Melo Movie (2025). Storia di solitudini interiori e di amori intensi e profondi 

Recensione, trama e cast della serie sudcoreana Melo Movie (2025), una miniserie romantica dal 14 febbraio 2025, il giorno di San Valentino, su Netflix

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Locandina di Melo Movie (2025)

Melo Movie

Titolo originale: Melo Movie (멜로무비)

Anno: 2025

Paese: Corea del Sud

Genere: Commedia, Sentimentale

Casa di Produzione: Studio N

Distribuzione italiana: Netflix

Numero di episodi: 10

Durata per episodio: 60-70 minuti

Regia: Oh Choong-hwan

Sceneggiatura: Lee Na-eun

Attori principali: Choi Woo-shik, Park Bo-young, Lee Jun-young, Jeon So-nee

Trailer di “Melo Movie”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Choong Hwan Oh (Castaway Diva, 2023; Big Mouth, 2022) ha diretto e co-sceneggiato, insieme a Lee Na-eun (già autore della serie romantica Our Beloved Summer, 2021), la commedia sentimentale Melo Movie, una miniserie in dieci episodi pensata per il piccolo schermo e distribuita su Netflix a partire dal 14 febbraio 2025, in occasione di San Valentino, la giornata dedicata agli innamorati. Melo Movie si rivela una scelta perfetta per questa ricorrenza, essendo una miniserie profondamente romantica e interamente costruita attorno a storie d’amore. Tuttavia, nel corso delle sue dieci puntate da un’ora ciascuna, la narrazione non si limita al tema sentimentale, ma affronta anche altre sfumature emotive e narrative.

Nei panni del protagonista Go Gyeom troviamo Choi Woo-sik, attore di spicco del cinema coreano, noto per i suoi ruoli in Train to Busan (2016), Okja (2017), Parasite (2019) — vincitore dell’Oscar — e nel film Netflix Wonderland (2024). Accanto a lui, nel ruolo di Kim Moo-bi, c’è Park Bo-young (On Your Wedding Day, 2018; Abyss, 2019; Concrete Utopia, 2023). Il cast include anche Lee Jun-young (Love and Leashes, 2022; Badland Hunters, 2024) e Jeon So-nee (Soulmate, 2023; Our Blooming Youth, 2023).

Trama di “Melo Movie”

Go Gyeom è ossessionato dal mondo della settima arte, una passione maniacale così profonda da spingerlo a voler vedere ogni film mai realizzato nella storia del cinema. Il suo universo ruota interamente attorno ai film, tanto che la sua giornata non può dirsi completa senza averne visto almeno uno nelle ultime ventiquattro ore. Spinto da questa dedizione, Go Gyeom decide di diventare attore e inizia a muovere i primi passi sul set, seppur solo come comparsa.

Nel suo percorso incontra Kim Mu-bee, una ragazza il cui nome richiama inevitabilmente il cinema, poiché in coreano Mu-bee suona simile alla parola “film”. Tuttavia, il suo carattere è l’opposto di quello di Gyeom: mentre lui è solare ed espansivo, profondamente innamorato della settima arte, lei è riservata e pungente, nutrendo un certo disprezzo per quell’ambiente. Kim Mu-bee lavora come assistente alla regia, nonostante il cinema sia per lei un’eredità ingombrante: suo padre, un regista, ha sempre anteposto i film alla sua famiglia, dedicando più tempo ai set che alla figlia.

Questo rapporto di amore e odio nei confronti del padre, morto anni prima durante una ripresa sul set, ha spinto Mu-bee a entrare nell’industria cinematografica, quasi per un atto di sfida. Inizia come assistente alla regia, con l’obiettivo di diventare regista, portando con sé il peso di una passione quasi imposta e mai del tutto accettata.

L’energia travolgente e il carisma di Gyeom, tuttavia, non conquistano subito Mu-bee, anzi, la infastidiscono. Il giovane sembra uscito da una classica commedia romantica, con un’insistenza che a tratti sfiora l’invasione dello spazio personale. Ma, nonostante le resistenze di Mu-bee, la sua presenza costante riesce lentamente a scalfire le barriere che ha costruito attorno a sé.

Quando finalmente sembra disposta ad aprirsi e ad accettare i propri sentimenti, Gyeom scompare improvvisamente nel nulla, lasciandola in balia di emozioni inaspettate. Solo il tempo, forse, potrà ricucire le ferite del passato. Cinque anni dopo, proprio mentre Mu-bee presenta alla stampa la sua opera prima, Gyeom riappare nella sua vita. Stavolta non è più un attore, ma un critico cinematografico: ha abbandonato per sempre la recitazione, consapevole di non essere mai stato davvero portato per quel mestiere.

