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Material Love
Titolo originale: Materialists
Anno: 2025
Nazione: Stati Uniti d’America
Genere: commedia, sentimentale, drammatico
Casa di produzione: 2AM, Killer Films
Distribuzione italiana: Eagle Pictures
Durata: 116 minuti
Regia: Celine Song
Sceneggiatura: Celine Song
Fotografia: Shabier Kirchner
Montaggio: Keith Fraase
Musiche: Cantautoma
Attori: Dakota Johnson, Chris Evans, Pedro Pascal, Marin Ireland, Dasha Nekrasova, Louisa Jacobson, Sawyer Spielberg, Eddie Cahill
Trailer di “Material Love”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
“Material Love” è la nuova commedia sentimentale scritta e diretta da Celine Song. Girata utilizzando pellicole da 35 mm, la pellicola ha come protagonisti Dakota Johnson, Pedro Pascal, Chris Evans. Il film, prodotto da A24, 2AM, Killer Films, esce nelle sale il 4 settembre 2025 distribuito da Eagle Pictures.
Trama di “Material Love”
Lucy, ambiziosa matchmaker di New York, aiuta i suoi clienti a sposare l’amore della loro vita. Dopo aver celebrato il nono matrimonio della sua carriera, Lucy conosce Harry, ricco, bello, gentile, praticamente l’uomo dei sogni. La stessa sera, però rincontra John, il suo ex fidanzato, il rapporto col quale è terminato tra i rimpianti e le recriminazioni. Mentre Harry cerca di convincere Lucy ad uscire a cena o almeno a bere qualcosa, lei non può fare a meno di sentirsi attratta dal suo passato, per quanto imperfetto.
Recensione di “Material Love”
Dopo il successo travolgente di “Past Lives”, Celine Song torna dietro la macchina da presa con “Material Love”, un film che conferma definitivamente il suo talento nel raccontare le complessità dell’amore contemporaneo con sensibilità cinematografica. Se il suo precedente lavoro esplorava i fantasmi del passato e le strade non percorse, questo nuovo capitolo della sua filmografia si immerge nelle contraddizioni del presente, dipingendo un ritratto spietato ma compassionevole della società americana contemporanea e dei suoi rapporti con l’intimità.
Una Protagonista Tra Cinismo e Vulnerabilità
Dakota Johnson offre una buona performance cinematografica nei panni di Lucy, una donna che ha fatto della propria incapacità di credere nell’amore autentico il fondamento della sua carriera professionale. Lucy non è semplicemente cinica, ma rappresenta il prodotto di una società che ha mercificato anche i sentimenti più intimi. La Johnson riesce a rendere credibile questa contraddizione fondamentale, mostrandoci una donna che predica la logica dell’amore razionale mentre lotta contro i propri impulsi emotivi.
La performance dell’attrice è caratterizzata da una sottile gradazione emotiva che accompagna lo spettatore attraverso la lenta erosione delle certezze del personaggio. Nei primi atti del film, Lucy appare blindata nella sua professionalità, quasi robotica nel modo in cui analizza e cataloga le dinamiche romantiche dei suoi clienti. Ma Song e Johnson sono abili nel seminare piccoli indizi di fragilità: uno sguardo che indugia troppo a lungo, una pausa impercettibile prima di pronunciare una delle sue massime sul “matrimonio strategico”, un modo quasi impercettibile di stringere le labbra quando discute di “compatibilità emotiva”.
Il Triangolo Amoroso Come Specchio Sociale
La struttura narrativa del triangolo amoroso, che potrebbe sembrare un meccanismo drammaturgico convenzionale, diventa nelle mani di Song uno strumento di analisi sociale sofisticato. John (Chris Evans) e Harry (Pedro Pascal) sono semplicemente due pretendenti in competizione e rappresentano due visioni diametralmente opposte dell’esistenza nella società americana contemporanea.
Chris Evans abbandona completamente la sicurezza del suo personaggio iconico di Captain America per immergersi in un ruolo che richiede una vulnerabilità cruda e scomoda. Il suo John è un uomo che ha scelto di seguire i propri sogni artistici a costo di rinunciare alla stabilità economica, un personaggio che incarna la resistenza romantica contro un mondo sempre più materialista. La chimica tra Evans e Johnson è buona, costruita su momenti di passione esplicita e su una intimità condivisa fatta di sguardi complici e conversazioni.
Dall’altro lato, Pedro Pascal porta sullo schermo un Harry che trascende il cliché del “ricco affascinante”. Il suo personaggio è costruito con una intelligenza emotiva che lo rende genuinamente attraente, per le sue possibilità economiche e per una maturità e una stabilità che sembrano offrire un rifugio dalle turbolenze esistenziali. Pascal riesce a rendere Harry desiderabile senza farlo apparire manipolativo, un equilibrio delicato che richiede un buon controllo attoriale.
