Poveri noi (2025). Dalle stelle alle stalle

Recensione, trama e cast del film Poveri noi (2025), commedia dai toni televisivi su amicizia, famiglia e riscatto

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Poveri noi (2025) – Regia di Fabrizio Maria Cortese – © Orange Pictures, Rai Cinema – Distribuzione: Adler Entertainment – Ufficio stampa: Ornato Comunicazione – Immagine concessa per uso editoriale.
Poveri noi (2025) – Regia di Fabrizio Maria Cortese – © Orange Pictures, Rai Cinema – Distribuzione: Adler Entertainment – Ufficio stampa: Ornato Comunicazione – Immagine concessa per uso editoriale.

Poveri noi

Titolo originale: Poveri noi

Anno: 2025

Nazione: Italia

Genere: Commedia, Drammatico

Casa di produzione: Orange Pictures, Rai Cinema

Distribuzione italiana:

Durata: 100 minuti

Regia: Fabrizio Maria Cortese

Sceneggiatura: Fabrizio Maria Cortese, Federico Moccia

Fotografia: Dario Di Mella

Montaggio: Giuliana Sarli

Musiche: Stefano Caprioli

Attori: Paolo Ruffini (Edoardo Mariani), Ilaria Spada (Giovanna Mariani), Ricky Memphis (Ottavio Crocetti), Maria Grazia Cucinotta (Rosa Crocetti), Lorenzo Crovo (Giacomo Mariani), Beatrice Savignani (Emma Mariani), Maria Guglielmo (Lidia Mariani), Nicole Soffritti (Giulia Crocetti), Leon Luigi Muraca (Ludovico), Chantal Nchako (Juanita), Ricky Tognazzi (Mimmo Lo Versi)

Trailer di “Poveri noi”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Fabrizio Maria Cortese, classe 1970, approda negli anni ’90 sulla scena teatrale come autore, regista e interprete. Tra i suoi primi spettacoli spicca Il cavallo di Troia era un pony, andato in scena al Teatro Piccolo Eliseo di Roma. Ben presto, però, la sua passione per il racconto lo conduce nel mondo della televisione, dove lavora dal 2001 al 2013 alla realizzazione di numerosi programmi per Rai International, contribuendo anche alla nascita di diversi canali tematici, tra cui Rai Utile, RaiSat Smash, RaiSat Yoyo e Rai Doc. In questo contesto dà vita all’iniziativa RaiSat per il sociale, un progetto incentrato sulla comunicazione inclusiva e solidale.

È però nel cinema che Cortese trova la propria cifra più autentica. In collaborazione con Rai Cinema, firma la regia e la sceneggiatura di una serie di film che affrontano con delicatezza e ironia tematiche complesse come la disabilità, la malattia, l’amicizia e l’amore. Tra i suoi lavori cinematografici ricordiamo Welcome Albania (2000), Ho amici in paradiso (2016), Free Liberi (2020) e Il meglio di te (2023). Tutte queste pellicole, oltre ad aver avuto una distribuzione cinematografica, sono state trasmesse in prima serata sulle reti Rai, sottolineando il solido legame tra il regista e l’emittente pubblica.

Questo rapporto si rinnova anche con Poveri noi, commedia prodotta da Orange Pictures con Rai Cinema, con il sostegno della Lucana Film Commission e del PO Val D’Agri

Questa che la Lucana Film Commission ha sostenuto è una commedia ambientata in ben otto comuni della Basilicata oltre che nel capoluogo Potenza, Abriola, Aliano, Lagonegro, Sant’Arcangelo, Viggiano, Villa D’Agri e Marsico Vetere che racconta una storia di valori positivi, e che riflette quelli che rendono quello lucano un territorio ospitale e accogliente. Il cast di talento e naturalmente il coinvolgimento di molte maestranze lucane completano l’importanza del connubio cinema e territorio lucano racchiuso nel film “Poveri noi” che dopo il grande schermo approderà in autunno in prima serata su Raiuno

Dichiarazioni di Margherita Gina Romaniello, Presidente Lucana Film Commission

Il film, scritto da Cortese in collaborazione con Federico Moccia (Tre metri sopra il cielo, 2004; Universitari – Molto più che amici, 2013; Mamma, qui comando io, 2023), è stato presentato in anteprima mondiale il 19 giugno 2025 all’ottava edizione del Filming Italy Sardegna Festival, data che ha coinciso con la sua uscita nelle sale italiane.