Nel cuore della storia d’amore tra Mu-bee e Gyeom si intrecciano anche le vicende di Shi-joon Hong, un giovane cantautore convinto di essere un genio ma ancora sconosciuto, e Joo-a Son, la sua ex fidanzata e sceneggiatrice. Tra sogni da inseguire, traumi da superare e un legame sospeso tra realtà e finzione, le loro vite si intrecciano come in un film, dove amore e cinema si fondono in un’unica, emozionante narrazione.

Melo Movie (L to R) Choi Woo-shik as Ko Gyum, Park Bo-young as Kim Moo-bi in Melo Movie Cr Ko Nam-hiNetflix © 2025
Melo Movie (L to R) Choi Woo-shik as Ko Gyum, Park Bo-young as Kim Moo-bi in Melo Movie Cr Ko Nam-hiNetflix © 2025

Recensione di “Melo Movie”

Melo Movie: un titolo che già da solo anticipa molto di ciò che questo k-drama seriale racchiude, ponendo immediatamente l’attenzione su due elementi chiave dell’opera audiovisiva: il melodramma e il cinema. Entrambi sono onnipresenti nella serie e rappresentano i pilastri su cui si sviluppa la narrazione, dando vita a una miniserie capace di affascinare non solo per il suo romanticismo e sentimentalismo, che mira a coinvolgere emotivamente il pubblico, ma anche per la sua dimensione tematica. L’elemento filmico, infatti, non è solo un contesto di sfondo, ma assume un ruolo drammaturgico fondamentale, permettendo di approfondire i personaggi attraverso il loro rapporto con il cinema.

Per alcuni di loro, guardare un film non è semplicemente un passatempo, ma un’esperienza profonda, intima e persino necessaria. Il cinema diventa una forma di terapia per due protagonisti che faticano a trovare la felicità nel mondo reale. Da un lato, Go Gyeom ama il cinema sin dall’infanzia: è un rifugio dalla solitudine, ma anche l’unico modo per trascorrere del tempo con il fratello maggiore, l’unico familiare rimastogli dopo la morte dei genitori. Le loro serate davanti a uno schermo rappresentano momenti preziosi di connessione e condivisione.

Dall’altro, per Mu-bee—il cui stesso nome richiama la parola “film” in coreano—il cinema è una maledizione. È ciò che l’ha separata dal padre, un uomo che ha anteposto la settima arte alla sua famiglia, trascurando la figlia e privandola del suo affetto. Lavorare su un set, prima come assistente alla regia e poi come regista, è per Mu-bee un tentativo di riavvicinarsi a lui, di ricucire un legame mai realmente costruito. Tuttavia, quella possibilità le è stata negata per sempre: suo padre è morto tragicamente durante le riprese di un film, vittima di un incidente sul set.

L’elemento cinematografico, dunque, non è un semplice riempitivo inserito nella narrazione, ma assume un ruolo centrale all’interno di Melo Movie. Questo k-drama si sviluppa prevalentemente nel mondo del cinema, tra critici, registi, sceneggiatori e compositori di colonne sonore. Tuttavia, le loro professioni non si limitano a definire il contesto narrativo: possiedono una valenza simbolica che va oltre la loro funzione lavorativa. Il mestiere di ciascun personaggio diventa un mezzo per raccontarne l’identità, rendendo il lavoro scelto una componente essenziale della sua caratterizzazione.

Questo aspetto è evidente sia in Mu-bee, la giovane regista segnata dal suo rapporto complesso con il cinema, sia in Shi-joon Hong, un aspirante musicista che si ritrova a dover comporre una colonna sonora. Anche le ambientazioni delle dieci puntate contribuiscono a immergere lo spettatore in un universo cinefilo: scenografie ricche di riferimenti cinematografici, scaffali colmi di VHS e locandine iconiche che spaziano da Fino all’ultimo respiro di Truffaut a Shining di Kubrick.

L’elemento cinematografico, dunque, non è solo un espediente narrativo, ma un ingrediente drammaturgico fondamentale per esplorare l’interiorità dei personaggi, in particolare quella di Mu-bee e Gyeom. Questi due individui si avvicinano al mondo della settima arte non per una scelta consapevole, ma per necessità, soprattutto nel caso di Mu-bee. Un’esigenza che nasce da un vuoto profondo, una solitudine che li accompagna fin dall’infanzia, e che continua a influenzarli da adulti. Questo senso di isolamento li rende persone diverse dagli altri, incapaci di interagire facilmente con il mondo esterno: lei rimane distante e fredda, lui si rifugia in sorrisi finti per nascondere le sue preoccupazioni interiori.

