Mia (2023): l’amore è libero arbitrio

Recensione, trama e cast del film Mia (2023) per la regia di Ivano De Matteo, che ha ricevuto 3 nominations ai Nastri D’argento.
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Trailer di Mia

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Mia è un film del 2023 diretto da Ivano De Matteo con protagonisti Edoardo Leo, Milena Mancini e la giovanissima Greta Gasbarri, per la prima volta sul grande schermo. Scritto dallo stesso De Matteo in collaborazione con Valentina Ferlan, il lungometraggio racconta con sguardo crudo la storia di un’adolescente invischiata nella rete di una relazione dannosa, la cui violenta manifestazione si scontra con il cuore innamorato di un padre e di una madre. L’opera cinematografica ha ricevuto 3 nominations ai Nastri D’argento.

Trama di Mia

Mia è una quindicenne allegra e innamorata della vita. Come ogni ragazza della sua età, si gode la spensieratezza dei suoi anni, spendendo il tempo tra scuola, sport e uscite con gli amici. Ad accompagnarla nel suo percorso adolescenziale ci sono due genitori amorevoli, da sempre incantati dalla sua energica vitalità e modalità d’approccio alla quotidianità e rapporti relazionali. Il corso dell’esistenza di Mia subisce un brusco cambiamento quando conosce Marco, che, sin da subito, inizia a mostrare nei suoi confronti un atteggiamento manipolatorio e possessivo, trascinando la giovane in un repentino vortice di solitudine e disperazione.

Mia e Marco in una scena in Mia
Mia e Marco in una scena in Mia

Note di regia

Ivano De Matteo

Ho una figlia di quindici anni e questo è stato il primo motivo per cui desideravo fare della sceneggiatura di Mia un film. Sono un uomo. E questo è stato il secondo motivo. Ho sofferto e soffro ogni volta che la leggo. Mi sono ritrovato davanti ad una sceneggiatura per cui, in qualità di uomo potevo essere sia la figura positiva (del padre) che quella negativa (del ragazzo). Potevo percepire perfettamente entrambi. Lato eroico e quello oscuro. Ho quasi paura dell’essere così partecipe ma sono anche cosciente della necessità per me di affrontarla questa paura. E di condividerla. Perché troppo spesso le ragazzine diventano tristi, perdono la volontà di vivere, dimagriscono, si isolano, soffrono e il fatto che questo avvenga in silenzio, nelle loro stanze, senza destare fastidi… le rende invisibili. Con questo film voglio abbracciarle. Vivere insieme ai miei personaggi. Userò la loro musica, passando da Franco 126 alle composizioni del Maestro Francesco Cerasi che da sempre sottolineano i momenti fondamentali dei miei film. Voglio avvalermi anche delle immagini che gli adolescenti divorano, i TikTok, i video, il modo di immortalarsi per sfuggenti attimi, di continuo in maniera quasi ossessiva. Ed è per essere uno di loro che ho intenzione di usare la macchina a mano, cercare meno quadri e più protagonisti. Stare sui volti. Entrare dentro la scena e non assistervi. Seguire i personaggi di nascosto, rubare le loro emozioni e trasmetterle in modo immediato e vivido, senza filtri. Creare emotività e immedesimazione, in modo che anche il pubblico non si senta in sala ma nella stanza, sulla strada, accanto agli attori, dentro la storia. Il montaggio seguirà alla lettera le scene descritte sulla sceneggiatura. Non sarà un montaggio veloce con accelerazioni improvvise ma seguirà il ritmo dei personaggi. Per quanto riguarda questi ultimi, come sempre, durante la scrittura ho pensato ad alcuni volti che mi aiutassero a vedere in modo più vivido il personaggio muoversi nella storia. Per il ruolo del padre ad esempio avevo bisogno di un attore che riuscisse a darmi sia quel lato brillante, dolce e divertente della prima parte del film, un uomo che gioca con sua figlia, che riesce a fare dell’ironia su se stesso, ma anche un attore che poi potesse calarsi nei panni di questo padre, nel suo dolore, nella sua paura. E così ha preso forma l’idea di Edoardo Leo come protagonista.

Recensione di Mia

«Fai. Fai?». «Ma io sto già facendo!» «Mi fai vedere?». Sono le battute iniziali della piccola Mia, intenta a farsi riprendere dai genitori, vestita da principessa. È così che inizia il film. Con una ripresa video domestica che anticipa allo spettatore il carattere sveglio, dolcemente vanitoso di una bimba premurosa. Dopo lo stacco del titolo filmico, la rivediamo, adolescente, davanti lo specchio del bagno, alle prese con la realizzazione di un video, nel quale non esita a coinvolgere, divertita, anche il padre. È una sequenza breve, semplice nel suo contenuto, ma estremamente indicativa per comprendere lo spessore caratteriale di Mia. Una ragazza gioiosa e libera, che ama condividere con il papà un frammento della sua routine.  

