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Quattro Strade
Anno: 2021
Paese: Italia
Genere: Documentario, Corto
Produzione: Avventurosa
Distribuzione: Mubi
Durata: 8min
Regia: Alice Rohrwacher
Sceneggiatura: Alice Rohrwacher
Fotografia: Alice Rohrwacher, Anita Crucitti, Francesco La Barbera
Montaggio: Carlotta Cristiani
Musiche: Piero Crucitti, Alfred Schnittke
Trama di Quattro strade
Alice Rohrwacher, regista e sceneggiatrice italiana, ha stupito critica e pubblico con il suo folgorante film d’esordio Corpo celeste (2011). Proseguendo nel suo percorso, ha firmato altre due opere altrettanto d’impatto Le Meraviglie (2014) e Lazzaro Felice (2018), affermandosi come uno dei nomi più interessanti nel panorama italiano e internazionale. Dopo il suo corto Omelia Contadina, Mubi ha distribuito il suo esperimento pandemico Quattro strade in cui ritornano i temi cari alla regista: il contrasto violento tra la cultura pop e la pace avvolgente della vita semplice in mezzo alla natura. Il corto è uno sguardo delicato sulla vita durante il lockdown filmato nel paesino di Quattro Strade in Umbria. Con il virus che impedisce ogni forma di contatto fisico, la regista usa la sua vecchia cinepresa 16mm, con qualche metro di pellicola scaduta e con un obiettivo zoom, creando un gioiellino umanista che splende di civiltà.

Recensione di Quattro Strade
È aprile. Non possiamo avvicinarci gli uni agli altri a causa di un virus. Ho pensato che posso avvicinarmi ai miei vicini di casa grazie al mio occhio magico, là dove il mio corpo non può.
Alice Rohrwacher
La quarantena ha fatto sì che molte persone iniziassero a fare cose che prima non avrebbero fatto, una di queste è conoscere i vicini, un concetto abbastanza estraneo al mondo d’oggi. Alice Rohrwacher costretta come tutti al distanziamento, si pone come obiettivo quello di avvicinarsi a loro tramite una macchina da presa analogica la cui retina è una pellicola scaduta. Riprenderlo in 16mm è infatti un’avventura che conferisce subito alla pellicola una sensazione documentaristica home video che fiorisce di nostalgia e intimità. È sormontato da una colonna sonora che si addice perfettamente all’atmosfera senza tempo, uscendo dal mondo tecnologico per tornare alle origini. La regista decide quindi di vedere se riesce a connettersi con i suoi vicini attraverso “l’occhio magico” della telecamera, che le permette d’interagire con loro mantenendo una distanza di sicurezza. Conosciamo con lei Enza e il suo cane Tigre, che le insegnano “un discreto senso dell’eleganza”. La seconda strada porta alla casa del contadino Claudio che si prende cura dei cani degli altri e le insegna la “poesia dello stare al mondo”. Proseguendo verso nord “non c’è una strada ma un sentiero anarchico in mezzo al campo e in fondo una grande fattoria”. Qui vi abitano Emanuele e Alessandra con i loro bambini. Sullo sfondo questo paesaggio umbro che tutti condividono con un senso di fantasticheria onirica.
Quello che rende Quattro Strade un cortometraggio speciale è l’empatia con cui Rohrwacher osserva la dimensione privata dei suoi vicini, con gli intervalli quotidiani che diventano insegnamenti morali. Frutto dell’utilizzo di un materiale che avrebbe potuto non riprendere nulla, il corto diventa metafora viva della convivenza tra esseri umani. La parabola dell’albero millenario, che necessita del benessere di tutto il vicinato per la sua vita è più attuale che mai e rinnova l’importanza del prossimo non a minaccia, ma ad arricchimento, immaginando una resilienza sociale volta al beneficio collettivo e individuale.