Trama di “Poveri noi”

La famiglia Mariani, abituata al lusso e alla comodità, vede crollare il proprio mondo a causa di un investimento fallimentare. Edoardo e Giovanna, i genitori, cercano inizialmente di tenere nascosta la crisi ai tre figli — Giacomo, Emma e Lidia — giovani cresciuti tra privilegi e convinzioni altezzose. Ma la verità non tarda a emergere, e con essa svanisce ogni agio: gli amici influenti si dileguano e la villa di famiglia viene pignorata dallo Stato.

Proprio quando tutto sembra perduto, ricompare Ottavio, vecchio compagno di liceo di Edoardo, con cui aveva avuto un disaccordo in passato, una frattura che li aveva allontanati del tutto. Apparso dal nulla, Ottavio, insieme alla sua famiglia, tende la mano ai Mariani senza chiedere nulla in cambio, offrendo loro un tetto sopra la testa.

Così i Mariani abbandonano la villa e la città per trasferirsi in un piccolo paesino dove il tempo sembra essersi fermato, trovandosi a vivere in un modesto sottoscala alquanto malmesso. È in questo nuovo e scomodo contesto che iniziano, lentamente, a rivedere le proprie priorità. Spogliati di ogni status e confortati solo dai legami sinceri, riscoprono valori spesso dimenticati: la solidarietà, la gratitudine e il senso autentico di comunità.

Recensione di “Poveri noi”

Le case di distribuzione cinematografiche italiane continuano a commettere gli stessi errori, mostrando di non comprendere a fondo la differenza sostanziale che esiste tra pellicola cinematografica e prodotto televisivo. Se da un lato esistono film che trovano la propria massima forza espressiva sul grande schermo — dove una trasmissione televisiva ne limiterebbe l’impatto emotivo — dall’altro esistono opere che, per struttura, tono e linguaggio, trovano una dimensione più naturale all’interno del medium televisivo, dove il racconto riesce a essere valorizzato senza dover reggere il confronto con l’esperienza immersiva della sala. 

Poveri noi appartiene proprio a questa seconda categoria. Si presenta come un film perfettamente calibrato per una prima serata Rai, ma non altrettanto adatto alla visione cinematografica, dove lo spettatore, anche pagando un biglietto simbolico (come nel caso del Cinema in Festa, con ticket a 3,50 €), si aspetta una qualità visiva e narrativa capace di giustificare l’esperienza in sala, appagando lo spettatore. Difficilmente un pubblico pagante troverà soddisfazione in un prodotto che, pur avendo dignità televisiva, risulta privo di quella forza cinematografica necessaria a reggere sul grande schermo. Poveri noi si configura infatti come un racconto dai toni marcatamente fiction, in linea con molti altri film prodotti per le reti Rai, senza però rappresentarne uno degli esiti migliori. 

Poveri noi, se considerato come pellicola pensata per un pubblico televisivo più che cinematografico, non è un brutto film: riesce a intrattenere uno spettatore generalista, a patto che non nutra aspettative troppo elevate sul piano formale e narrativo. Il lungometraggio affronta con semplicità tematiche universali e condivisibili, portandoci a riflettere su ciò che realmente conta nella vita: i soldi o la famiglia? L’amore o l’amicizia?

La famiglia Mariani, al centro del racconto, si ritrova improvvisamente sul lastrico dopo aver perso l’intero patrimonio. È l’occasione per un bagno forzato di umiltà: i tre figli viziati — Giacomo, Emma e Lidia — sono costretti per la prima volta a confrontarsi con la realtà, scoprendo che il denaro e l’agiatezza non bastano a definire la qualità delle relazioni. Gli amici che li circondavano si rivelano presenze opportunistiche, attratte solo dal loro status sociale e non dalla loro interiorità e personalità, inversamente a quelli che incroceranno nel loro periodo di povertà. 

Giacomo, in particolare, si trova improvvisamente solo, e impara a sue spese che l’amicizia autentica è tutt’altro rispetto a quella legata al privilegio. Nel frattempo, anche i genitori, Edoardo e Giovanna, si ritrovano a rivedere i fondamenti della loro esistenza. Soprattutto Edoardo, ex uomo d’affari trasformato dal culto del denaro in un essere egoriferito e scortese, dimentico di ogni forma di gentilezza e umanità, si confronta con una nuova possibilità di riscatto.