Intimità e Precisione Visiva
Celine Song dimostra di possedere un occhio cinematografico raffinato. La sua regia si distingue per una capacità quasi chirurgica di catturare i momenti di transizione emotiva, quelli in cui i personaggi si trovano sospesi tra una decisione e l’altra, tra una verità e la successiva. La macchina da presa di Song non è mai invasiva, ma osserva i suoi personaggi con la pazienza di un antropologo, permettendo agli attori di costruire le loro performance negli spazi che il montaggio lascia loro.
Particolarmente efficace è il modo in cui Song utilizza gli spazi urbani di New York come estensione emotiva dei suoi personaggi. I ristoranti esclusivi dove Lucy incontra i suoi clienti diventano teatri della finzione sociale, ambienti dove l’autenticità viene compressa in formule e statistiche. Al contrario, gli spazi più intimi – l’appartamento modesto di John, i parchi dove Lucy e Harry passeggiano – assumono una qualità quasi sacramentale, luoghi dove la verità emotiva può finalmente emergere.
Il Capitalismo Emotivo e l’Autenticità Perduta
“Material Love” funziona su diversi livelli di lettura, ma il suo tema centrale è indubbiamente l’analisi di come il capitalismo abbia penetrato anche le sfere più intime dell’esistenza umana. Lucy è una matchmaker e il simbolo di una generazione che ha imparato a trattare l’amore come un investimento finanziario, dove il rendimento emotivo deve essere calcolato secondo parametri di convenienza e status sociale.
Song non giudica i suoi personaggi, ma li osserva con una compassione che rende il film profondamente umano. Lucy non è una villain, ma una donna che ha imparato a navigare un mondo che punisce la vulnerabilità emotiva, specialmente nelle donne professionalmente ambiziose. La sua agenzia di matchmaking diventa una metafora potente del modo in cui la società contemporanea ha trasformato anche l’intimità in una transazione commerciale.
Il film esplora il tema dell’autenticità nell’era dei social media e della “economia dell’attenzione”. I personaggi di Song vivono in un mondo dove anche i sentimenti più genuini devono essere performance, dove l’amore stesso deve essere “marketable” per essere considerato valido. Lucy ha imparato a eccellere in questo gioco, ma il prezzo da pagare è la perdita di contatto con i propri desideri autentici.
Performance Corali e Dettagli Caratteriali
Oltre ai tre protagonisti, “Material Love” si distingue per un cast di supporto che Song dirige con la stessa precisione riservata ai ruoli principali. Ogni cliente dell’agenzia di Lucy è tratteggiato con dettagli caratteriali che li rendono forti anche nelle scene più brevi. Song ha l’abilità di creare personaggi secondari che sono funzionali alla trama ed esistono come individui complessi con le proprie contraddizioni e vulnerabilità.
Particolarmente efficace è la rappresentazione dell’ambiente professionale di Lucy, un mondo fatto di lunch meetings e presentazioni PowerPoint dove l’amore viene discusso con la stessa freddezza di un piano di business. Song riesce a rendere questo ambiente contemporaneamente ridicolo e tragico, mostrando come la burocratizzazione dei sentimenti abbia creato una generazione di professionisti dell’intimità che hanno dimenticato cosa significhi essere veramente intimi.
L’Estetica della Disconnessione
Dal punto di vista visivo, “Material Love” è un film di una eleganza formale. La cinematografia di Shabier Kirchner (che aveva già collaborato con Song in “Past Lives”) costruisce un linguaggio visivo che riflette i temi del film attraverso scelte cromatiche e compositive precise. I colori freddi dominano le scene ambientate nell’agenzia di Lucy e negli ambienti professionali, mentre le tonalità più calde emergono gradualmente quando i personaggi si avvicinano a momenti di autenticità emotiva.
Il design di produzione crea un contrasto efficace tra i diversi mondi socioeconomici rappresentati nel film. L’appartamento di Lucy è un esempio perfetto di interior design contemporaneo – bello, funzionale, ma stranamente impersonale, come se fosse stato progettato per impressionare piuttosto che per essere abitato. Al contrario, lo spazio di John ha una qualità vissuta, quasi bohémien, che riflette una scelta di vita che privilegia l’esperienza emotiva rispetto all’accumulo materiale.
La Poetica del Linguaggio Contemporaneo
La sceneggiatura di Song dimostra una comprensione profonda di come le persone parlino nell’era digitale. I dialoghi non sono artificiosamente poetici, ma catturano quella particolare miscela di cinismo e vulnerabilità che caratterizza le conversazioni contemporanee sull’amore e le relazioni. Lucy parla spesso usando il linguaggio del business coaching applicato alle relazioni, un idioletto professionale che diventa una corazza contro l’intimità autentica.
