Big Fish – Le storie di una vita incredibile: L’irrealtà della malinconia

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Big Fish - Le storie di una vita incredibile locandina

Big Fish – Le storie di una vita incredibile

Titolo originale: Big Fish

Anno: 2003

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: drammatico, fantastico

Distribuzione: Columbia Tristar

Durata: 125 minuti

Regia: Tim Burton

Sceneggiatura: John August

Fotografia: Philippe Rousselot

Montaggio: Chris Lebenzon, Joel Negron

Musiche: Danny Elfman

Attori: Ewan McGregor, Albert Finney, Billy Crudup, Jessica LangeHelena Bonham Carter, Alison Lohman, Robert Guillaume, Marion Cotillard, Matthew McGrory, Danny De VitoSteve Buscemi

Trailer italiano di Big Fish

Trama di Big Fish – Le storie di una vita incredibile

Ci sono dei pesci che nessuno riesce a catturare, non è che sono più veloci o più forti di altri pesci e solo che sembrano sfiorati da una particolare grazia. Un pesce di questo tipo era la bestia e all’epoca che venni al mondo io era già una leggenda, aveva snobbato più esche da 100 dollari che ogni altro pesce dell’Alabama. […] è il giorno in cui sei nato te, è stato il giorno in cui lo catturato.

Big Fish – Le storie di una vita incredibile

Edward Bloom è un uomo sulla settantina che trascorre il suo tempo a raccontare le sue incredibili storie di vita dal sapore fantastico e sognante. Tutti gli ascoltatori vengono catturati da quei racconti mostrati come pura verità e non fantasia, l’unico che si rifiuta di ascoltare ancora quelle storie è il figlio Will, che ha dovuto sentire per tutta la sua vita quelle fiabe che non racchiudono, a suo avviso, la vera vita del padre che a suoi occhi appare un individuo sconosciuto e misterioso.

Il giorno del matrimonio di Will, il padre racconta a tutti i presenti il giorno in cui è nato suo figlio sostenendo che durante il parto era riuscito a catturare un enorme pesce gatto gigante usando come esca la sua fede nuziale. Quella sera che dovrebbe essere di gioia vede i due uomini scontarsi causando una rottura totale tra i due. Tre anni dopo da quel momento in cui non ci sono più sentiti e parlati ecco che il ragazzo, insieme alla moglie incinta, è costretto a ritornare a casa quando scopre dalla madre che è gravemente malato a causa di un cancro che lo sta portando alla morte.

Nonostante la propria malattia Edward continua a raccontare al figlio e alla nuora le proprie storie fantastiche causando nuovamente il rancore di Will, che non vorrebbe altro che sapere chi sia realmente suo padre.

Il film inizia con Edward Bloom che racconta la storia di quando lui, il giorno della nascita di suo figlio, ha catturato un pesce “incatturabile”. Il protagonista del film racconta a tutte le persone le storie della sua vita e a causa di queste suo figlio, ormai adulto, si allontana affettivamente dal padre, diventandone scettico. Ma quando Edward Bloom è malato e sta per morire, il figlio incomincerà un viaggio per comprendere chi fosse veramente suo padre.

Recensione di Big Fish – Le storie di una vita incredibile

Dopo il buon risultato al botteghino, ma non di critica, ottenuto con Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie (2001) ecco che il cineasta dei personaggi emarginati e solitari, Tim Burton, crea il suo film della maturazione in cui unisce in maniera ancor più magistrale di quanto aveva fatto con Edward Mani di Forbici, il fantastico al dramma personale riflettano sul senso e sulla difficoltà di vivere ancorati alla realtà e alla connotazione di favola, perché Big Fish – Le storie di una vita incredibile viaggia sui binari della favola senza evitare il dolore stesso e la malinconia dell’essere umano.

Alla scrittura troviamo John August che dopo la scomparsa del padre decise di realizzare una sceneggiatura tratta dall’omonimo romanzo di Daniel Wallace, che trattava di un rapporto conflittuale e complicato tra un padre e figlio. Lo stesso regista si mise a lavorare a Big Fish dopo aver perduto, in breve tempo, sia il padre, deceduto nel 2000 che la madre venuta a mancare nel 2002. Nonostante Burton non fosse unito alla sua famiglia ebbe un forte dolore interiore che lo predispose a comprendere pienamente il materiale trattato da Big Fish – Le storie di una vita incredibile. Inizialmente però la regia era stata affidata, su sua richiesta, a Steven Spielberg che voleva affidare il ruolo di Edward Bloom a Jack Nicholson.

Big Fish – Le storie di una vita incredibile ottenne il plauso della critica, ottenendo una nomination agli oscar del 2004 per la colonna sonora di Danny Elfman. Nonostante i pochi premi ricevuti questo film è divenuto uno dei lungometraggi di culto nel panorama fantastico per il suo fascino visivo, ottenendo nei corsi degli anni numerose citazioni, che rintracciamo anche nella pellicola Mr Nobody.