Al cuore della pellicola c’è una storia di amicizia che sottolinea — forse con una certa enfasi didascalica — l’importanza di avere accanto, nella vita, almeno una persona su cui poter sempre contare. È un messaggio semplice, ma sincero. Ed è forse in questa sua sincerità che Poveri noi, pur con i suoi limiti, trova la propria nota più autentica.

Amicizia: una parola spesso banalizzata, svuotata e violentata. Qualcosa che è difficile definire e che si può riconoscere veramente solo dai gesti compiuti. Soprattutto quando sono totalmente inaspettati. E la sorpresa e la meraviglia che avviene nei momenti in cui questo accade è quello che voglio raccontare in questo film. Due amici si ritrovano dopo trent’anni: uno ha perso tutto ed è in vera difficoltà, l’altro ha continuato con la sua vita di sempre. Il primo, nonostante fossero un tempo amici veri, ha tradito il secondo e poi si sono persi. Ma questo non impedirà ai due di recuperare l’energia e la leggerezza dei vecchi tempi, riuscendo a smussare i rancori accumulati e a ricostruire insieme, in nome della gratitudine, il loro futuro. In un momento in cui l’unica forma di amicizia che sembra affermarsi è quella virtuale, credo profondamente necessario raccontare la storia di Edoardo, Ottavio e delle loro famiglie, compiendo un viaggio tra ricordi, risate, litigi e sogni. E riscoprendo l’amicizia, quella vera

Dichiarazione del regista

Il problema principale di Poveri noi risiede in una sceneggiatura segnata da un’eccessiva superficialità drammaturgica, che si affida a una narrazione costruita per stereotipi. Questo è evidente soprattutto nella rappresentazione della classe ricca: uomini d’affari e giovani benestanti vengono tratteggiati come individui arroganti, privi di gentilezza o autenticità. Ma anche il ritratto dei “poveri” — o più propriamente della cosiddetta gente comune — non sfugge a una semplificazione simmetrica e forzatamente positiva, come se il film volesse suggerire che alla ricchezza corrisponda freddezza e cinismo, e alla povertà, in automatico, empatia e bontà. Una visione manichea, poco aderente alla realtà. 

L’intero racconto si muove dunque all’interno di uno schema binario e prevedibile, in cui la leggerezza drammaturgica si riflette nei dialoghi, nei rapporti tra i personaggi e nelle dinamiche familiari che si sviluppano lungo la narrazione. Una leggerezza che, pur potendo servire alla commedia, finisce per privare il film di forza emotiva e spessore, impedendo allo spettatore di empatizzare realmente con i protagonisti — nonostante le discrete interpretazioni del cast.

Il problema si estende anche alla confezione di genere. Poveri noi adotta formalmente un registro da commedia, ma non riesce mai davvero a far ridere. Le situazioni che dovrebbero divertire si rivelano deboli, prive di ritmo e ispirazione. Allo stesso tempo, il film accenna a un tono drammatico, ma senza mai affondare nel cuore delle emozioni. Il risultato è un’opera sospesa in una sorta di zona grigia: troppo timida per commuovere, troppo spenta per divertire. Alcune scene — con un pizzico in più di impegno narrativo e regia più attenta — avrebbero potuto toccare corde profonde. E invece il film resta indeciso sulla propria identità, oscillando tra dramma e commedia senza mai abbracciare davvero nessuno dei due. Una commedia che vorrebbe essere anche altro, ma che finisce per non essere né l’una né l’altra.

In conclusione

Poveri noi è un film che, pur affrontando temi condivisibili e importanti come l’amicizia e il valore degli affetti, fatica a trovare una propria identità cinematografica. Adatto a un pubblico generalista, abituato al linguaggio della fiction televisiva, risulta poco incisivo se valutato come prodotto per la sala. È una visione consigliata solo a chi cerca un racconto semplice, familiare e privo di grandi ambizioni formali, ma poco indicato per chi desidera una commedia brillante o un dramma emotivamente coinvolgente.

Note positive

  • Temi universali

Note negative

  • Sceneggiatura stereotipata e poco profonda
  • Ritmo e tono incerti tra commedia e dramma
  • Comicità debole e priva di ritmo

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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozione
SUMMARY
2.6
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.