Per Gyeom, la solitudine lo ha spinto verso il cinema, una passione nata dalla difficoltà di comunicare con gli altri. La visione di film gli ha permesso di costruire un mondo perfetto, dove nulla di negativo poteva accadere, un rifugio dove sentirsi al sicuro senza temere di aprirsi agli altri. Mu-bee, invece, sperimenta una solitudine legata all’assenza di un padre che non le ha mai dato amore, una mancanza che l’ha resa triste e sfiduciata nei confronti degli altri. Per lei, il cinema è una ricerca di connessione con un padre che non ha mai avuto. L’incontro con Gyeom, però, la costringe a confrontarsi con se stessa, a mettersi in gioco emotivamente, nonostante la paura di aprirsi all’altro.

All’interno di questa storia dal sapore metacinematografico, che esplora solitudini interiori e fragilità umane, la miniserie, con la sua puntata finale, ricorda per certi versi, pur con le dovute differenze, il cult del cinema romantico Questione di tempo (2013). Quest’ultimo riusciva a costruire meglio il suo senso filosofico finale. Se nel film di Richard Curtis ci veniva ricordato di vivere ogni momento al massimo, senza lasciarsi distrarre dai problemi, dal futuro e dalle emozioni negative, vivendo il presente, il “qui e ora”, godendoci ogni attimo, bello o brutto che sia, perché non tornerà mai più, Choong Hwan Oh, con il suo Melo Movie, ci ricorda che la vita non è come quella di un film.

Lo fa attraverso un monologo inserito nella decima puntata, che diventa il portavoce tematico della serie, evidenziando il cambiamento interiore di quello che possiamo definire il protagonista di questa miniserie, Go Gyeom. Lui giunge alla consapevolezza che la vita merita di essere vissuta nella sua totalità, nella sua pienezza, senza sprecarne nemmeno un singolo minuto. L’esistenza è composta da momenti positivi e negativi che vanno vissuti pienamente e mai dimenticati. Go Gyeom capisce, alla fine, che ogni istante vissuto ha un valore e che cercare di accelerare il tempo (un tema che si riflette nel film attraverso salti temporali) porta solo a perdere attimi preziosi. Comprende che la vita non segue il copione di un film, dove le difficoltà possono essere superate rapidamente o saltate del tutto, ma è fatta di esperienze reali da affrontare giorno per giorno. Così, dopo un periodo difficile, decide di vivere ogni attimo al massimo, accettando la realtà con tutte le sue sfide e bellezze.

Da piccolo, sognavo di addormentarmi e risvegliarmi venttenne il giorno dopo. Proprio come nei film. Perchè essere bambino non mi aiutava a superare le difficoltà. Poi quando ho compiuto 20 anni di colpo volevo averne 30. Sperava di superare quegli anni di immaturità senza sentire il dolore. Ma anche dopo averne compiuti 30, non è cambiato niente. Ho iniziato a sentire la mancanza dei momenti che speravo passassero in fretta. Allora ho capito che ogni momento vissuto fa durare la mia vita più a lungo. D’ora in poi, vivrò ogni momento al massimo. Perché la vita non è un film, ma la realtà

Il melo

La miniserie ha come elemento tematico e narrativo il cinema, ma questo viene raccontato all’interno del genere melodrammatico, il cosiddetto melo, un genere molto utilizzato (e a volte abusato) nella serialità sudcoreana, soprattutto nei k-drama dal sapore romantico, come è proprio Melo Movie. Questa miniserie è pensata secondo una struttura drammaturgica intrisa di melodramma in tutti i suoi aspetti narrativi, un melo che si combina con la concezione sentimentale tipica delle pellicole coreane, creando un mix in grado di emozionare. La regia, alquanto suggestiva e poetica nelle sequenze emotivamente cariche, rispecchia lo stile dei k-drama, con rallentamenti dei momenti più significativi e una musica in crescendo, ricca di un retrogusto romantico.

Parlando di musica, va sottolineato che la serie possiede una colonna sonora molto iconica, che spazia dalle tracce più pop a quelle orchestrali al pianoforte. Una colonna sonora che riesce a emozionare il pubblico, grazie anche a una scrittura sceneggiativa solida, che si appoggia fortemente al genere melodrammatico. Questo genere, infatti, ha trovato una delle sue espressioni più intense e longeve nel cinema e nella televisione sudcoreana, diventando uno degli elementi distintivi della sua industria dell’intrattenimento.

