Paradise Beach (2019) : l’inferno in paradiso

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Trailer (lingua francese) del film Paradise Beach

Trama di Paradise Beach

Mi state dicendo che non vi siete preoccupati di mettermeli da parte? Andiamo, sono una mer*a per caso?

Mehdi in Paradise Beach

Un  temporale violento, la sirena di una banca che risuona, una banda, dei borsoni colmi di denaro e tante armi: si apre così Paradise Beach (2019), con una sequenza dannatamente dissonante rispetto al titolo, poiché tutto ciò che vediamo e sentiamo assomiglia molto di più all’inferno che al paradiso. Non andrà tutto bene quel giorno: a farne le spese sarà Mehdi (Sami Bouajila), dopo due colpi di pistola (il primo alla gamba ed il secondo all’addome), verrà arrestato e sconterà quindici anni di detenzione, rimanendo tuttavia fedele alla banda, non facendo nomi. Il film inizia qui: il protagonista riottiene la libertà, ma il suo sacrificio dovrà essere ripagato ed apprezzato dal resto del gruppo, che nel frattempo si è rifugiato in quel paradiso fiscale chiamato Thailandia. Fra splendidi paesaggi, cocktail e prostitute, Mister No Good (questo l’appellativo che assume durante la sua permanenza nella terra dei sogni) dovrà confrontarsi con un gruppo di amici che sembrano averlo dimenticato, ai suoi occhi tradito. Fra di loro l’unico che sembra in grado di meritare la fiducia è suo fratello Hicham (Tewfic Jallab),  che in quel lasso di tempo ha avuto modo di costruirsi una famiglia e grazie alle parentele acquisite (suocero miliardario) ha le spalle coperte. Mehdi si sente un pesce fuor d’acqua e dopo alcuni giorni passati in totale spensieratezza, si rivolge per la prima volta ai suoi compagni in modo sincero, dichiarando di trovarsi lì in quel momento solo per i 400 mila che gli spettavano della rapina, per poi tornarsene in Francia. In quel momento, la tensione e l’imbarazzo prendono il sopravvento e finiscono per paralizzare ognuno di loro. Mister No Good capisce che non avrà mai la sua fetta di torta, per il semplice fatto che la torta non esiste più; da quel momento una serie di eventi cambieranno le vite di ognuno di loro per sempre e di quello che per 15 anni ne è stato del Paradise Beach, ne rimarranno solo i ricordi.

Recensione e analisi di Paradise Beach

Un action-crime con una trama interessante e dai mille risvolti. Siamo a Phuket (Thailandia) che oltre a rappresentare il ricercatissimo paradiso fiscale, dal punto di vista realizzativo, agevola e non poco la realizzazione di un film, grazie soprattutto alle  spiagge pittoresche contornate da uno stile di vita spensierato. Tutto questo era nelle mani del regista francese Xavier Durringer, che per sua sfortuna non è riuscito a far sì che lo spettatore rimanesse attaccato allo schermo per più di quaranta minuti a causa dei numerosi cliché caratterizzanti la buona parte delle sequenze mostrate, oltre ad un contenuto autoreferenziale che annega completamente la molteplicità dei temi che potevano essere sviluppati nel corso di Paradise Beach (2019), da non confondere con l’omonimo lungometraggio del 2016. In questa pellicola la prostituzione, la vita privata di Mehdi, la lotta fra i commercianti, la perdita di tutto il bottino della rapina, sono tutte argomentazioni che nel filmico non vengono affrontate e se fatto, confuse fra di loro, facendo perdere col passare dei minuti, l’orientamento allo spettatore.  

Nonostante questo c’è un aspetto positivo che occorre evidenziare, la fotografia. Infatti sin dalla prima sequenza possiamo notare come i colori (in quel caso quasi un totale bianco e nero) si associno perfettamente allo stato d’animo e all’umore dei personaggi in azione. Oltre a diverse angolazioni degne di nota, enigmatica è l’inquadratura cardine del film, realizzata su una delle tante spiagge di Phuket, che grazie ai colori, alla posizione dei personaggi nello spazio oltre che della macchina da presa, riesce a condurre lo  spettatore all’interno del contesto senza bisogno di parole.

La fratellanza

Nonostante il mancato sviluppo di numerose realtà e vicende che si annidano dietro questa storia, l’unico tema sviluppato a modo è la fratellanza. L’atteggiamento, il comportamento e lo sguardo che Mehdi riserva per il fratello Hitcham, non sono certamente paragonabili a quelli che usa con la restante parte del gruppo. Tutto questo non a caso, infatti col passare delle sequenze, questo aspetto viene sempre più alla luce e il finale che Durringer ci costruisce, sebbene non altamente emozionale a causa di numerosi fattori, ne dà la conferma. La fratellanza è una questione di sangue, di anima oltre che di corpo, Mehdi e Hitcham lo sanno bene e sono disposti a tutto l’un per l’altro.

Note positive

  • Fotografia
  • Location

Note negative

  • Regia
  • Sceneggiatura
  • Mancata elaborazione di tematiche importanti
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