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Una storia semplice
Titolo originale: Una storia semplice
Anno: 1991
Paese di produzione: Italia
Genere: giallo, poliziesco
Durata: 94 minuti
Produzione: Claudio Bonivento Productions, BBE International
Produttore: Claudio Bonivento
Distribuzione: Columbia Tristar Italia
Regista: Emidio Greco
Sceneggiatura: Andrea Barbato, Emidio Greco
Montaggio: Alfredo Muschietti, Cecilia Catalucci, Sonia Fermanelli
Fotografia: Tonino Delli Colli
Colonna sonora: Luis Bacalov
Attori: Gian Maria Volonté, Ricky Tognazzi, Ennio Fantastichini, Massimo Ghini, Massimo Dapporto
Trama di Una storia semplice
Nella notte dei festeggiamenti per San Giuseppe, al commissariato di un piccolo paese siciliano arriva una telefonata: è il diplomatico Luca Roccella di Monterosso, il quale racconta di aver trovato un oggetto indefinito nella propria masseria, sollecitando la polizia a verificare essa stessa del ritrovamento. Il commissario (Ennio Fantastichini), titubante della serietà della telefonata, invita il brigadiere Lepri (Ricky Tognazzi) a fare una verifica solo la mattina successiva, non attribuendo importanza alle parole di Roccella. L’indomani, Lepri e due poliziotti si recano alla masseria e fanno una macabra scoperta: Roccella giace morto sulla scrivania, con i segni di un colpo d’arma da fuoco sulla testa. Le indagini partono pigramente, in virtù di quella che sembra a tutti gli effetti una storia semplice, la quale farà sortire, tuttavia, profonde crepe all’interno della polizia sicula.
Gian Maria Volonté Leonardo Sciascia, autore di Una storia semplice Fotobusta del film
Recensione di Una storia semplice
Tratto dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia, Una storia semplice è il quarto lungometraggio di Emidio Greco, regista e sceneggiatore tarantino, presentato in concorso al Festival di Venezia nell’edizione del 1991. È un film segnato dall’importante presenza dell’attore Gian Maria Volonté che, nei panni del professore Carmelo Franzò, regala la sua ultima grande interpretazione nel panorama cinematografico italiano (l’effettivo addio alle scene avverrà nel 1993 con Il tiranno Banderas, di produzione cubana). Una partecipazione a un lungometraggio dal respiro giovane, motivata soprattutto dall’affezione alla causa di Sciascia maturata nel corso della propria carriera attraverso l’interpretazione di personaggi memorabili; fra tutti, il Presidente in Todo Modo (E. Petri, 1976). Tuttavia, non basta la presenza di Volonté a far eccellere un prodotto filmico quale è Una storia semplice: molteplici sono difatti i fattori che fanno traballare la consistenza del lungometraggio di Emidio Greco, i quali rendono la pellicola assolutamente godibile ma facilmente dimenticabile.
In primis, lo stile registico adottato dal cineasta tarantino manca di quel piglio particolare che in registi suoi contemporanei, come ad esempio Gianni Amelio, sortiscono con maggior forza: Greco non conferisce una vena personale alla regia, bensì si limita a una serie regolare inquadrature dalla marca quasi accademica, senza osare ulteriormente. Parimenti sono le opache interpretazioni degli attori coinvolti nella messinscena, i quali non riescono a plasmare completamente i loro personaggi: anche l’interpretazione di Gian Maria Volonté, nonostante al pari di tutte le sue precedenti prove, pare soffrire di tale cast claudicante e annaspante, il quale soffoca l’indimenticabile attore di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto nelle poche sequenze nelle quali egli appare. Particolarmente sofferta appare la prova di Ricky Tognazzi, forse più adatta a una puntata di Distretto di polizia, e neanche Ennio Fantastichini riesce a riproporre un’interpretazione brillante come quella fornita in Porte Aperte di Gianni Amelio, di un anno precedente il film di Greco.
Ciononostante, l’atmosfera della Sicilia narrata da Sciascia sortisce pienamente: il comportamento omertoso dei poliziotti, i limiti della vita nell’isola, la distanza con il continente; esemplare, in tal senso, la scena iniziale in cui il personaggio di Volonté parla con il rappresentante veronese, interpretato da Massimo Ghini, durante il viaggio sul traghetto diretto in Sicilia. È una rielaborazione filmica onesta e diretta, priva di accuse eclatanti, e lontana dunque dalla veemente denuncia dei più celebri film trattanti la questione siciliana. Tuttavia, Emidio Greco confeziona un prodotto godibile e sincero, adornato sia dai paesaggi siculi e dalla colonna sonora composta da Luis Bacalov. Una nota di merito va sicuramente alla sceneggiatura scritta dal regista e da Andrea Barbato. Nonostante questa risulti affetta da mancanze di coordinamento fra gli attori, lo script è invero colma di guizzi geniali che compensano gli errori di armonia fra il cast degli interpreti: fra i momenti di spicco, si sottolinei l’interrogatorio del professore Carmelo Franzò e il finale stesso della pellicola.
Note positive
- L’interpretazione di Gian Maria Volonté
- L’aderenza all’opera di Leonardo Sciascia
- Il finale assolutamente spiazzante
Note negative
- Le interpretazioni degli attori principali
- La mancanza di uno stile registico
- L’assenza di una presa di posizione forte nei confronti della questione siciliana