Radicato nella sensibilità emotiva del pubblico coreano, il melo si è affermato sia sul grande schermo che nei K-drama, trasformandosi in un genere amato a livello globale. Il cinema sudcoreano ha sempre avuto una predilezione per storie tragiche e romantiche, incentrate su amori impossibili, lutti e sacrifici, come quella che stiamo trattando, segnata da tragedie che colpiscono i due protagonisti e storie d’amore che appaiono complesse, se non impossibili. Film come Christmas in August (1998), Il Mare (2000) o A Moment to Remember (2004) hanno segnato il genere, combinando un’intensa carica emotiva con una narrazione poetica. La versatilità del melodramma coreano si è manifestata anche nella contaminazione con altri generi: basti pensare a Decision to Leave di Park Chan-wook, dove si mescolano melodramma e thriller, o a Always (2011), che unisce sentimentalismo e dramma sportivo.

Tuttavia, è nel panorama televisivo che il melodramma ha trovato la sua massima espressione, diventando il cuore pulsante della serialità coreana. I K-drama melodrammatici si caratterizzano per storie d’amore struggenti segnate da ostacoli insormontabili, come malattie terminali, differenze sociali o tragedie familiari. Winter Sonata (2002) è stato il primo grande successo internazionale, portando il K-drama oltre i confini nazionali con la sua storia d’amore segnata da amnesia e perdita. Autumn in My Heart (2000) e Stairway to Heaven (2003) hanno consolidato la formula con trame dense di sacrifici, scontri familiari e drammi intensi.

Negli ultimi anni, il melodramma coreano ha continuato ad adattarsi ai gusti del pubblico, incorporando un realismo più marcato e affrontando tematiche più attuali. Venticinque e ventuno (2022) ha raccontato l’amore giovanile attraverso un viaggio di crescita personale, mentre Our Beloved Summer (2021-2022) ha esplorato il romanticismo con una malinconia sottile e un approccio più maturo alle relazioni.

Melo Movie, a livello di strutturazione drammaturgica, si rifà espressamente al mondo televisivo dei K-drama, raccontando una storia d’amore incentrata su due personaggi con un passato complesso, che affrontano il lutto e la malattia come cause primarie che ostacolano la loro unione. La sceneggiatura mescola ironia e dramma (distaccandosi in parte da Venticinque e ventuno), con momenti in cui i comportamenti dei personaggi, per uno spettatore occidentale, potrebbero apparire sopra le righe e talvolta irrealistici.

Detto ciò, la serie funziona molto bene a livello visivo, interpretativo e registico, sebbene non tutte le trame siano sviluppate con la stessa efficacia. Alcune situazioni avrebbero potuto essere trattate meglio, come ad esempio i problemi legati alla fama di Gyeom, che diventa un influente critico cinematografico dalle recensioni severe, una severità che ha conseguenze devastanti. Questa parte della trama e il suo lavoro di critico vengono però trascurati in favore dello sviluppo romantico e della tematica del lutto. Inoltre, alcuni elementi della narrazione risultano un po’ trascurati, come il personaggio dell’amico d’infanzia di Kim Mu-bee, che appare bidimensionale e talvolta inutile al fine del racconto. Nonostante queste piccole imperfezioni, possiamo comunque apprezzare una serie che riesce a emozionarci.

(L to R) Park Bo-young as Kim Moo-bi, Choi Woo-shik as Ko Gyum nella miniserie Melo Movie Cr Ko Nam-hiNetflix © 2025
(L to R) Park Bo-young as Kim Moo-bi, Choi Woo-shik as Ko Gyum nella miniserie Melo Movie Cr Ko Nam-hiNetflix © 2025

In conclusione

Melo Movie è una miniserie che cattura il cuore dello spettatore grazie a una narrazione intensa e metacinematografica. Con una regia raffinata, un cast convincente e una colonna sonora evocativa, riesce a emozionare e coinvolgere. Pur presentando alcune imperfezioni nella scrittura di alcuni personaggi secondari, mantiene un equilibrio tra romanticismo e introspezione, offrendo un’esperienza profondamente empatica e visivamente suggestiva.

Note positive

  • Interpretazioni intense e coinvolgenti
  • Regia poetica e curata nei dettagli
  • Colonna sonora emozionante e ben integrata
  • Uso efficace del metacinema per sviluppare i personaggi

Note negative

  • Alcuni personaggi secondari poco sviluppati
  • Alcuni elementi narrativi trascurati
  • Risoluzione di alcune sottotrame frettolosa
Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozione
SUMMARY
4.2
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.