One Second (2020) |Recensione| Festa del cinema di Roma 2021

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Recensione del film One second di Z.Yimou

One second

Titolo originale: Yi miao zhong

Anno: 2020

Paese: Cina

Genere: Drammatico

Produzione: Huanxi Media Group

Distribuzione: Fenix Entertainment, Europictures

Durata: 104 min

Regia: Zhang Yimou

Sceneggiatura: Zhang Yimou, Jingshi Zou

Fotografia: Xiaoding Zhao

Montaggio: Du Yuan

Musiche: Loudboy

Attori: Liu Haocun, Zhang Yi, Fan Wei

Trailer italiano di One Second (2020)

Durante la quarta giornata della Festa del cinema di Roma 2021, è stato presentato nella selezione ufficiale un titolo molto atteso: One second del cineasta Zhang Yimou. Una pellicola che ha dovuto affrontare duramente la macchina censoria del governo cinese che dal 2017 ha il potere d’impedire ai film locali di raggiungere i festival stranieri, difatti questo lungometraggio ha avuto una distribuzione alquanto controversa. Annunciato inizialmente alla Berlinale 69, è stato immediatamente ritirato dal governo centrale della Repubblica Popolare Cinese, non concorde con la proliferazione di un certo tipo di narrazione storica della Rivoluzione culturale (1966 – 1976). Il film arriva nei cinema italiani dal 16 dicembre 2021 grazie a  Fenix Entertainment e Europictures.

Trama di One Second

Il fuggitivo Zhang Jiusheng (Zhang Yi) nella Cina della Rivoluzione Culturale è alla spasmodica ricerca della pellicola di un film propagandistico. Nel suo percorso troverà la piccola orfana Liu (Liu Haocun), la quale gli creerà non pochi problemi durante il tragitto. Il tutto mentre nella contea di Dunhuang (ai confini del deserto del Gobi) il proiezionista Mr Film (Fan Wei) è intento a far vedere una pellicola a sera. Tre personaggi apparentemente distanti che si ritroveranno a condividere le medesime vicissitudini, ciascuna legata in un modo o nell’altro al rullo cinematografico.

Recensione di One Second

Zhang Yimou gira un film di ampio respiro dove il deserto del Gobi domina sui protagonisti, resi come delle piccole entità immerse in un suggestivo flusso regolato da un Leviatano superiore. Tutti i loro dissidi infatti seppur resi dal regista in modo coinvolgente e fascinoso non sono altro che le “querelle quotidiane” di un mondo in cui sembra già che sia stato tutto scritto.

La piccola orfana Liu e il fuggitivo Zhang Jiusheng inaugurano tra loro una caccia del gatto col topo sullo stile Looney Tunes per ottenere una semplice pellicola cinematografica: l’una al fine di costruire una lampada al fratellino, l’altro per rivedere sua figlia in un cinegiornale. Entrambi i protagonisti dunque sono mossi da ragioni consolatorie, nulla che possa cambiare definitivamente le proprie vite, perché le loro azioni non hanno la forza di stravolgere una realtà di per sé incontrovertibile, dato che risultano “osservati” da un’entità infermabile, alla quale si sono arresi da tempo qualora avessero mai avuto la forza di ribellarsi

Il clima dispotico continua anche una volta arrivati nella contea di Dunhuang, dove tutti gli abitanti non fanno altro che aspettare la serata cinematografica, durante la quale il proiezionista Mr.Film (Fan Wei) è solito assumere delle sembianze messianiche per i cittadini del posto. Come se in fondo il clima dittatoriale si fosse diffuso a macchia d’olio anche nelle microsocietà del paese. Un’obbedienza servile di fronte a un “Padre padrone” in quella che ha tutta l’aria d’essere la cessione totale del proprio tempo, in virtù di un solo scopo comune: Vedere il film. E nemmeno una pellicola d’evasione, bensì un’opera in cui vengono mostrati bambini – soldato che muoiono per la patria. Non sembra dunque esserci via di fuga in un universo dove anche il puro intrattenimento soggiace al proselitismo di regime.

Il cineasta cinese rielabora in chiave cinematografica una testimonianza coraggiosa e profondamente drammatica, dove anche le piccole gioie quotidiane per quanto si possano mandare in loop durano al massimo un secondo.

Un’opera che si rivela come un piccolo gioiellino, tra le migliori (se non la migliore) della manifestazione, condita anche da un finale che farà discutere.

Note Positive

  • Messa in scena evocativa
  • Rappresentazione efficace del dispotismo nei microcosmi
  • Coinvolgimento nel racconto delle vicissitudini tra i protagonisti
  • Finale che farĂ  discutere

Note negative

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