
L’oracolo di Delfi
Titolo originale: L’oracle de Delphes
Anno: 1903
Paese di produzione: Francia
Genere: Intrattenimento
Produzione: Georges Méliès, Star-Film
Durata: 1 minuto e mezzo
Regia: Georges Méliès
Sceneggiatore: Georges Méliès
Recensione del cortometraggio
L’oracle de Delphes(L’oracolo di Delfi) è un cortometraggio muto del 1903 della durata di un minuto e mezzo, in cui il regista e sceneggiatore Georges Méliès crea una storia di un uomo ibrido attraverso i suoi semplici trucchi visivi e di montaggio.
Siamo nell’antico Egitto. Un prestigioso egiziano va a donare al tempio di una divinità uno scrigno, ma un malintenzionato vede la donazione e decide di andare a rubare l’oggetto all’interno di un luogo sacro, in cui è stato immesso.
Il ladro apre la porta con un coltello e ruba il forziere. Uscito dal tempio ecco che compare dal nulla la divinità egizia con una lunga barba bianca ordinando al ladro di riportare ciò che ha rubato al suo posto. L’uomo spaventato dall’ira del Dio riconsegna l’oggetto sacro al suo legittimo padrone ma questo non è contento e decide di punirlo.
Le donne vanno a toccare le spalle del bandito che viene trasformato in un essere mostruoso, un ibrido uomo-animale con testa d’asino (chiaramente una maschera) e corpo umano. Le donne si rimettono nella posizione precedente ridiventando statue immobili di sfingi; il Dio a sua volta svanisce e l’uomo-asino esce di scena, maledetto a vivere per il reato che ha compiuto in una condizione mostruosa. Il ladro non viene perdonato dalla divinità, ma dannato per sempre con questo segno divino.
Nel L’Oracolo di Delfi possiamo rintracciare un collegamento culturale con gli antichi greci e romani, ma anche con il pensiero presente nel cristianesimo, in cui il mostro ha origine per volontà divina per cui la trasformazione in questo caso del ladro in un ibrido animalesco, rimanda alla tematica dell’ira degli Dei per un errore e reato che ha commesso l’uomo sulla terra. Dunque come vediamo in questo breve film di Méliès il ladro diventa mostro ibrido per punizione divina per il suo comportamento sbagliato.