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Qui rido io
Titolo originale: Qui rido io
Anno: 2021
Genere: Biografico, Drammatico
Produzione: Indigo Film, Publispei, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 133 min
Regia: Mario Martone
Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita di Majo
Fotografia: Renato Berta
Montaggio: Jacopo Quadri
Attori: Toni Servillo, Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppo, Paolo Pierobon, Eduardo Scarpetta, Lino Musella, Roberto De Francesco, Gianfelice Imparato, Giovanni Mauriello, Iaia Forte, Roberto Caccioppoli, Chiara Baffi, Alessandro Manna, Lucrezia Guidone, Elena Ghiaurov, Gigio Morra
Il film Qui Rido io racconta la vita “romanzata” del grande Eduardo Scarpetta. Dietro la macchina da presa abbiamo un regista teatrale (già ideatore di movimenti di ricerca teatrale quali Falso movimento con Servillo, negli anni ottanta e fondatore del Teatro india) e cinematografico (Capri-Revolution 2014, Il giovane favoloso 2010, L’amore molesto 1992, Morte di un matematico napoletano) Mario Martone con questa pellicola ha voluto rendere omaggio al grande fenomeno della tradizione teatrale italiana.
Il lungometraggio è stato presentato in anteprima mondiale il 7 settembre 2021 alla 78 mostra internazionale d’Arte cinematografica dove partecipa in concorso, al cinema invece è disponibile dal 9 settembre.
Trama di Qui rido io
Agli inizi del ‘900, nella Napoli della Belle Époque, splendono i teatri e il cinematografo. Il grande attore comico Eduardo Scarpetta è il re del botteghino. Il successo lo ha reso un uomo ricchissimo: di umili origini si è affermato grazie alle sue commedie e alla maschera di Felice Sciosciammocca che nel cuore del pubblico napoletano ha soppiantato Pulcinella. Il teatro è la sua vita e attorno al teatro gravita anche tutto il suo complesso nucleo familiare, composto da mogli, compagne, amanti, figli legittimi e illegittimi tra cui Titina, Eduardo e Peppino De Filippo. Al culmine del successo Scarpetta si concede quello che si rivelerà un pericoloso azzardo. Decide di realizzare la parodia de La figlia di Iorio, tragedia del più grande poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio. La sera del debutto in teatro si scatena un putiferio: la commedia viene interrotta tra urla, fischi e improperi sollevati dai poeti e drammaturghi della nuova generazione che gridano allo scandalo e Scarpetta finisce con l’essere denunciato per plagio dallo stesso D’Annunzio. Inizia, così, la prima storica causa sul diritto d’autore in Italia. Gli anni del processo saranno logoranti per lui e per tutta la famiglia tanto che il delicato equilibrio che la teneva insieme pare sul punto di dissolversi. Tutto nella vita di Scarpetta sembra andare in frantumi, ma con un numero da grande attore saprà sfidare il destino che lo voleva perduto e vincerà la sua ultima partita.

Recensione di Qui rido io
Genio e sregolatezza
Nel film Eduardo Scarpetta (un Toni Servillo in stato di grazia) è capocomico, autore di opere teatrali, glorioso modello antagonista dei migliori interpreti di Pulcinella. Per far dimenticare al pubblico l’antica maschera della commedia dell’arte, Scarpetta vuole che il ruolo di Felice Sciosciamocca, protagonista di Miseria e Nobiltà, sia tramandato al figlio Vincenzo e poi di generazione, in generazione… (curioso che sia proprio un pronipote dello Scarpetta, Eduardo, a interpretare nel film il ruolo di Vincenzo). Felice Sciosciamocca è un investimento sicuro e vale tanti soldi. Quanti? ”Questo intero palazzetto comperato con gli incassi dello spettacolo Qui rido io“ dicono alcuni invitati a una festa pirotecnica di don Eduardo. Pulcinella è ormai desueto mentre Felice Sciosciammocca è il futuro. Vincenzo deve dunque ereditare il ruolo del padre, che lo voglia o no. Grottesca maschera istrionica, Scarpetta sarà condotto in tribunale sotto l’accusa di aver plagiato il “vate”, per aver scritto una parodia dell’opera dannunziana La figlia di Iorio. Scena magistrale quella dove l’attore si fa l’arringa difensiva da sé: A suo dire la nazione ha bisogno di libertà e questa libertà sta nel poter scrivere una parodia. In barba al vate…
Pater familias
Questo maschile paterno narcisista e accentratore, tiene unita una famiglia allargata, fatta di tante anime, densa d’intrecci, di relazioni non proprio clandestine, bieche e oscene, tollerate a costo di ricatti. “Qui siamo tutti una famiglia” dice Rosa De Filippo Scarpetta (la bravissima Maria Nazionale) che rivendica un “suo” testamento, per i suoi figli e non per quelli di Luisa (luminosa e brava interprete Cristiana Dell’Anna).

Dove comincia la storia del teatro contemporaneo
Quando un giovane Eduardo De Filippo pronuncia la famosabattuta “Vincenzo m’è padre a me”, comincia la storia artistica dell’attore e drammaturgo italiano più famoso del novecento. Tutti e tre i celebri figli (Eduardo, Peppino e Titina) nati da una dalla sua relazione extraconiugale del manesco padre Scarpetta con Luisa, racconteranno alle platee la storia della commedia e della farsa napoletana. Meravigliosa la battuta di Eduardo al fratello Peppino che vuol scappare dal teatro: “Vuoi la libertà? La tua libertà è lì sul palco”. Un destino, inevitabile.
Girando il film in lingua napoletana Martone compie un’operazione di grande valore espressivo rendendo le battute una sorta di libretto operistico. Delicate inquadrature pittoriche del “dietro le quinte”, poi, impreziosiscono l’ambientazione scenografica. Lo spettatore in sala diventa spettatore di una rappresentazione continua che esce ed entra nel film. Sublime l’interpretazione dei giovanissimi Eduardo e Peppino, impressionante la loro somiglianza ai personaggi reali soprattutto nel saper esprimere quello spirito tanto geniale quanto sofferto.
Un film riuscito, pur senza grandi movimenti di macchina o invenzioni, che si affida alla coralità degli attori, a un ottima fotografia e una vicenda appassionante: affresco delle nostre origini artistiche, care, per talento e gloria. Da non perdere.