Particolarmente interessanti sono le scene in cui Song mostra come i suoi personaggi utilizzino l’ironia e l’autoironia come meccanismi di difesa. Le conversazioni tra Lucy e John sono cariche di sottotesti non detti, mentre quelle con Harry assumono una qualità più diretta ma non per questo meno complessa. Song ha l’abilità di scrivere dialoghi che funzionano su più livelli simultaneamente, permettendo allo spettatore di percepire le verità che i personaggi non riescono ad articolare esplicitamente.
Ambiguità e Risoluzione Emotiva
Senza rivelare troppo della risoluzione narrativa, è importante sottolineare come Song eviti le facili conclusioni moralistiche. Il finale di “Material Love” è costruito con la stessa ambiguità emotiva che caratterizza la vita reale, dove le decisioni importanti raramente offrono soluzioni completamente soddisfacenti. Lucy non “impara la lezione” nel senso convenzionale del termine, ma attraversa un processo di maggiore consapevolezza di sé che la porta a fare scelte più consapevoli, anche se non necessariamente più facili.
Il film suggerisce che la ricerca dell’autenticità in una società materialista non è un processo con una destinazione definitiva, ma un impegno continuo che richiede coraggio e vulnerabilità costanti. Song non offre risposte semplici ai dilemmi dei suoi personaggi, ma li accompagna (e accompagna lo spettatore) attraverso un processo di auto-riflessione che è già, di per sé, un atto di resistenza contro la mercificazione dei sentimenti.
Rilevanza Culturale e Impatto
“Material Love” arriva in un momento culturale particolarmente significativo, quando la società americana (e occidentale in generale) sta interrogandosi sui costi emotivi del capitalismo avanzato. Il film di Song dialoga con temi che sono centrali nel dibattito contemporaneo: la gig economy, l’instabilità economica dei millennials, la mercificazione dell’intimità attraverso le dating app, la pressione sociale verso il “matrimonio strategico”.
Il personaggio di Lucy rappresenta una generazione di donne che hanno raggiunto l’indipendenza economica e professionale ma si trovano a navigare un landscape romantico sempre più complesso, dove le aspettative tradizionali convivono con nuove forme di libertà e responsabilità. Song non offre giudizi facili su queste contraddizioni, ma le esplora con la complessità che meritano.
Piccole Critiche e Considerazioni
Se “Material Love” ha una debolezza, questa risiede forse in alcuni momenti del secondo atto dove il ritmo narrativo rallenta leggermente, specialmente nelle sequenze che sviluppano la relazione tra Lucy e Harry. Alcuni spettatori potrebbero trovare che Song indugi troppo su certi dettagli caratteriali a scapito della tensione drammatica. Tuttavia, questa apparente lentezza si rivela funzionale al disegno complessivo del film, che richiede tempo per permettere ai personaggi di svilupparsi con naturalezza.
Un’altra considerazione riguarda l’ambientazione esclusivamente upper-class del film, che potrebbe limitare l’identificazione da parte di spettatori provenienti da contesti socioeconomici diversi. Tuttavia, Song sembra consapevole di questa limitazione e la utilizza come elemento narrativo, mostrando come anche il privilegio economico non protegga dalle contraddizioni emotive fondamentali.
In Conclusione
“Material Love” si conferma come un’opera cinematografica intelligente e sensibile, un film che riesce a essere contemporaneamente intimo e sociologicamente rilevante. Celine Song si dimostra una voce interessante del cinema americano contemporaneo, capace di trasformare storie apparentemente private in riflessi di dinamiche culturali più ampie.
Il film funziona sia come ritratto generazionale che come studio caratteriale, offrendo allo spettatore la possibilità di riconoscere le proprie contraddizioni nei dilemmi dei protagonisti. La performance di Dakota Johnson, supportata dal lavoro di Evans e Pascal, crea un triangolo emotivo credibile, mentre la regia di Song mantiene sempre il controllo tonale necessario per non scivolare nel melodrammatico.
Song, con “Material Love”, conferma di essere una regista capace di trovare l’universale nel particolare, di trasformare storie individuali in riflessioni collettive sui costi e i benefici della vita contemporanea.
In un panorama cinematografico spesso dominato da blockbuster e franchise, “Material Love” rappresenta il tipo di cinema autoriale intelligente che il pubblico maturo cerca: un film che intrattiene senza rinunciare alla profondità, che interroga senza giudicare.
Note Positive
- Sceneggiatura
- Regia
- Recitazione
- Ambientazione
Note Negative
- Qualche dialogo è poco incisivo
- Il finale un pò scontato
Regia |
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Fotografia |
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Sceneggiatura |
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Colonna sonora e sonoro |
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Interpretazione |
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Emozione |
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SUMMARY
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4.0
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