Loop o Tales from the Loop: Un batter d’occhio

Recensione, trama e cast della prima stagione di Loop (2020) distribuita e serie originale Prime Video. Un serie di fantascienza atipica che tocca le corde dell'animo umano.
Condividi su
tales of the loop locandina

Loop

Titolo originale: Tales from the Loop

Anno: 2020

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Fantascienza

Produzione: Indio Film, 6th & Idaho Moving Picture Company, Fox 21 Television Studios, Amazon Studios

Distribuzione: Prime Video

Ideatore: Nathaniel Halpern

Sceneggiatura: Eleonora Catton

Musica: Philip Glass, Paul Leonard-Morgan

Stagione: 1

Puntate: 8

Attori: Rebecca Hall, Jonathan Pryce, Daniel Zolghadri, Duncan Joiner, Paul Schneider, Tyler Barnhardt, Ato Essandoh, Nicole Law, Jane Alexander, Abby Ryder Fortson, Shane Carruth, Dan Bakkedahl

Trama di Tales from the Loop

A Mercer, una zona rurale dell’Ohio, durante gli anni ’60, venne costruito un gigantesco acceleratore di particelle che si va a estendere nel sottosuolo della campagna intorno alla cittadina per decine di chilometri. Questo luogo con il tempo ha assunto il nome di Loop, divenendo sempre di più un misterioso centro di sperimentazione scientifica e fisica top secret.

Negli anni ’80 la vita dei cittadini di Mercer è basata e influenzata dal Loop e dalle sue scoperte scientifiche e sperimentazioni che andranno a orientare l’esistenza di molti individui, soprattutto quella di Loretta Willard e la sua famiglia, che possiede uno stretto legame con il Loop, dato che il marito della donna è il figlio di Russ Willard, l’inventore del laboratorio scientifico

Recensione di Tales from the Loop

Buonasera. O buongiorno, a seconda di dove risiediate. Mi chiamo Russ Willard, sono il fondatore del centro di fisica Sperimentale di Mercer, costruito qui, sotto la città di Mercer in Ohio, e che gli abitanti del posto chiamano “Il Loop”. Il suo scopo? Liberare e ed esplorare i misteri dell’universo. A causa delle nostre ricerche senza precedenti, vedrete cose che be’, cose che avreste pensato impossibili. Eppure accadono. Tutti gli abitanti sono legati al Loop, in un modo o nell’altro, verrete a conoscenza di tante delle loro storie, nel tempo.

Loop 1×01

Se Black Mirror si rifà alla creazione di futuri distopici sfruttando l’evoluzione malata della tecnologia per mostrarci come questa possa danneggiarci divenendo mera dipendenza psicofisica in grado di farci emarginare e di modificare il nostro io e il nostro modus di ragionare sul mondo circostante, Tales from the Loop ideata da Nathaniel Halpern sceglie di percorrere una strada più autoriale e indipendente, sfruttando uno stile minimalista e poetico che sfrutta la fantascienza e la tecnologia per creare una riflessione concettuale filosofica su tematiche profondo dell’animo umano dove è il concetto di tempo e di morte a fare da padrone e da protagonista dell’intera prima stagione di una serie particolare e divergente da tutte quelle conosciute nel panorama seriale fantascientifico, ove la fantascienza è solo un Deus ex machina interno alle vicende, nemmeno troppo spiegato e analizzato, uno strumento per parlare dei sogni, dell’amore e delle paure dell’umanità.

Loop (come è stata denominata in italiano) si rifà visivamente e scenograficamente alle opere dell’artista svedese retrofuturistico Simon Stålenhag in grado di creare dipinti al computer che uniscono e interconnettono il tempo stesso, ove passato e futuro divengono una sola cosa. Elementi del passato degni anni ’80 emergono dai suoi lavori ma è presente quel senso di distopia futuristica, un mondo che pur con elementi rarefatti e pieni d’inquietudine mostra un mondo fatto di pace, dove umani e robot, giganteschi e metallici, convivono in armonia e pace, ognuno con i loro spazi. I lavori del pittore sono stati racchiusi all’interno di un volume che prende il nome Tales from the Loop, da qui l’ispirazione e il titolo della serie.

