Noi e Loro (2024). Un padre, due figli e la contemporaneità

Recensione, trama e cast del film Noi e Loro, per la regia delle cineaste francesi Delphine e Coulin, presentato in concorso al Festival di Venezia 2024

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Locandina di Noi e loro

Noi e Loro

Titolo originale: Jouer avec le feu

Anno: 2024

Nazione: Francia

Genere: Drammatico

Casa di produzioneCuriosa FilmsFelicita Films

Distribuzione italiana: I Wonder Pictures

Durata: 110 minuti

Regia: Delphine CoulinMuriel Coulin

Sceneggiatura: Delphine Coulin, Muriel Coulin

Fotografia: Frédéric Noirhomme

Montaggio:

Musiche: Eric Cervera

Attori: Vincent LindonSophie GuilleminBenjamin VoisinStefan CreponÉdouard SulpiceFranco ProvenzanoArnaud Rebotini

Trailer di “Noi e Loro”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

“Noi e Loro” è un film diretto dalle registe francesi Delphine e Muriel Coulin, noto duo di sorelle già autrici di “17 ragazze” (2011) e “Voir du pays” (2016). La sceneggiatura, curata dalle stesse registe, è un adattamento cinematografico del romanzo “Quel che serve di notte” (2020) scritto da Laurent Petitmangin.

Presentato in concorso al Festival di Venezia 2024, il film ha ottenuto grande riconoscimento, aggiudicandosi la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile, assegnata a Vincent Lindon, protagonista della pellicola. Il film esce nelle sale italiane il 27 febbraio 2025.

Trama di “Noi e Loro”

Pierre, un uomo di cinquant’anni e padre di due figli, affronta un momento delicato nella sua famiglia. Quando il figlio più giovane, Louis, si trasferisce per iniziare gli studi alla Sorbona, il maggiore, Fus, si chiude in sé stesso e sviluppa un interesse per le ideologie di estrema destra. Questo cambiamento provoca tensioni e mette a dura prova l’armonia familiare.

Fotogramma di Noi e Loro - 2024 Felicita Curiosa Films France 3 Cinema
Fotogramma di Noi e Loro

Recensione di “Noi e Loro”

“Noi e Loro” brilla per la sua capacità di catturare dinamiche familiari complesse e autentiche. Al centro della narrazione troviamo l’eccezionale Vincent Lindon nel ruolo di Pierre, che conferma ancora una volta il suo straordinario talento con una performance magnetica. La sua interpretazione trova perfetta sintonia con i giovani Benjamin Voisin e Stefan Crepon, che nei panni dei figli Fus e Louis dimostrano una maturità artistica sorprendente.

La chimica tra i tre attori si manifesta attraverso un linguaggio corporeo ricco, fatto di abbracci spontanei e gesti d’affetto che oltrepassa il classico rapporto padre-figli per trasformarsi in qualcosa di più profondo. Questa particolare intimità fisica sembra nascere come risposta naturale all’assenza della figura materna che, pur non presente fisicamente, si sente come una presenza costante attraverso i ricordi e le dinamiche familiari, plasmando silenziosamente i rapporti tra i protagonisti.

La pellicola esplora la complessa dinamica familiare tra due fratelli agli antipodi e il loro padre operaio ferroviario. Louis, il primogenito, incarna il figlio ideale: brillante negli studi, viene ammesso alla prestigiosa Sorbona, rappresentando per il padre la possibilità di quel riscatto sociale mai raggiunto personalmente. Il suo sogno è abbandonare la provincia per una nuova vita nella capitale francese. Il fratello minore Fus, al contrario, resta ancorato alla cittadina d’origine, incapace di soddisfare le aspirazioni paterne. La sua difficoltà nell’ottenere il diploma da metalmeccanico lo spinge a cercare rifugio e senso di appartenenza nel tifo calcistico, unica dimensione dove riesce a definire la propria identità.

Il film si sviluppa attorno a questo triangolo familiare, dove le diverse aspettative, sogni e delusioni si intrecciano creando tensioni e rivelando le profonde differenze tra i due fratelli, mentre il padre proietta su di loro le proprie speranze incompiute all’interno della società.

Un’opera sulla complessità dell’amore familiare

In questa complessa dinamica familiare, il padre cerca di cavarsela nel delicato compito di bilanciare l’attenzione tra i suoi due figli. Da un lato sostiene le ambizioni creative di Louis, dall’altro cerca di costruire un legame con Fus attraverso rituali condivisi come il calcio. Tuttavia, l’equilibrio precario si spezza quando Fus viene attratto dall’ideologia dell’estrema destra, creando una frattura profonda nel rapporto con il padre.

