Old Boy (2003): Il secondo della trilogia della vendetta di Park Chan-wook

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oldboy locandina film

Old Boy

Titolo originale: (올드보이?, 老男孩?, OldeuboiLR, OldŭboiMR)
Anno: 2003
Paese di produzione: Corea del Sud
Distribuzione italiana: Medusa Film
Durata: 116 minuti
Genere: noir, azione, thriller
Regia: Park Chan-wook
Soggetto: Tsujiya Garon, Nobuaki Minegishi (manga)
Sceneggiatura: Park Chan-wook, Lim Joon-Hyung, Hwang Jo-Yun

Fotografia: Chung Hoon-Chung
Montaggio: Kim Sang-Bum
Attori principali: Choi Min-sik, Yoo Ji-tae, Kang Hye-jeong

Trailer italiano di Old Boy

Trama di Old Boy

Il film segue le vicende di Dae-su, un uomo che conduce una vita semplice e che una sera viene arrestato per oltraggio al pudore, in quanto ubriaco. La sera stessa, giorno del compleanno di sua figlia piccola, viene rilasciato e subito dopo rapito. Stordito, riprende conoscenza all’interno di una stanza con solamente un letto, un bagno e un televisore. Quando accenderà quest’ultimo, scoprirà che sua moglie è stata assassinata e che il colpevole sarebbe lui stesso. 

L’uomo cerca di scappare dalla stanza ma sembra veramente impossibile uscirne. Passano mesi, anni, cerca di scavare nel muro e quando arriva alla fine, scopre di essere in un grattacielo; così, quasi rassegnato di rimanere lì per sempre, comincia ad allenarsi e a scrivere su un diario le presunte persone che lo avrebbero potuto rapire.            

Trascorsi ben 15 anni, d’improvviso viene drogato, e, quando si risveglia, si troverà all’interno di una valigia sul tetto di un edificio. Dae-su non capisce perché sia stato liberato e inizia a camminare senza una meta precisa nella città, fino a quando un uomo lo ferma e gli consegna un portafoglio con soldie un cellulare, d’ora in poi, il nostro protagonista effettuerà un’affannosissima ricerca del suo rapitore.

Fotogramma di Old Boy 2003

Recensione di Old Boy


Old Boy è il secondo film della celebre “Trilogia della vendetta” del regista sud coreano Park Chan-Wook. Lo scheletro del film si poggia sul manga omonimo di Garon Tsuchiya e Nobuaki Minegishi. Fu girato nel 2003 tra la Corea del Sud e la Nuova Zelanda.  

Il film rimane, ancora oggi, uno dei risultati più interessanti del cinema coreano, tanto che venne premiato dal Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes del 2004, grazie all’ibridazione di una trama originale e di un linguaggio visivo che lo ha reso uno dei film più sconvolgenti d’inizio primo decennio del ventunesimo secolo.            

L’ossimoro del titolo è in realtà la perfetta condizione che assumerà il protagonista Dae-su: entra nella sua stanza – prigione da vecchio, maturo, alcolizzato (old) ed esce ringiovanito (boy), costretto a cercare nel proprio passato un colpevole della sua prigionia e del furto d’identità. Il sentimento di vendetta cambierà faccia nel corso della narrazione, trasformando la vittima, Dae-su, in carnefice.

Old Boy è quasi una scatola che scoperchiata può mostrare le peggiori paure di un uomo, tutto questo grazie a una sceneggiatura a orologeria, pregna di colpi di scena, alcuni veramente brutali e scioccanti, come nell’epilogo finale. È un revenge movie elaborato, in cui la verità ha molte facce e anche nella figura del villain, Woo-Jin, “l’antagonista”, troviamo dei validi motivi e ragioni per aver organizzato il rapimento e la liberazione improvvisa di Dae-su; tutti e due, in realtà, possono essere considerati degli antagonisti, legati da un segreto dimenticato del passato e che piano piano, durante il film, verrà svelato.

Park Chan-Wook è un vero e proprio mago dietro la macchina da presa, regala diverse scene madri visivamente imponenti, sicuramente la più celebre è il piano sequenza del combattimento nel corridoio, ma impossibile non citare sequenze come il flashback nel passato di Dae-su, dove scopriremo molto riguardo la sua “colpa” e riguardo le “ragioni” di Woo-Jin.

Fotogramma di Old Boy

Il film è accompagnato da una magistrale colonna sonora che affascina e inquieta lo spettatore, ammalia e distrugge allo stesso tempo, come nel finale, quando risuonerà la meravigliosa “The last waltz”. Geniale anche la fotografia che si concentra su tonalità per lo più scure con ambientazioni notturne e claustrofobiche, cosicché lo spettatore si possa immergere nelle emozioni dei personaggi, nell’ambiguità dei dialoghi e nella difficoltà d’intravedere un futuro roseo, come succederà a Dae-su nell’ultima sequenza del film.      

Scena del film Old Boy

Rapimento, prigionia e vendetta, questi sono i tre punti cardine del film; la reclusione, per certi versi rimanda addirittura a situazioni Kafkiane, paradossali e ingiustificabili, che fanno scaturire rancore e rabbia, conseguenze della privazione di libertà, e diventano motori di un’azione in cui il protagonista spera (senza riuscirci) di ottenere riscatto, quindi vendetta, che, invece, subirà. Una vendetta programmata passo per passo ben 15 anni prima, dal giorno del suo rapimento.

Se mai ci fossero dubbi sulla bellezza e genialità di questo lungometraggio, che mischia thriller psicologico, pulp ma anche horror, è bene ricordarsi cosa disse uno dei maestri del nostro cinema contemporaneo, Quentin Tarantino, autore di capolavori come Pulp fiction e Le Iene, che mentre veniva intervistato riguardo al film, rispose: “Old Boy è il film che avrei sempre voluto fare“. 

Note positive

  • Inquadrature splendide
  • Colonna sonora perfettamente incastrata con le sequenze

Note negative

  • railer italiano mal strutturato, fa sembrare il film quasi un action movie senza una trama precisa





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