D’improvviso, la sua libertà si spezza. Nella sua vita irrompe Marco, un ragazzo di vent’anni di cui si innamora. È il primo fuoco. Mia è entusiasta, non riesce a credere di provare quello che prova e, soprattutto, di essere ricambiata. I due iniziano a frequentarsi, a scambiarsi dolci effusioni, a passare il tempo insieme, sotto lo sguardo vigile dei genitori. Mia, inizialmente, asseconda e giustifica gli atteggiamenti comportamentali di Marco, scambiandoli per manifestazioni d’affetto esclusive e totali.

Guardando Marco con gli occhi della passione, Mia interpreta i suoi modi di fare come passabili reazioni emotive di un ragazzo semplicemente geloso, che tiene alla sua ragazza. Pian piano, però, con fare subdolo e silenzioso, Marco inizia a mostrare il suo lato oscuro: diventa possessivo, la chiama in continuazione al cellulare, cerca di controllarla in ogni suo movimento, la allontana dai suoi amici, le vieta di truccarsi. In poche parole: mette in atto un processo di totale spersonalizzazione e demotivazione, svuotandola completamente della sua inconfondibile gioia vitale. Il giovane mette in campo tutta una serie di comportamenti manipolatori che delineano i tratti inequivocabili di un amore tossico, di un amore che non può essere mai definito tale, se nega l’esistenza (e la persistenza) della libertà e della dignità personali.

Il racconto cinematografico sembra dividersi perfettamente in due parti: prima c’è il sogno, poi l’incubo. Ed è sull’incubo che il regista si focalizza, per tentare di mostrare, senza filtri e con verosimiglianza, i meccanismi lesivi e autodistruttivi che si innestano nelle maglie di un rapporto nocivo. Così, sotto i nostri occhi, ci è dato da guardare la brusca trasformazione esteriore e interiore della nostra protagonista. Mia si spegne, lentamente. Non usa più il rossetto che tanto le piaceva. Non esce più con gli amici. Non si cura della sua igiene personale. Non comunica con i genitori. Trascorre i pomeriggi bivaccata sul letto o davanti al pc. Insomma, perde stimoli e interessi, succube e prigioniera dei voleri di un uomo che uomo non è. Di un (non) uomo, dunque, che fa leva sulla bontà d’animo e genuinità di un sentimento per esercitare il proprio controllo, imporre la propria volontà, dominare la controparte femminile, sino ad umiliarla e screditarla agli occhi del mondo. Il risultato? Il ricorso a un gestro estremo che può costare la vita.

Il padre di Mia in una scena del film Mia
Il padre di Mia in una scena del film Mia

In scena, però, in contrapposizione al ritratto crudo di un legame psicologicamente dannoso, spicca l’amore puro della famiglia, l’affetto incondizionato di papà Sergio e mamma Valeria. Due genitori lacerati dentro, incapaci di accettare il mutamento di Mia, la sua infelicità, la remota possibilità che lei possa non esserci più. Entrambi navigano nella disperazione più nera, ma vivono la sofferenza in modo diverso. Le loro sono due solitudini parallele, legate da un filo sottilissimo, pronto a spezzarsi da un momento all’altro. Se Valeria ha il coraggio di attraversare l’apice del dolore e di stare accanto a Mia, anche nei momenti più critici, Sergio, da parte sua, si rifugia nel mutismo e nell’auto isolamento. Si immerge in un passato felice, ormai lontano, stampato su immagini e voci di ricordi video, covando, giorno dopo giorno, un sentimento di vendetta. Vendetta nei confronti di un tipo comune, apparentemente innocuo, capitato per caso nella vita di Mia, e che, deliberatamente, le ha sottratto il diritto di essere una Donna libera, rendendola ciò che non è: una luce appannata, incapace di brillare a pieno.

In conclusione

Ivano De Matteo porta sul grande schermo una storia intima e dolorosa, che fa luce sull’esistenza di una piaga sociale di cui non vorremo sentire più parlare: la violenza di genere, che, in varie forme – trascinandosi con sé tragiche conseguenze – si diffonde improvvisamente nel circuito di vite quotidiane, incrinandone e, troppo spesso, interrompendone il libero corso. La vicenda personale e familiare di Mia non è che la fotografia brutale di un male profondo radicato nelle fondamenta di una società che non sa più educare alla bontà dei sentimenti, alla consueta accettazione di un rifiuto, alla cultura del rispetto delle proprie scelte, alla parità dei diritti e valori.

Note Positive:

  • Caratterizzazione Realistica: Il film offre una rappresentazione realistica dei meccanismi e delle dinamiche di un rapporto tossico, evidenziando con precisione la trasformazione emotiva della protagonista.
  • Profondità psicologica: La narrazione mette in luce in modo intenso e autentico la progressiva perdita di sé e la vulnerabilità di Mia, mostrando le sottili manipolazioni di Marco e il suo impatto devastante sulla protagonista.
  • Regia empatica: Il regista riesce a immergere lo spettatore nelle emozioni e nelle sfumature della storia, creando un coinvolgimento emotivo autentico nel dramma vissuto dalla protagonista.

Note Negative:

  • Potenziale approfondimento: In certi momenti, il film potrebbe approfondire ulteriormente alcuni aspetti della relazione tossica, enfatizzando maggiormente le dinamiche psicologiche per offrire uno sguardo ancora più profondo sulla situazione.
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Marika Iannetta
Marika Iannetta
Articoli: 25

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