Sebbene il legame fraterno tra Louis e Fus rimanga saldo, emerge una sottile ma dolorosa competizione per l’affetto paterno. Fus si trova costantemente a rincorrere l’approvazione che sembra naturalmente scorrere verso Louis, alimentando un senso di inadeguatezza e risentimento. Questa dinamica rivela le complessità dell’amore familiare e come le scelte individuali possano influenzare profondamente i rapporti più intimi, lasciando cicatrici invisibili, ma durature nelle relazioni familiari.

La regia delle sorelle Coulin offre uno sguardo intimo sulla vita di provincia francese, entrando con delicatezza in un universo tradizionalmente maschile. La loro forza sta nella capacità di raccontare senza giudizi né sovrastrutture teoriche, privilegiando un approccio umano che coglie le sfumature più nascoste dell’animo.

Il film osserva dall’esterno e si immerge nelle vite dei personaggi, catturandone momenti di fragilità e dolore con rara sensibilità. Anche di fronte ad azioni discutibili o disturbanti, le registe mantengono uno sguardo lucido che non cede al moralismo, preferendo esplorare le motivazioni profonde e le conseguenze emotive di ogni gesto.

È un cinema che rifiuta le facili spiegazioni psicologiche per abbracciare la complessità dell’esperienza umana, dove anche il disagio e il conflitto vengono raccontati attraverso una profonda comprensione. Le Coulin riescono così a trasformare una storia locale in una riflessione universale sulla condizione umana.

Un film essenziale per l’Europa contemporanea

Le registe si distinguono per un approccio registico delicato e non invasivo, permettendo che siano i protagonisti stessi a guidare il loro arco narrativo della loro storia. Questa scelta stilistica si rivela efficace, perché evita di sovrapporre interpretazioni preconfezionate o messaggi forzati alla naturale evoluzione del racconto. I personaggi emergono così nella loro piena autenticità, con le loro contraddizioni e sfumature, creando un tessuto narrativo ricco di sfaccettature emotive genuine.

La forza dell’opera risiede proprio in questa capacità di catturare momenti di verità senza manipolazioni, lasciando che le relazioni tra i personaggi si sviluppino organicamente sullo schermo. Lo spettatore, quindi, entra in connessione diretta con le storie raccontate, formando le proprie conclusioni e interpretazioni. Questo approccio arricchisce la profondità della narrazione e crea anche un legame più intimo e significativo con il pubblico, che si sente partecipe di un’esperienza autentica e non mediata.

“Noi e Loro” brilla per la sua capacità di unire politica e quotidianità in modo universalmente comprensibile. La parte più importante della narrazione, incentrata sul conflitto padre-figlio, va al di là della pura dimensione politica per esplorare temi profondi: il valore della diversità contro la xenofobia, l’importanza delle radici culturali in opposizione all’ideologia della “purezza”, e la forza della solidarietà operaia come antidoto all’odio.

Le due trame si fondono organicamente, dimostrando come questioni personali e sociali siano legate. Il film denuncia la violenza e il riemergere dell’estremismo di destra e si spinge oltre, interrogandosi su come una società possa superare le proprie divisioni. Esplora il potere della giustizia e la possibilità di trasformare la vergogna del passato in un’opportunità di riconciliazione, offrendo una riflessione profonda sulla costruzione di un futuro condiviso.

In questo film, le registe intrecciano molto bene le vicende del passato con le sfide del presente, creando un’opera che tocca le corde più profonde dell’animo umano. La narrazione si sviluppa attorno al delicato equilibrio tra amore e incomprensione, esplorando come questi sentimenti contrastanti possano coesistere all’interno delle relazioni familiari.

Il cuore pulsante della storia sono i legami tra padre e figli e tra fratelli, messi alla prova da situazioni complesse che generano tensioni e conflitti interiori. Gli interpreti principali offrono performance di rara intensità, sostenuti da una regia attenta che sa valorizzare ogni sfumatura emotiva.

Frame di Noi e Loro (2024)
Frame di Noi e Loro (2024)

In conclusione

Sotto un’apparente semplicità narrativa, “Noi e Loro” nasconde una profonda riflessione sulla condizione umana contemporanea. È uno specchio del nostro tempo, dove le certezze vacillano e le relazioni familiari diventano ancore di salvezza, pur nella loro imperfezione. Un’opera che parla al cuore degli spettatori, ricordandoci quanto sia complesso e prezioso il tessuto delle relazioni umane.

Note positive

  • Regia
  • Sceneggiatura
  • Recitazione

Note negative

  • Andava asciugato di 30 minuti
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Renata Candioto
Renata Candioto

Diplomata in sceneggiatura alla Roma Film Academy (ex Nuct) di Cinecittà a Roma, ama il cinema e il teatro.
Le piace definirsi scrittrice, forse perché adora la letteratura e scrive da quando è ragazzina.
È curiosa del mondo che le circonda e si lascia guidare dalle sue emozioni.
La sua filosofia è "La vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita".

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