Analisi di Big Fish – Le storie di una vita incredibile

Dicono che quando incontri l’amore della tua vita il tempo si ferma… ed è vero. Quello che non ti dicono è che poi va a doppia velocità per recuperare”

Big Fish – Le storie di una vita incredibile

Big Fish è una favola in principio, una storia che può piacere anche ai bambini mantenendo in sé tutte quelle componenti fiabesche che catturano lo spirito giovanile dello spettatore, tanto che veniamo catapultati nella storia di un gigantesco pesce leggendario, facciamo la conoscenza di una strega dal cui occhi si vede la propria morte oppure facciamo la conoscenza di una sirena, di un gigante affamato e di un mondo circense abitato da stravaganti individui oltre a scoprire in un luogo dimentico dal mondo una società in cui tutto è perfetto e in cui vive esclusivamente la bontà e l’armonia. La favola avvolge il climax stesso della pellicola partendo dallo stile narrativo che si dispiega attraverso un continuo di falsi – flashback che sanno di romanzo, di storie episodiche da raccontare a un bambino prima di andare a dormire, il tutto è narrato attraverso una splendida fotografia che mixa ottimamente tinte oscure del grottesco con colori prettamente accessi con un occhi di riguardo a tinte blu, rosse e gialle. La favola però si macchia di romanticismo nell’arco narrativo di Edward Bloom, il vero protagonista di Big Fish – Le storie di una vita incredibile, con uno dei momenti più iconici del cinema degli anni duemila in cui il tempo si ferma come il cuore di Edward alla vista del suo amore, ottimamente interpretato da Alison Lohman. La storia d’amore e di sentimento mostra un’altra sottotrama importante all’interno della storia che serve per sviscerare ancor meglio il misterioso Edward che assume, come non mai, un aspetto altamente tridimensionale come pochi personaggi cinematografici; lo spettatore tifa per lui e soffre per lui ma allo stesso tempo comprende esattamente il comportamento del figlio che non riesce a connettersi con suo padre.

Le scene reali e quelle immaginarie sono cromaticamente e ritmicamente contrapposte; le prime mostrano un clima freddo, ci sono molte pause, l’azione è più lenta e i colori sono più cupi, mentre nella parte immaginaria la storia è più incalzante, senza pause, gli eventi si susseguono giungendo sempre a un lieto fine; i colori sono esplosivi, luminosi e festosi assumendo quasi i contorni di una fiaba surrealista, grazie anche a una musica e una scenografia altamente funzionale allo stile regista di Burton.

Delicatamente e con estrema eleganza Big Fish – Le storie di una vita incredibile vuole parlare del rapporto paterno senza cadere in banalità o in fronzoli, tentando di dare infine una riflessione filosofica sullo stesso essere umano, in cui va a rispondere a tale quesito: Chi siamo?

A furia di raccontare quelle storie un uomo diventa quelle storie, esse continuano a vivere dopo di noi e in questo modo egli diventa immortale

Big Fish – Le storie di una vita incredibile

La storia si apre nelle calde e tranquille profondità del mare mostrando fin da subito il grande pesce acquatico, che altro non sarebbe una metafora stessa di Edward Bloom, di cui udiamo la voce narrare una delle sue storie. La fiaba narrata è sempre la solita ma i giorni, gli anni e la voce stessa dell’uomo mutano del tempo e insieme a lui l’atteggiamento di suo figlio prima affascinato da quelle storie e poi infastidito da quei racconti falsi, ma il giovane uomo per scoprire la verità sul padre dovrà andare a galla del suo passato, indagare per poi scoprire una strana verità e comprendendo finalmente la vera identità del padre stesso, che si è creato un mondo di fantasia per vivere, perché la fantasia è sempre più interessante della banale verità e sognare non costa niente ma solo di perdersi nei sogni fantastici.

Big Fish racconta la malinconia della vita tramite lo stesso Edward Bloom, colui che racconta storie stupende, meravigliose sulla sua vita, ma proprio in questo maniacale continuo bisogno di raccontare queste avventure troviamo il suo bisogno di rifugio, di una via di fuga dalla realtà che è brutta, triste, una realtà in cui non c’è niente di speciale, mentre le favole hanno tutto quello che nel mondo vero non c’è, ovvero l’estrema felicità, il riuscire sempre in ogni cosa e i colpi di scena; quindi nel protagonista troviamo una paura di vivere il mondo reale e questo fatto lo ha portato nel costruirsi un suo personale mondo, in cui tutto è possibile. Il messaggio di Big Fish – Le storie di una vita incredibile è che per vivere felicemente dobbiamo sognare, usare la fantasia, vedere tutto quello che accade su questa terra sotto un’altra ottica, rimanere meravigliati e stupiti da tutto quello che ci circonda; i sogni sono l’unico antidoto per essere felici.

Note positive

  • Regia
  • Attori
  • Musica
  • Sceneggiatura
  • Tema

Note negative

  • Alcune sequenze risultano eccessivamente dei riempitivi evitabili.
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