Loop: Una fantascienza al servizio di una storia più grande

La serie di Amazon Prime riproduce espressamente le scenografie e il mondo visivo di Simon Stålenhag all’interno del racconto audiovisivo catapultando lo spettatore entro gli anni ’60, inizialmente, e successivamente negli anni ’80, periodi divergenti da quelli realistici dell’umanità stessa. In questa realtà sono già presenti in maniera preponderante i Robot, non quelli fantascientifici simili all’essere umano, ma dei robot enormi che fuggono da forza lavora e da aiuto per la razza umana. Questa contrapposizione tra passato e futuro, creando una dicotomia particolare e stupefacente, non cade mai nella mancanza di verosimiglianza ma grazie a un attento stile narrativo che si trascina dalla prima puntata all’ultima non ci rendiamo mai pienamente conto di questa stonatura, che inversamente diviene l’imperfezione che rende perfetta visivamente, narrativamente e scenograficamente la prima stagione di Loop.

In Loop non abbiamo una tecnologia vistosa alla Black Mirror, dove questa diviene il centro stesso della narrazione, ma questi strumenti tecnologici rarefatti e metallici sono un mero espediente narrativo per parlare e mostrare sullo schermo dei personaggi che si trovano ad affrontare un esperienza apparentemente impossibile. Come detto sopra la tecnologia è un deus ex machina poiché per ogni oggetto trovato e mostrato all’interno delle otto puntate non viene spiegato nel suo funzionamento ma tutto viene lasciato al caso, come il resto è la vita stessa: un caos a cui non sappiamo dare una risposta. Così l’attenzione del regista non si sofferma mai sullo strumento scientifico né tantomeno sul misterioso laboratorio il Loop, che potrebbe dare sfumature horror e inquietanti alla storia, ma dalla musica al pianoforte che conduce lo spettatore nella storia passando per i paesaggi campagnoli con le incredibili e futuristiche costruzioni e gli elementi naturalistici e poetici spostano fin da subito l’attenzione sui personaggi, su caratteri ottimamente costruiti e dal sapore tridimensionale, tanto che noi siamo spinti dal sentimento interiore di questo empatizzando con loro. Noi siamo con la bambina catapultata negli anni ’80 alla ricerca di sua madre, oppure con un giovane ragazzo che ha perduto il proprio corpo, o con un uomo alla ricerca del proprio amore e che ha viaggiato attraverso lo spazio per poter trovare ciò che ha sempre desiderato, oppure siamo con un uomo che farà di tutto per salvare la vita della propria famiglia, o in due ragazzi che scoprono come fermare il tempo per vivere insieme la loro storia d’amore.

La cura viene posta elusivamente sui personaggi, ben interpretati e supportati da una sceneggiatura pazzesca, ma all’interno del Loop troviamo anche tutti i temi della fantascienza classica, da l’intelligenza artificale di Asimovi ai viaggi del tempo e dello spazio.

Una narrazione particolare

Tales from the Loop non si dimostra come una serie propriamente antologica nella sua costruzione drammaturgica pur mostrando situazioni diverse e personaggi divergenti da punta a puntata, nonostante tutti questi abbiano tra loro dei punti di contatti e di scambio, inoltre la storia si concentra maggiormente su Loretta Willard, splendidamente interpretata da Rebecca Hall, che diviene pur nella sua minore presenza scenica dinanzi ai figli stessi il nostro protagonista della storia dando un senso più profondo alla serie che si concentra maggiormente sul concetto di tempo, che viene descritto minuziosamente attraverso due puntate di ottima fattura:  “La Sfera dell’Eco” sul tema della morte e dell’impossibilità di aggiustare il tutto con la scienza, e “Casa” l’ultima puntata in cui siamo con il secondo protagonista Cole che dovrà rintracciare suo fratello sentendo il bisogno di mantenere tutto immutabile ma facendo così finirà per scontrarsi contro il tempo stesso comprendendo che la vita e il suo senso più intimo risiede nella sua mutevolezza in cui nulla è uguale eternamente ma ogni cosa è costretta a mutare rapidamente in un Battito di ciglia.

Il tutto viene narrato con estrema poesia dall’aspetto visivo, musica e narrativo, che immerge lo spettatore entro una storia dal ritmo lento e che non narra niente di particolare con la sua storia e che sfrutta anche delle interpretazioni quasi apatiche dove i personaggi stessi sembrano non voler mostrare realmente le loro emozioni che per tutta la serie vengono celate e nascoste, ma nonostante ciò la serie funziona nelle sue stranezze perfettamente creando una narrazione umana intensa ed emozionante, rendendolo uno degli show più accattivanti del panorama fantascientifico mondiale.

Loop mostra una prima stagione ben strutturata e congeniata che non ha bisogno di ulteriori puntate o stagioni per essere acclamata come capolavoro.

Note positive

  • Sceneggiatura e dialoghi
  • Regia
  • Montaggio
  • Interpretazione
  • Tema
  • Cura dei personaggi
  • Scenografia

Note negative

  • Nessuna
Condividi su
Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.

Articoli: 929

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.