggi creando uno dei momenti di maggior sentimentalismo della storia. Se il personaggio di Ciccio, ben interpretato da Riccardo Scamarcio, risulta altamente tridimensionale e ben scritto in sceneggiatura, venendo mostrato in tutti i suoi lati più positivi e in quelli più negativi, ovvero come un padre che preferisce abbandonare la moglie e il figlio per seguire il suo sogno di vivere una vita divergente con il suo vero amore Bianca, non possiamo dire il medesimo sulla ragazza che inversamente appare un carattere drammaturgico approssimativo e privo di un reale approfondimento tridimensionale, di lei sappiamo solo il suo amore per Ciccio e la sua forza combattiva e poco altro, anche nella seconda parte della storia dove assistiamo a un suo percorso di crescita, che poteva essere maggiormente narrato, non è presente una reale introspezione sul personaggio.

Se la prima parte drammaturgica de L’Ultimo Paradiso si rifà in maniera preponderante alle tematiche di sfruttamento economico e di lotta per la libertà con delle riflessioni sul concetto di speranza denotate anche da una fotografia che si apre maggiormente negli ambienti esterni contrapponendosi agli interni, che vengono ripresi come spazi angusti e privi d’intimità attraverso una luce che proviene dall’esterno che sottolinea il malessere e lo stato d’animo dei suoi personaggi, la seconda parte narrativa mantiene solo inizialmente alcune tematiche presentate inizialmente ma si avvia, attraverso l’inserimento di un nuovo personaggio, a raccontare altre problematica maggiormente interiori che riportano alla mente il romanzo di Pavese La Luna e iFalò, libro che appare anche all’interno del lungometraggio proprio all’interno della valigia di questo nuovo carattere. La sua intromissione all’interno de L’Ultimo Paradiso cambia le carte in tavola e va a trattare del rimpianto di un uomo che deve ritornare nel suo paese nativo da cui non faceva ritorno per molto tempo e quando è qui si ricorda chi era e delle sue origini facendo un tuffo nel passato che non può che modificarlo radicalmente.

Parlando proprio della sceneggiatura, o di quello che possiamo dire per non rovinarvi la visione filmica basata proprio su un gioco di scrittura e recitativo, possiamo ben dire che L’Ultimo Paradiso non usa la classica struttura a tre atti ma crea due parti narrativi che si unisco in maniera importante tra loro ma che sono completamente divergenti. Tale scelta, che ricorda lontanamente Psyco, va a creare un film privo di un protagonista che sia mostrato in tutto il film e in ciò è presente un grande rischio di scrittura, rischio però reso meno pericoloso da uno escamotage recitativo ben congeniato.

L’Ultimo Paradiso sembra un film d’altri tempi possedendo un suo sapore retro, grazie all’incredibile eleganza con cui il regista e sceneggiatore hanno raccontato la vicenda che possiedo un tono introspettivo ed educato, il tutto creando una scena che riporta alla mente (seppur nelle sue divergenze) una delle più iconiche scene del cinema neorealiste come quella del film Roma Città Aperta. L’Ultimo Paradiso pur possedendo una regia ben strutturata, in grado di portare a casa il lavoro narrativamente parlando, risulta possedere un ritmo eccessivamente lento anche a causa della collocazione temporale del fatto cruciale che avviene molto avanti nel film. Le stesse prove attoriali sono ben svolte variando in maniera interessante attraverso una connotazione stilistica prettamente teatrale, per certi versi sembra un film totalmente teatrale, per poi passare e andare verso una connotazione più surrealista, sopratutto nel finale che va detto stona pesantemente con ciò che avviene precedentemente. Il finale dunque non può far felice il pubblico a causa di una scena eccessivamente onirica e visionario che non risulta né comprensibile al pubblico né interessante narrativamente parlando, risultando il vero difetto della storia che pur risultando abbastanza didascalica per certi versi si dimostra un film interessante e sopra la meda dei prodotti italiani del 2020.

Note positive

  • Attori
  • Fotografia
  • Aver rischiato con una sceneggiatura atipica, che alla fine regge bene la storia

Note negative

  • Personaggio di Bianca poco approfondito
  • Il finale troppo surreale
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