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L’Ultima discesa
Titolo originale: 6 Below: Miracle on the Mountain
Anno: 2017
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: biografico
Produzione: Madison Turnerproduzione, Dune Entertainment, October Sky Films, Sonar Entertainment
Distribuzione: M2 Pictures
Durata: 1h 38m
Regia: Scott Waugh
Sceneggiatura: Madison Turner
Fotografia: Michaell Svitak
Montaggio: Vashi Nedomansky, Scott Waugh
Musiche: Nathan Furst
Attori: Josh Hartnett, Mira Sorvino, Sarah Dumont
Ero un bravo bambino, un bambino forte, ho sempre provato un grande desiderio di vincere, prendevo tutto come una competizione. L’Hockey era il mio sport e quello sport è diventato la mia droga
cit. L’Ultima Discesa
6 Below – Miracle on the mountain è il titolo originale del lungometraggio diretto da Scott Waugh, titolo che fortunatamente in Italiano si è trasformato in “L’ultima discesa”, più adatto e diretto.
I titoli sono importantissimi nei film per una semplice ragione: richiamano la storia che verrà trattata, accennandone i contenuti al pubblico e convicendolo ad entrare in sala; ma è bene asserire che il titolo dell’opera non deve essere causa di spoiller: 6 Below – Miracle on The mountain è proprio ciò che fa andando a preannunciare l’evento di un miracolo sulla montagna che all’interno di tale storia altro non significa che “lieto fine”. L’ultima discesa è una denominazione più adatta poichè preannuncia che qualcosa non andrà per il verso giusto, senza dirci nient’altro, quindi non sappiamo il finale.
L’Ultima Discesa è un film biografico incentrato sulla vita di un ex giocatore di Hockey, Eric LeMarque, e sulla sua autobiografia da lui scritta incentrata sulla sua esperienza di vita per 8 giorni al freddo e al ghiaccio, evento che ha modificato interamente la sua esistenza portandogli via entrambe le gambe.
Trama de L’ultima discesa
Eric LeMarque fa uso di droghe e a causa di queste fa un terribile incidente automobilistico. Tra sette giorni dovrà andare in tribunale e per smorzare l’attesa e provare a rimettersi in piedi decide di allontanarsi da tutto e da tutti fuggendo in montagna. Una mattina prenderà il suo snowboard dirigendosi alle piste da sci ignaro che una perturbazione climatica più forte del previsto è in arrivo.
Eric LeMarque perde l’orientamento nella bufera e non riuscirà più a ritrovare l’impianto sciistico. Per otto giorno vivrà al gelo senza cibo, senza fiammiferi e in mezzo ai lupi. Di notte la temperatura scende sotto i 6 gradi.

Recensione de L’ultima discesa
Il messaggio che l’opera di Scott Waugh vuole dare al pubblico è chiaro già dalle prime battute del film e man mano che le scene si susseguono diventa sempre più evidente. L’ultima discesa è solo un espediente narrativo per parlare della vita stessa e della sua importanza e sulla forza stessa di reagire alle difficoltà che incontriamo nel percorso di crescita. Un uomo non deve mai abbattersi e farsi sconfiggere dalle proprie debolezze interiori ma deve trovare dentro di sé la forza di reagire.
Eric LeMarque è tormentato da un infanzia difficile, da un caratteraccio che lo porterà a smettere di giocare ad Hockey e ritroverà nelle droghe un modo per nascondere a sé stesso i suoi stessi problemi. Solo nel momento in cui si ritrova davanti alla morte comprenderà cosa è realmente importante partendo dagli affetti familiari, in questo caso mostrati attraverso la presenza della madre, tenuta in disparte dal figlio stesso che a sua volta è dispiaciuto per il dolore che le sta causando.
LeMarque, magistralmente interpretato da Josh Hartnett, abbandonato nella montagna da tutti e in balia dei lupi e del freddo glaciale dovrà risolvere tutti i suoi problemi interiori per riuscire a salvarsi la pelle.
I temi del film vengono mostrati attraverso numerosi flashback che mostrano la vita del giocatore di Hockey dall’età adulta e quella di adolescente ribelle. I flashback però non funzionano come dovrebbero, essendo messi in scena malamente sia nella scelta registica sia nei dialoghi stessi; tali istanti di vita non mostrano qualcosa che non sappiamo e non fanno altro che evidenziare continuamente quello che lo spettatore è in grado di comprendere anche da solo.
Tali Flashback erano evitabili, bastava allungare la prima parte del film mostrando gli attimi dopo l’incidente, lo scontro verbale con la madre e avremmo saputo poi concentrarci maggiormente sulla solitudine di LeMarque all’interno del bosco innevato.

Josh Hartnett è l’unico attore che svolge bene la sua parte, anche grazie alla pochezza dei dialoghi conferiti al suo ruolo. La sua espressione, anche grazie ai numerosi primi piani, emana allo spettatore paura e disperazione. Il suo volto congelato riesce a entrare nei nostri cuori e non possiamo non provare pietà per quell’uomo sfortunato che oltre al freddo si trova a lottare con l’astinenza da droga. Vederlo lì, immobile, paralizzato al gelo, emana al pubblico una sensazione di freddo nelle ossa.
La scena più forte de L’ultima discesa è quando si controlla la gamba dolorante in cancrena, decidendo, essendo affamato, di mangiarsi un pezzo di quella pelle che il freddo ha deteriorato.
Benché il film sia godibile, non facendo annoiare lo spettatore, possiamo trovare alcuni errori grossolani all’interno della sceneggiatura:
- L’uomo cade nell’acqua, ma miracolosamente né cellulare né la radio vanno a danneggiarsi.
- Nell’ultima parte del film definibile come “il salvataggio”, un soccorritore attende al monitor di trovare un segnale proveniente da qualche apparecchio ricetrasmittente. Il segnale arriva sullo schermo ma l’uomo non sembra rendersene conto; per ben venti minuti narrativi nessuno nota quel segnale, vedendolo solo quando questo smette di esistere, poichè sappiamo che la radio di Le Marque si è scaricata. Tale scena è piena di errori assurdi e incomprensibili benchè riesca a commuovere.
Note positive
- L’interpretazione di Josh Hartnett
- Il messaggio del film
- Si empatizza con il protagonista
Note negative
- La regia, già dalla prima scena, appare immatura ed errata
- La sceneggiatura con dialoghi imbarazzanti
- Tutti gli altri personaggi mal interpretati e mal descritti
- L’assenza di suspense quando l’uomo si trova a fronteggiare i lupi.